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Sanità | 15 febbraio 2020, 17:40

Vitamina D: un importante alleato quotidiano della nostra salute, spiegata da Simona Oberto

Vitamina D: un importante alleato quotidiano della nostra salute, spiegata da Simona Oberto

Lucia non riusciva a darsi pace! Erano ormai più di 6 mesi che andava avanti con quei dolori alle ossa e quel senso di affaticamento generale. Senza contare il fatto che negli ultimi due anni, puntualmente con l’arrivo delle basse temperature invernali , il suo sistema immunitario subiva un calo importante, tant’è che passava intere settimane influenzata, districandosi tra un mal di gola e una tosse stizzosa. Il tutto era cominciato con una sintomatologia che interessava il suo apparato gastrointestinale: senso di pesantezza, acidità, gonfiore addominale e stitichezza. Eppure i suoi esami del sangue erano tutto sommato a posto: la glicemia, gli enzimi epatici, i trigliceridi, il colesterolo…tutto sembrava nella norma, tutto rientrava nei parametri. Lei sapeva bene cosa c’era a monte di tutto ciò! C’era il suo divorzio. La fine del suo matrimonio: di tanti anni spesi a costruire una famiglia con sacrifici e impegno, per poi rimanere con un pugno di mosche.

Sì, a 48 anni non era facile rifarsi una vita. I suoi lavori erano sempre stati santuari, per potersi permettere il tempo di seguire i suoi figli e ora si ritrovava a ricominciare tutto da capo. Lucia aveva sempre avuto un buon stile di vita: un’alimentazione per quel che le era possibile naturale, una buona vita sociale, qualche amica con cui condividere le sue passioni, tra cui la pittura, qualche passeggiata o gita in bicicletta, per tenersi un po’ in forma ma soprattutto la sua dedizione alla famiglia: suo marito Marco e i suoi due figli, Sofia e Michele. Ma qualcosa era andato storto in quel meccanismo che, almeno all’apparenza, sembrava funzionare senza troppi intoppi. Un giorno di due anni prima, come un fulmine a ciel sereno, suo marito le aveva annunciato che si era innamorato di un’altra donna. Quel giorno il mondo le era crollato sotto i piedi e le sue certezze si erano sgretolate in pochi secondi. Da quel giorno tutto era cambiato. Da quel giorno il suo corpo, che per tanti anni si era mantenuto, tutto sommato in salute, aveva iniziato a scompensare di pari passo con la sua mente. Poco per volta l’insonnia era diventata una sua “scomoda compagna” notturna mentre un senso di vuoto accompagnava le sue giornate. Lucia riguardò gli esiti degli esami del sangue ancora una volta. Come era possibile che i valori fossero tutti a posto se lei si sentiva così male? Poi il suo sguardo cadde su un piccolo asterisco in fondo alla pagina. Quello non lo aveva notato alla prima lettura.

Era il dosaggio della vitamina D che indicava come valore rilevato: 16 ng/ml, insufficiente! Sì, assolutamente insufficiente aggiungo io. Purtroppo si parla poco e male di questa importantissima vitamina che a essere sinceri è un gruppo di pro-ormoni liposolubili, costituito da 5 diverse vitamine: D1, D2, D3, D4, D5 ma le due forme più importanti in natura, quelle più conosciute, sono la D2 ergocalciferolo di origine vegetale e la D3 colecalciferolo di origine animale. La vitamina D3 nell'uomo viene sintetizzata nell'organismo grazie alla luce del sole o introdotta attraverso la dieta. La maggior parte della vitamina D prodotta dal nostro organismo si origina nel fegato, dove avvengono i primi processi di produzione: qui il colesterolo subisce una prima trasformazione e attraverso il sangue giunge alla cute. Una volta che la pelle è esposta a raggi solari UVB lo trasforma in provitamina D la quale, grazie al calore della cute, dà origine alla vitamina D 3 o colecalciferolo. Nei mesi estivi la sovrapproduzione di vitamina D3 ne consente l'accumulo per il periodo invernale. Il vero problema è che le riserve di questa importante vitamina normalmente non sono sufficienti, soprattutto alle latitudini europee dove la luce solare non è abbastanza forte durante l’inverno da produrne quantitativi soddisfacenti. Purtroppo essa è presente in minime quantità negli alimenti, tra questi l'olio di fegato di merluzzo e in pesci come il salmone, lo sgombro, le sardine e le aringhe. Molto meno nelle uova, nel fegato, nelle carni rosse, quasi nulla nel latte e derivati. Pensate che in un quarto d’ora di esposizione al sole se ne producono circa 10.000 UI (Unità Internazionali) mentre un bicchiere di latte ne contiene appena 100 UI.

La Società italiana dell’Osteoporosi, del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro (SIOMMMS) sostiene che “…in Italia l'80% della popolazione è carente: l'insufficienza di vitamina D interesserebbe circa la metà dei giovani italiani nei mesi invernali. La condizione carenziale aumenterebbe con l'avanzare dell'età sino ad interessare la quasi totalità della popolazione anziana italiana che non ne assume supplementi quotidiani adeguati”. E questi valori dovrebbero farci pensare perché questa vitamina oltre a favorire l’assorbimento di calcio e fosforo e la conseguente mineralizzazione delle ossa, svolge molte altre funzioni: controlla la proliferazione cellulare, agendo di fatto come potente preventivo antitumorale, è un buon stimolatore del sistema immunitario nella risposta cellulo-mediata TH1, protegge la parete vascolare e le cellule cardiache, modula i processi infiammatori, è un’ottima alleata del nostro sistema nervoso centrale. La sua carenza di solito è associata a una alterazione dei processi di mineralizzazione ossea con conseguente osteoporosi ma studi recenti rivelano invece come possa essere collegata a tutta un’altra serie di scompensi patologici di varia entità.

Ad esempio anche la stanchezza/debolezza cronica e la depressione, possono nascondere un deficit di vitamina D. Infatti la serotonina, l’ormone associato al buonumore, aumenta, esponendosi alla luce. Uno studio sugli effetti della vitamina D sulla salute mentale di anziani ha evidenziato che quelli che avevano bassi livelli di vitamina D erano undici volte più inclini a essere depressi rispetto a quelli che assumevano adeguate dosi di vitamina D. Si stima che oltre il 95% degli anziani siano carenti di vitamina D. Pensate che una persona di età superiore ai 70 anni ne produce circa il 30% in meno rispetto a una persona più giovane con la stessa esposizione solare. Ma anche coloro che soffrono di dolori alle ossa e affaticamento, con diagnosi di fibromialgia e sindrome da stanchezza cronica, ne sono probabilmente in carenza. In questo caso la carenza di vitamina D provoca un difetto nella quantità di calcio nella matrice di collagene nello scheletro. Da qui i dolori percepiti all’apparato osteoarticolare. Ma anche chi soffre di patologie che interessano l’apparato gastrointestinale, potrebbero esserne in carenza. Soprattutto quelle patologie che presentano un alterato meccanismo dell’assorbimento dei grassi, perchè la vitamina D è una vitamina liposolubile che viene assorbita con i grassi a livello intestinale. Ci sono poi sostanze cancerogene, come il glifosato, il diserbante più venduto al mondo, che interferiscono con gli enzimi responsabili dell’attivazione della vitamina D nel fegato e nei reni. La carenza di vitamina D è collegata anche con la sindrome influenzale: secondo molti team di ricercatori il motivo potrebbe essere associato al fatto che questa vitamina stimola la produzione di antimicrobici nei polmoni.

Insomma possiamo definirla una buona alleata del sistema immunitario contro le influenze stagionali, essendo in grado di ridurre drasticamente l’incidenza di tosse, influenza, complicanze respiratorie, raffreddore e mal di gola. Ultimissimi studi le conferiscono un ruolo importante anche nella prevenzione tumorale con effetti cancro-protettivi. Questa sua azione antitumorale sarebbe possibile grazie alla sua capacità di esercitare alcuni meccanismi, tra cui la regolazione della differenziazione cellulare e l'apoptosi, cioè la morte indotta della cellula. Insomma molteplici sono le attività terapeutiche di questa importantissima “vitamina”. Allora spazio nei vostri pasti quotidiani all’assunzione di alimenti che la contengono, come ad esempio il pesce, magari abbinato a verdure come i broccoli, il cavolo e i carciofi o i cibi fermentati come il kefir, i crauti, lo yogurt greco, l’aceto di mele, perché contengono la vit. K che ne favorisce l’assorbimento enterico.

Come esperta in Nutrigenomica vi consiglio di riappropriarvi di importanti abitudini: oltre a una sana ed equilibrata alimentazione, anche lunghe passeggiate nella natura nelle belle giornate di sole e sport all’aperto e quando la stagione invernale non ve lo permette, rivolgetevi a specialisti esperti per essere consigliati sulla giusta integrazione di questo importantissimo micronutriente, ovviamente facendo prima un suo dosaggio ematico attraverso uno specifico esame del sangue e dopo aver escluso la presenza di elevati quantitativi di calcio. Questo sarebbe il consiglio che darei alla signora Lucia se chiedesse il mio aiuto.

Simona Oberto cura il sito web www.cibocuranaturale.com e la pagina facebook "Il tuo coach alimentare".

Redazione

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