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Attualità | 27 marzo 2020, 18:14

Figlioli, il capitano del Settebello: “La mia quinta Olimpiade dovrà aspettare, ma prima viene la salute”

L’attaccante della Nazionale e della Pro Recco commenta il rinvio da parte del Cio: “Siamo usciti da una fase d’incertezza, mi sembra la decisione migliore. L’appuntamento è per il 2021 e noi ci faremo trovare comunque pronti”

Figlioli, il capitano del Settebello: “La mia quinta Olimpiade dovrà aspettare, ma prima viene la salute”

Niente Olimpiadi. Governo giapponese e Cio, Comitato Olimpico Internazionale, hanno resistito sinché hanno potuto. Poi, due giorni fa, è arrivato l’annuncio ufficiale. “Il Cio è d’accordo al 100% alla proposta di spostare i Giochi di Tokyo all’estate del 2021 per l’emergenza Coronavirus”.  

Lo ha detto il premier giapponese Shinzo Abe, dopo una telefonata con il presidente del comitato, Thomas Bach. Le Olimpiadi rinviate al 2021 si chiameranno sempre Tokyo 2020 e i Giochi dell’anno prossimo “saranno la testimonianza della sconfitta del virus”, ha commentato il premier giapponese.  

“I Giochi sono rinviati al 2021, non oltre l’estate, per salvaguardare la salute degli atleti e di tutti i partecipanti. Manterranno il nome di Giochi olimpici e paralimpici Tokyo 2020. La fiamma olimpica rimarrà in Giappone”.  

È la manifestazione più importante a saltare, dal punto di vista del calendario sportivo, dopo gli Europei di calcio. Ma è anche una decisione giusta, perché - per quanto si speri che in estate la situazione sia nettamente migliorata - questo periodo di stop forzato sta condizionando troppo la preparazione di tutti gli atleti, sia dal punto di vista fisico che da quello mentale. La notizia del rinvio è stata accolta con tristezza, negli ambienti sportivi professionistici, ma per certi versi sta anche rappresentando la fine di un’incertezza generale che stava diventando controproducente per tutti.  

“Meglio saperlo, e meglio sapere le cose ufficiali, perché stavamo diventando come delle palline del tennis rimbalzate da una parte all’altra”: è questo il parere, a caldo, di Pietro Figlioli, pallanuotista di punta della Pro Recco, nel ruolo di attaccante, e capitano del Settebello guidato da mister Sandro Campagna che avrebbe dovuto prender parte ai Giochi Olimpici, per giunta giocandosi un posto tra le prime nazionali a livello mondiale. Classe 1984, brasiliano naturalizzato australiano, e quindi italiano, Figlioli ha vinto sette scudetti con la Pro Recco, oltre ad altri trofei con la calottina del Barcellona. 

Pietro, Giochi Olimpici annullati. La prima impressione? 

“Questa è una situazione assolutamente insolita in tutto il mondo. Il rinvio delle Olimpiadi è anzitutto un dispiacere enorme. Noi tutti ci eravamo preparati e ci stavamo preparando al massimo del nostro impegno. Lavori per quattro anni con il solo pensiero dell’edizione successiva, pensi che non dovrai mancare e che dovrai farti trovare pronto. Ma se è per la salute e il benessere di tutti, non si può fare diversamente. Questa scelta è giusta, tutti avrebbero rischiato troppo. Mi fa piacere che sia stato tolto ogni dubbio, perché l’incertezza non stava facendo bene a nessuno. Ora siamo sicuri che dobbiamo rimodulare il nostro lavoro in vista del prossimo anno”. 

Lei è pronto anche per il prossimo anno? 

“Assolutamente sì. Io non avevo certo pensato di fermarmi a questa stagione. Noi siamo sportivi professionisti e, come tali, dobbiamo essere capaci di adattarci a qualsiasi situazione, dobbiamo saper gestire ogni crisi. Mi sento abbastanza sereno, più sereno anche rispetto ai giorni scorsi, ora che conosciamo il nostro destino. Personalmente, per me non cambia nulla. Mi ero posto l’obiettivo della quinta Olimpiade, e così sarà. Ne ho fatte due con l’Australia e due con l’Italia, sino a questo momento. La terza con l’Italia, e quinta in carriera, è soltanto rimandata”. 

Ha sentito il mister Campagna e i suoi compagni? 

“Il mister ci ha mandato un messaggio confermandoci la decisione del rinvio. Ci ha detto che sarà suo compito aggiornarci sugli sviluppi futuri, ma che non si potrà sapere nulla nel breve periodo, neppure sulla ripresa dei campionati. Dobbiamo avere pazienza e, al tempo stesso, non smettere di lavorare”.  

Quanto le pesa stare lontano dall’acqua? 

“Per adesso sono trascorse quasi tre settimane, quindi è un tempo paragonabile alla pausa che intercorre tra la fine degli impegni con la Nazionale e l’inizio della preparazione con la Pro Recco, durante l’estate. Ma almeno in quei frangenti sei libero di uscire di casa. Questa, invece, è come una sorta di vacanza forzata. L’acqua manca moltissimo, è chiaro, ci impegniamo il più possibile a casa, ma non potrà mai essere la stessa cosa”.  

Che tipo di allenamento svolge in questi giorni? 

“Prima del blocco totale, e con il permesso da parte della società, sono passato dalla palestra a prendere qualche attrezzo. Lavoro per circa un paio d’ore al giorno nel garage di casa, dove ho allestito una specie di sala per la preparazione individuale. Faccio pesi e bilancieri, ma non bisogna neanche troppo esagerare, perché non fa bene. In mancanza dell’acqua occorre una preparazione specifica. Ma siamo costantemente seguiti dal nostro preparatore atletico e anche il presidente Maurizio Felugo si fa sentire spesso. La Pro Recco c’è, anche in questi momenti in cui non ci possiamo vedere di persona”. 

L’altro grande dispiacere è non poter vedere le finali di Champions League a Punta Sant’Anna. 

“È vero. Io sono alla decima stagione alla Pro Recco. Non vedevo l’ora di giocare a Punta Sant’Anna, in quella storica piscina. Ci ho giocato solo nel 2006/2007, ai tempi di Pino Porzio. Le finali sarebbero state uno spettacolo per tutta la città, per tutta la Liguria. Si era riusciti anche a smuovere una certa burocrazia, che sino a questo momento aveva bloccato i lavori. Peccato davvero. Ma più di così penso che non si potesse fare. Dobbiamo accettare questa situazione e restare comunque tutti uniti”.  

Che tipo di alimentazione segue, in questi giorni? È cambiato qualcosa? 

“Io ho la fortuna personale di aver meno appetito, quando mi alleno di meno. Poi, l’altra fortuna è che mia moglie è molto brava a cucinare e mangiamo sempre piatti sani. Seguo una dieta estremamente varia”. 

Lo stare a casa ha fatto riunire tante famiglie. Per lei, che è spesso in giro per il mondo, sarà stato un bel momento. 

“Sì, se c’è un lato positivo, in tutto questo momento difficile, è esattamente quello che hai detto: il fatto di poter stare di più con mia moglie e con i miei figli. Loro lo stanno vivendo molto bene e sono felici di vedermi. Anche mia moglie è più tranquilla perché le posso dare una mano. Mi sono ricordato in questi giorni dei tanti giochi che facevo con mio papà (il padre di Pietro è José Sylvio Fiolo, ex nuotatore brasiliano vincitore di due medaglie d’oro ai Giochi panamericani ed ex detentore del record del mondo dei 100 rana, ndr), quando ero bambino io. E ho ritrovato il tempo di fare le stesse cose con i miei figli. Il tempo trascorso così non è mai sprecato, anzi”. 

Alberto Bruzzone

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