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Eventi | 18 maggio 2019, 13:48

Il Falcone, il nuovo teatro universitario genovese, si presenta al pubblico con "La crociata dei bambini"

Lo spettacolo è firmato Gabriele Vacis e Roberto Tarasco e si svolgerà il 25 maggio all'Albergo dei Poveri

Il Falcone, il nuovo teatro universitario genovese, si presenta al pubblico con "La crociata dei bambini"

Dopo tanti anni di silenzio, a Genova è rinato il teatro universitario ed è stato battezzato Il Falcone in onore della più antica sala teatrale della città, l’omonimo spazio a Palazzo Reale che oggi ospita mostre. IF si presenta al pubblico in un luogo diverso ma altrettanto ricco di storia e significato, l’Albergo dei Poveri, vasto complesso architettonico in piazzale Emanuele Brignole, costruito nel XVII secolo dall’antica Repubblica di Genova per ospitare i bisognosi e attuale sede della Facoltà di Giurisprudenza.

L’Università di Genova riceve quindi a casa sua gli spettatori che vogliono incontrare IF sabato 25 maggio (dalle ore 16 alle ore 19, nuovo inizio a ogni rintocco) e assistere allo spettacolo di Gabriele Vacis e Roberto Tarasco “La crociata dei bambini”, ispirato all’omonimo libro di Marcel Schwob. Ne sono protagonisti gli studenti del laboratorio di messa in scena STARE, parola e voce con Carlo Cusano, Chiara Giustri, Giuseppe Saccotelli e la partecipazione della Compagnia Piccolo Canto. L’ingresso è libero.

Spettacolo è la parola più facile, ma non la migliore. Siamo in un contesto formativo, dove il primo obiettivo è imparare. Cosa? Gabriele Vacis, regista, autore, direttore della Scuola di recitazione del Teatro Stabile di Torino, con il laboratorio STARE su cui è fiorita “La crociata dei bambini” ha portato a Genova un nuovo modo di insegnare teatro, che parte dall’espressione di sé e dall’ascolto degli altri. Antico e utile strumento di equilibrio, se non addirittura di democrazia che ha dato origine all’Istituto di Pratiche Teatrali per la Cura della Persona, sempre allo Stabile di Torino. Vacis dice che con la ventina di ragazzi provenienti da diverse facoltà che hanno aderito a STARE, ha lavorato sulla Schiera.

La spiega così: “Schiera è una pratica di attenzione. È un’osservazione serena di eventi in cui siamo coinvolti e nello stesso tempo testimoni. Accade quando siamo in uno stato di percezione molto speciale, perché siamo veramente in pericolo, quando abbiamo paura perché abbiamo ragioni vere di avere paura, quando siamo presenti a una nascita o a una morte. Grande gioia o grande dolore. In quei momenti il nostro corpo sa cosa fare e lo fa. Siamo presenti, siamo aware, parola inglese che comprende il corpo e i sensi”. 

Il laboratorio nasce da qui e i veri protagonisti, i ragazzi, hanno iniziato curiosi per rimanerne stregati. Hanno capito che il teatro può essere una cura per sé, per stare meglio al mondo. Gli studenti, Vacis e Tarasco si sono incontrati quattro giorni in febbraio, quattro giorni in aprile e quattro a maggio. Ora hanno voglia di incontrare altre persone. Per questo invitano il pubblico a entrare allo scoccare di ogni rintocco dalle 16 alle 19 di sabato 25. Poi proseguiranno un percorso che forse porta a una professione o anche solo a qualcosa che si avvicina di più al saper “stare” con gli altri. Hanno lavorato sul tema della leggendaria crociata dei bambini di cui ha scritto Schwob nel libro con la prefazione di Jorge Luis Borges. Si narra che nel Medioevo partissero da Francia e Germania per riscattare il santo sepolcro. Nessuno si è salvato. Nemmeno la leggenda ha avuto pietà di un’idea così ingenua. Eppure l’idea che qualcuno affronti una missione impossibile rimane bella e terribile per sempre.

LA CROCIATA DEI BAMBINI -“All’inizio del XII secolo, partirono dalla Germania e dalla Francia due spedizioni di bambini. Credevano di poter attraversare i mari senza bagnarsi i piedi. Non c’erano forse le parole del Vangelo, ‘Lasciate che i bambini vengano a me e non lo impedite loro’, ad autorizzarli e a proteggerli? Non aveva dichiarato il Signore che la fede può muovere le montagne? Pieni di speranza, ignoranti, felici, si incamminarono verso i porti del Sud. L’atteso miracolo non si realizzò. Dio permise che la colonna francese venisse sequestrata da trafficanti di schiavi e venduta in Egitto; quella tedesca si perse e scomparve, divorata da una geografia selvaggia e (si suppone) dalle pestilenze. Dicono che è rimasta un’eco nella tradizione del Pifferaio di Hamelin. In certi libri dell’Indostan si legge che l’universo non è altro che un sogno della divinità immobile che sta indivisa in ogni uomo; alla fine del XIX secolo, Marcel Schwob cerca di tornare a sognare la storia dei bambini che volevano riscattare il Sepolcro. Sognò così di essere il papa, di essere il goliardo, di essere i tre bambini, di essere il chierico. Applicò a questo lavoro il metodo analitico di Robert Browning, il cui lungo poema narrativo The Ring and the Book (1868) ci rivela attraverso dodici monologhi l’intricata storia di un delitto dal punto di vista dell’assassino, della vittima, dei testimoni, dell’avvocato difensore, del pubblico ministero, del giudice e dello stesso Robert Browning... René Lalou ha esaltato la ‘sobria precisione’ con cui Schwob ha riferito l’’ingenua leggenda’; io aggiungerei che tale precisione non la rende meno leggendaria né meno patetica. Edward Gibbon non osservò forse che il patetico nasce di solito dalle circostanze marginali?” (Jorge Luis Borges, Prefazione all’edizione italiana).

Comunicato stampa

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