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Cultura | 05 novembre 2019, 18:00

Eugenio Fezza: "Racconto mille modi per essere felice" anche ai giovani

Insegnante di Lettere a Genova, ha appena pubblicato “Mille modi per essere felice”. Domani la presentazione alla libreria Feltrinelli alle ore 18. Intanto lo abbiamo intervistato

Eugenio Fezza: "Racconto mille modi per essere felice" anche ai giovani

È uno dei docenti storici del Liceo Scientifico Cassini di Genova, ma soprattutto è uno dei più amati e rispettati, specialmente dagli studenti; quando ha presentato la precedente fatica letteraria, la raccolta di racconti "Cose dell'anima, l'anima delle cose" (Liberodiscrivere), la Sala del Minor Consiglio di Palazzo Ducale era gremita, tanto che lo spazio non era sufficiente per contenere tutto il pubblico. Si tratta di Eugenio Fezza, insegnante di Lettere, che ha appena pubblicato il secondo libro, “Mille modi per essere felice”, sempre per Liberodiscrivere, e che domani, mercoledì 6 novembre, presenterà alla libreria Feltrinelli alle ore 18 con alcuni dei suoi ex alunni: Adrea De Sotgiu e Maria Cristina De Felice, con le letture di Andrea Armano e Martina Orlanno.

Da dove nasce l’idea di un libro sulla felicità?

Da due eventi particolari, ossia dal crollo del Ponte Morandi, che mi ha portato a cancellare i miei profili dai social, e dalle parole di un sacerdote, che ho ascoltato mentre parlava dell’importanza della vita di ognuno, che merita d’essere vissuta nei suoi piccoli momenti. Da qui ho voluto raccontare la storia di persone che possono essere felici conducendo un’esistenza normale, e ne ho intervistate venti, con interessi diversi, che hanno risposto a dieci domande, uguali per tutti, sulla felicità. Ognuno ha raccontato che cosa è significata nella propria vita: chi pensando ai ricordi d’infanzia e giovinezza, chi all’amore, ma anche al dolore e al fallimento.

Ci sono storie che ti hanno colpito più di altre?

Mi hanno colpito molte storie: da chi ha trovato la felicità nel superare il cancro, a chi, laureata in ingegneria, ha abbandonato il lavoro per dedicarsi all’insegnamento. Poi c’è chi si sente realizzato e felice perché è diventato padre di famiglia, ma anche chi, pur non avendo realizzato i sogni che aveva da ragazzo, ha trovato la felicità nelle persone che ama e in ciò che riesce a fare nella vita oggi. C’è anche chi è artista e ha aperto un atelier, chi ha critto due romanzi dando un nuovo senso alla propria esistenza, e un medico che è tornato interiormente arricchito dal Kenia dopo aver lavorato con Medici Senza Frontiere. Insomma ci sono tanti modi diversi per essere felici, ma quello che ha accomunato un po’ tutti è la fede nella vita e nei suoi valori.

Per te che cos’è la felicità?

Un mio ex alunno mi ha consigliato di leggere ‘Ecologia della parola’, che parla del significato dell’aggettivo eterno, che non vuol dire che dura per sempre, ma che è senza tempo. Quindi, riflettendoci, penso che la felicità sia data dai momenti che non hanno tempo, perché restano dentro di noi e li portiamo dietro come un patrimonio personale.

A chi si rivolge questo libro?

Il messaggio è per tutti, non è rivolto a una fascia d’età specifica. Sicuramente per i giovani potrebbe essere un manuale per riflettere nel corso della propria vita, mentre agli adulti può servire per non perdere la speranza nella propria esistenza, e invece a chi è più in là con gli anni può essere utile a non dimenticarsi che, nonostante gli acciacchi dell’età, la vita è bella perché tanto di bello si è vissuto.

A proposito di giovani, che tu conosci bene, pensi siano felici? E cos’è per loro la felicità?

Vanno aiutati a respirare la felicità, anche in famiglia, per esempio. Accade che a volte si stordiscano di cose o esperienze esagerate, ma perché temono di non poter essere felici. Non è vero che non sanno esserlo: vanno solo accompagnati nella comprensione di che cosa sia la felicità, così come il dolore, che non è qualcosa che ti schiaccia e ti annulla, ma che, pur facendo parte, purtroppo, della vita, non ne cancellerà mai la parte bella.

Il sottotitolo recita: Voglio raccontarti una storia… non mettere un post su Facebook. Perché?

Ho scritto questo libro scritto con la speranza di creare un dialogo, come ho fatto intervistando le venti persone protagoniste. Pensa a quando noi da ragazzi stavamo ore e ore seduti sul muretto, in compagnia, a parlare delle cose più serie e di quelle più sciocche: bisogna tornare a fare così e smettere con i messaggi virtuali, riscoprendo quanto sia bello guardarsi in faccia, parlare, ascoltarsi e raccontarsi. Questo significa anche saper rallentare e fermarsi, che non vuol dire buttare via il tempo, ma dare valore all’altro e a se stessi.

Medea Garrone

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