Attualità - 27 aprile 2018, 08:50

Centro Telemaco di Genova: "I giovani temono l'ansia, ma non la dipendenza da alcool"

L’allarme è clinico, ma soprattutto sociale e psicologico per i “nuovi sintomi” del disagio giovanile di cui si occupa il centro Telemaco di Jonas. A parlarne il responsabile genovese Gianfranco Marcucci

L’allarme è clinico, ma soprattutto sociale e psicologico. Si tratta, infatti, dell’aumento di quei sintomi – uso di alcool, droghe, disturbi alimentari, ansia - indice del disagio giovanile. Sono quelli definiti come “nuovi sintomi” di cui si occupa in modo specifico il centro Telemaco di Jonas, inaugurato a Genova nel 2016 da Massimo Recalcati, e a cui ne sono seguiti altri quattro a livello nazionale. Nel capoluogo ligure è responsabile lo psicologo Gianfranco Marcucci.

Dottor Marcucci, a Genova è allarme alcool: beve quasi il 50% degli adolescenti tra i 16 e 17enni.

In realtà da noi non arrivano giovani per consumo di sostanze come alcool e droghe leggere. Perché queste forme sintomatiche non fanno sintomo per chi le vive: i giovani non ritengono di avere un problema, perché essendo così diffuso, il consumo di alcool è qualcosa che è entrato a far parte del modo di vivere e non è percepito come un modo deviante o come qualcosa che nasconde un problema, anzi molto spesso è una soluzione ai problemi. Farsi le canne diventa l’antidepressivo o l’antiangoscia. Andare nei vicoli nei week-end a ubriacarsi fa parte della socialità normale. Per questo motivo qui non arrivano per questo: è molto più inquietante per un giovane avere un attacco di panico, perché bere fa parte di qualcosa che pensa, sbagliando, di poter controllare, mentre l’attacco di panico è assolutamente al di fuori del suo controllo.

I cosa fanno genitori?

Si preoccupano, non sanno che fare, sono disorientati. Da ottobre probabilmente partiranno presso Telemaco di Jonas dei gruppi per i genitori, perché sono i primi a essere disorientati nel rapporto con i figli. Questo li porta o a sottovalutare o a negare, a rimuovere o a vivere loro stessi delle angosce quasi insostenibili. In Italia l’anoressia è la seconda causa di morte degli adolescenti. Trattate molti casi in Telemaco? I giovani ci contattano per le varie forme di disturbi alimentari, come anoressia, bulimia e bing eating, cioè l’alternarsi di periodi di bulimia e anoressia, che sono tutte manifestazioni sintomatiche del disagio dei giovani Riceviamo richieste in modo piuttosto costante, non registrando un aumento o una diminuzione.

Sono invece in aumento ansia e depressione?

Sì, un’altra forma per cui le persone si rivolgono a noi sono gli attacchi di panico e le crisi di angoscia. Si tratti di molti adolescenti che, in un mondo che li contiene poco, sviluppano questi sintomi che hanno un aspetto paradossale, perché poi sviluppano aspetti fobici per cui non girano più liberamente, non usano i mezzi di trasporto, non vanno oltre una certa zona. Questo perché, paradossalmente devono contenere l’angoscia del non aver limiti che li attraversa. Quali sono le cause di questa angoscia? La difficoltà degli adulti a fornire un contenimento emotivo e affettivo, a fornire elementi di senso relativamente all’esistenza e a una prospettiva relativamente alla vita. Siamo in una sorta di decadimento della mancanza a un vuoto riempibile. La mancanza è ciò che anima il desiderio: se mi manca un compagno, lo desidero, e mi muovo verso questa direzione, pur non potendomene mai appropriare del tutto, per cui la mancanza è eternizzata per certi aspetti, nell’uomo. E se la mancanza si degrada a vuoto, come è accaduto negli ultimi quarant’anni, ci si illude che sarà riempibile, andando incontro, ogni volta, all’insoddisfazione, perché anche quando l’avrò riempita con un oggetto, come il cellulare o la macchina, mi accorgerò che non c’è soddisfazione in questo.

Questo è dovuto a un cambiamento sociale?

Sono cambiate le coordinate sociali, che erano più improntate alla costruzione di progetti di vita, mentre oggi sono improntate più alla ricerca spasmodica di un livello possibile di soddisfazione che sia il più rapido possibile. Non c’è tempo per la soddisfazione, ma solo per un consumo veloce che lascia in qualche modo insoddisfatti.

Anche il modo di vivere la scuola è cambiato?

Bullismo e scuola sono una delle fragilità del mondo contemporaneo, perché la scuola “paterna”, che aveva un’autorità, non esiste quasi più da alcun anni e, per certi versi, avendo i giovani a portata di mano, cioè sul cellulare, tutte le informazioni che servono, non sono più molto motivati a cercare nell’Altro un sapere, perché lo hanno già in tasca, anche se è riduttivo e superficiale: pensare che mi basti andare su Wikipedia non è che un modo illusorio. E la scuola non è più vista come un luogo dove poter migliorare la propria condizione, perché inoltre, nella logica del tutto e subito, è un ente che non propone il percorso del tutto e subito. Per studiare bisogna stare fermi, ci vogliono tempo e impegno, tutti elementi che oggi faticano ad avere cittadinanza tra i giovani.

E poi c’è il bullismo.

Nel bullismo normalmente un aspetto meno sottolineato è il fatto di guardare la situazione del contesto, cioè la famiglia e i vissuti personali di bullo e bullizzato: in realtà hanno situazioni simili, cioè vivono qualcosa di simile, solo che il bullizzato lo vive dal lato della vittima e il bullo del carnefice, ma spesso sono più vicini di quello che si pensa, anche perché per fare il bullo bisogna avere un’assenza di limite, che spesso segnala una situazione di difficoltà. Quindi anche il bullo segnala un disagio e una difficoltà, anche se è più evidente nel bullizzato.

Anche il rifugio nel Web è una sintomo di disagio.

Sì, normalmente si rivolgono a noi le famiglie di chi si chiude nel mondo virtuale, perché c’è la difficoltà, da parte dei giovani, ad aver legami dal vivo col proprio corpo, mentre il proliferare di legami virtuali in qualche modo consente a tutti di mascherarsi dietro la costruzione di personaggi. Infatti a questo proposito terremo a dicembre a Genova il convegno nazionale che avrà come tema: “Nel mare di Internet i legami nell’epoca contemporanea”.

Che tipo di percorso intraprendono i giovani da Telemaco?

Il percorso va inteso in modo soggettivo, specie per i giovani: alcuni hanno modificazioni relativamente al sintomo in tempo brevi, anche meno di un anno, altri invece in tempi più lunghi. Jonas e Telemaco hanno un orientamento psicoanalitico e nascono da un’intuizione di Massimo Recalcati. Telemaco di Jonas, che si occupa di adolescenti e preadolescenti, famiglie e scuola, è un progetto che si sta svolgendo sul territorio nazionale. Si fa il primo colloquio gratuitamente, poi si viene indirizzati ai colleghi formati a livello nazionale da Jonas, che svolgono psicoterapia individuale o di gruppo, gruppi di parola per genitori, con adolescenti, consulenze mirate e, a Genova, c’è anche la possibilità di laboratori musicali o grafici, per gruppi trasversali, anche perché la radice del disagio è più simile di quello che pensa, anche se il sintomo, cioè la manifestazione, prende vie diverse.

Medea Garrone