Cultura - 19 ottobre 2018, 14:33

Benedetta Mori Ubaldini: “Plasmo il metallo per creare storie pop e naïf”

“Nature and others stories” di Benedetta Mori Ubaldini, è la mostra visitabile dal 18 ottobre al 10 novembre alla galleria Il Vicolo 3 in Salita Pollaiuoli. Intervista all'artista (VIDEO)

Si potrebbe ribattezzare “Pop onirico” lo stile delle opere – un po’ oniriche e, appunto, un po’ Pop – dell’artista Benedetta Mori Ubaldini, in mostra alla Galleria d’arte Il Vicolo 3, in Salita Pollaiuoli, dal 18 ottobre al 10 novembre.

Designer e scultrice, Benedetta, milanese, ha studiato a Londra Arte e Design al Westminster College of Adult Education e alla facoltà di Belle Arti all’Università del Middlesex. E ha esposto in Italia e in Europa, anche collaborando con gli famosi stilisti, come Viviene Westwood, ma anche per Expo Milano, e a Berlino, prima di approdare a Genova con la mostra “Nature and others stories”.

Narrazioni visive, le sue storie, che potrebbero costituire frammenti di un sogno o episodi di una favola. Storie come reticoli – le sculture sono reti metalliche modellate - di relazioni tra esseri viventi, che si tratti di animali, fiori, esseri umani. Da “Father and son”, il gorilla e l’uccellino che si guardano con affetto, a rappresentare il fatto che la famiglia è dove c’è affetto, ai topi, che, insieme a un gigantesco fiore un po’ decadente, rappresentano un’umanità in fuga, opposta a quella dell’Eden. E poi anche il bosco, che sembra quelle delle favole, un fitto labirinto circolare di alberelli colorati, cui si accompagna, in contrapposizione, un villaggio di casette bianche.

Il tutto a disegnare sulle pareti e sul pavimento un particolare gioco di luci e ombre, forme che si aggiungono alla forma plasmata: “Uso diversi elementi per raccontare emozioni, ma anche forze contrastanti.”

E infine, insieme agli animali, che sembrano quelli di Esopo, per le caratteristiche umane attribuite da Benedetta, anche nature morte, come la scultura che, attraverso i suoi reticoli che compongono la cacciagione appesa, richiama i dipinti del passato: “si tratta di cacciagione in chiave un po’ più moderna – spiega l’artista – Mi divertiva passare dagli animali vivi, che ho sempre realizzato, allo studio di quelli morti. E siccome spesso ho osservato i quadri con questo soggetto, mi è venuto spontaneo farlo. E’ la macchia nera dietro a renderlo più come un quadro e con un richiamo soprattutto a quelli del Seicento”.

E mentre spiega la genesi delle sue storie, i bambini, incantanti, si fermano nel vicolo per guardare da fuori il gorilla rosso e il pulcino giallo.

 

Medea Garrone