- 14 marzo 2020, 14:00

Casa dello studente: gli orrori del 'boia di Genova' Engel

Nel periodo buio del Ventennio, la Casa dello Studente di corso Gastaldi fu teatro di alcuni tra i peggiori orrori che avvennero a Genova e in Liguria

Casa dello studente

L’edificio, operativo dal 1935 sotto gestione dell'Università di Genova divenne presidio del “partito nazionale fascista” che gli cambiò il nome in "Casa del fascista universitario" nel 1941, lasciando la struttura in mano al “Gruppo Universitario Fascista genovese”, per diventare infine la sede della polizia della Gestapo, che lo requisirono più volte tra il settembre e l’ottobre del 1943. Fu luogo di tortura di prigionieri politici, antifascisti e partigiani, sotto il comando del “boia di Genova”, il tenente colonnello Friedrich Wilhelm Konrad Siegfried Engel, criminale tedesco condannato all'ergastolo nel 1999 in contumacia per la Strage della Benedicta (147 fucilati), per la Strage del Turchino (59 fucilati), per l'Eccidio di Portofino (22 fucilati) nel 1944 e per la Strage di Cravasco, nei pressi di Campomorone nel 1945 (20 fucilati). Fu nel 1996 che Engel fu indagato per "reato continuato di violenza in concorso con omicidio in danno di cittadini italiani" dalla procura militare presso il Tribunale militare di Torino, ma dopo un rinvio a giudizio e la successiva condanna all'ergastolo, non scontò nemmeno un giorno di prigione visto che le autorità tedesche non concessero mai l'estradizione richiesta dal ministero di Giustizia italiano. Tuttavia fu riprocessato in Germania nel 2002 e fu condannato a sette anni, mai scontati; morì nel 2006 ad Amburgo all’età di 97 anni.

Friedrich Wilhelm Konrad Siegfried Engel nasce a Warnau an der Havel il 3 gennaio 1909. A soli 15 anni si iscrive ad un’organizzazione giovanile nazista e nel 1931 entra nella Gioventù Hitleriana. (Immagine da Rete tv ARD, magazine investigativo "Kontraste")

Alla Casa dello Studente furono reclusi molti esponenti dell'antifascismo genovese tra cui colui che sarebbe poi diventato il primo sindaco del dopoguerra, Vannuccio Faralli, con altri partigiani come Arrigo Diodati, Balilla Grillotti o il generale Remiglio Vigliero. Anche Stefanina Moro, originaria del quartiere Quezzi di Genova, con il compito di “staffetta” durante la guerra (teneva i collegamenti fra diverse formazioni partigiane), fu arrestata a soli 17 anni e condotta alla Casa del Fascio di Cornigliano e poi alla Casa dello Studente di Corso Gastaldi, dove venne torturata al fine di farle rivelare i nomi dei compagni. Fu poi ricoverata nell'ospedale di Asti, dove morì in seguito alle torture subite.

Alcune testimonianze dei prigionieri sopravvissuti riportano il probabile uso delle caldaie dell'edificio come forno crematorio per smaltire i corpi di chi moriva durante le torture.

Una lapide ricorda quei tragici fatti:

«I martiri qui sofferenti per la Giustizia la ricordano Casa delle torture ove la barbarie fu vile nella ferocia.
I Posteri memori delle cure e dei dolori la consacrano Tempio della Patria redenta e libera per il sacrificio dei figli.
La città di Genova nel LXXIV anniversario della morte di Giuseppe Mazzini
 - X marzo MCMXLVI»

Rinominata dai genovesi “Casa del martirio” o “Casa della tortura”, la Casa dello Studente era divisa in tre sezioni: spionaggio industriale e commerciale – lotta a comunisti, partigiani, ebrei, clero – spionaggio offensivo. La seconda sezione era ulteriormente divisa in ufficio controspionaggio – reparti anti partigiani, ebrei, comunisti, criminali – spionaggio cittadino – carcere. Tra i comandanti comparve anche Otto Kaess, che si macchiò di quasi tutte le deportazioni verso i lager.  Arrigo Diodati, uno dei tanti prigionieri che passò per quelle anguste cantine, conferma che le celle erano loculi, il soffitto troppo basso per stare in piedi, i propri escrementi accumulati sul pavimento. Gli strumenti adoperati erano vari: macchinari per spaccare le ossa, per lacerare la pelle, per scarnificare le unghie, per somministrare tremende scariche elettriche o il cosiddetto waterboarding, strumento di tortura usato ancora oggi che si può sintetizzare in “annegamento controllato”.

Il 23 aprile 1945, con l'approssimarsi dell’insurrezione partigiana, i tedeschi si apprestarono a ritirarsi, lasciando la Casa dello Studente alla custodia della Guardia Nazionale Repubblicana, portando via i beni personali dei militari che vi avevano alloggiato e dando fuoco alla documentazione custodita. Nel 1946 tornò all’Università e l’edificio venne ristrutturato: i sotterranei, che avevano ospitato un rifugio anti-aereo, furono murati insieme alle fredde celle. Oggi, sono molti gli studenti che arrivano da diverse regioni o dall’estero per alloggiare nell’edificio. Chissà se tutti loro sono a conoscenza che proprio a pochi passi da dove si siedono per la mensa, oppure da dove dormono, o da dove studiano, accadevano quegli orrori. Chissà se sono consapevoli di essere in quell’edificio dove, fino a 69 anni fa, la Gestapo e i più crudeli generali tedeschi si macchiarono delle più tremende torture.  Le caldaie del boia, usate come forni crematori, sono ancora lì, a pochi metri dagli universitari che non conoscono la storia della Casa dello Studente.

La casa dello studente oggi.

 

Nella foto di copertina, il genovese Matteo Benvenuti nei panni di un colonnello nazista, immagini tratte dal film di fantascienza “Stuck, intrappolati nell’oscurità”.

Per scoprire altre storie, leggende e segreti della Liguria:
“Miti&Misteri della Liguria” e “Liguria da scoprire” di Dario Rigliaco (editoriale programma editore), in tutte le librerie.

Per seguire l’autore:
Facebook: dario rigliaco autore

Se volete conoscere la storia o la leggenda legata al vostro borgo o a un luogo della Liguria a cui siete particolarmente affezionati, potete scrivere un email a  dariorigliaco@gmail.com.

 

Dario Rigliaco