Attualità - 31 gennaio 2019, 12:00

Genovesi che ci mettono la faccia: il progetto benefico del fotografo Colombo

Si chiama "Genova in un ritratto" ed è una raccolta di ritratti su Instagram, e nel sito web dedicato, dei "vip" locali, ma nasce a scopo benefico. Intervista all'ideatore, il fotografo Claudio Colombo (FOTO)

Claudio Colombo

Ci sono un po’ tutti: scrittori, sportivi, chef, giornalisti ed esponenti del mondo dello spettacolo e del sindacato. Si tratta dei volti noti di Genova, “vip” nostrani che hanno deciso di metterci la faccia. Letteralmente. “Genova in un ritratto”, infatti, è una raccolta – che nasce su Instagram e oggi nel sito www.genovainunritratto.it - di ritratti di personaggi conosciuti, che partecipano al progetto benefico ideato dal fotografo Claudio Colombo. Una raccolta, per ora solo digitale, di un centinaio di scatti in bianco e nero corredati dalla biografia di ognuno, che si trasformerà in mostra o asta di beneficenza, per aiutare le famiglie genovesi in difficoltà. Perché per chi è famoso metterci la faccia non è difficile, ma se lo fa per beneficenza è meglio.

Come e quando nasce l’idea?

Il progetto è nato circa 3 anni fa, quando avevo ancora lo studio col mio socio Fabio Palli. Ad oggi lo porto avanti da solo, ma subito ho pensato che dovesse avere uno scopo benefico. L’idea è che con “Genova in un ritratto” i genovesi noti ci mettano la faccia per i genovesi.

A quale scopo?

Per fare beneficenza sul territorio, in particolare individuando onlus e associazioni che facciano i pacchi per le famiglie in difficoltà.

Tra i volti più noti chi troviamo?

Sicuramente i comici, come Lastrico e i Pirati dei Caruggi. Tra gli sportivi Giovanni Burlando, ex campione di moto, che purtroppo è morto, Grazia Bozzo, ex olimpionica, Nicolò Canepa del moto Gp e Martina Carraro olimpionica di nuoto. Scrittori come Sara Rattaro e Bruno Morchio, Valentina Scarnecchia, figlia di Beppe Grillo e food blogger, Serena Garitta, Elena Spiller, ballerina e modella. Tra gli chef  Ricchebono e il pasticcere Poldo, tra gli artisti i cantanti come Ex Otago e Naim Abid e lo street artist Tiler.

Farai delle mostre per ricavare i proventi da dare in beneficenza?

Sì, l’idea iniziale era quella di scattare i ritratti e farne una mostra. Ci eravamo prefissati 70 foto, da esporre a Palazzo Ducale, ma ora che non c’è più Luca Borzani devo riprendere i contatti con il nuovo direttore artistico, Luca Bizzarri. Adesso ho solo delle partnership e mancano i finanziatori per fare le stampe e allestire la mostra: servono almeno 4 mila euro per stampare i ritratti. Le aziende, se finanziassero il progetto, potrebbero scaricare dalle tasse tutti i soldi che danno in beneficenza e recuperarli. Altrimenti ho pensato anche a una raccolta fondi o a una vendita all’asta delle foto, oppure a un evento dal vivo, con alcuni dei personaggi ritratti.

Quanti volti noti hai fotografato finora?

Sono circa 100 e stanno aumentando tantissimo grazie al passaparola: a chi viene ritratto chiedo di indicarmi un’altra persona, ma in genere mi danno altri tre o quattro nomi.

Quanti scatti fai a ognuno?

Ne faccio al massimo una decina, in genere sono di due tipologie: una seduta e una in piedi. Poi scelgo io quale foto pubblicare.

Perché sono in bianco e nero?

Perché l’idea iniziale era quella del ritratto di un tempo, quindi senza post produzione, senza grossi schemi di luce, ma possibilmente usando la luce dell’ambiente o naturale. I primi scatti avevano un leggero viraggio, dato dalle tinte del bianco e nero del tempo. Mentre in seguito ho adottato un altro filone di bianco e nero che preferisco. Sono scatti molto semplici. Dico sempre che non sarà lo scatto della vita, ma il “ritratto” è qualcosa di delicato: spesso quello di quell’istante è l’unico aspetto che conosciamo della persona e invece bisognerebbe conoscerla più intimamente per ritrarla. Anche per questo non impongo niente e non limito, anzi, chiedo come vogliono apparire: per esempio la donna manager può voler dare un’immagine di sé intima, a casa col gatto e non dietro alla scrivania. Quindi può risultare una bella foto, ma non è detto che la persona si riconosca appieno.

Che cosa vuoi che emerga di queste persone?

Un lato intimo nel quale si riconoscano. Non si può banalizzare un ritratto e non tutti possono farti un ritratto.

Ogni foto è accompagnata dalla biografia su Instagram?

Sì, ma non è facile farsele inviare, bisogna rincorrerli quasi tutti! Alcuni me la mandano, altri mi dicono di guardare nei loro siti web.

Come verranno stampate le foto?

In stampa Fine Art, che è una stampa di altissima qualità, in cellulosa di cotone al 100% idonea per mostre o esposizione in musei e gallerie d’arte. Ogni stampa sarà certificata e numerata, quindi sarà unica.

Medea Garrone