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Cultura | 26 aprile 2020, 14:50

Bruno Morchio tra quarantena e nuovo libro: “Non bastano i numeri, si pensi al bene comune”

Il popolare scrittore pubblica il 5 maggio il suo ultimo romanzo: si intitola ‘Dove crollano i sogni’ e sarà un noir classico, ambientato a Certosa alla vigilia del crollo del Ponte Morandi

Bruno Morchio tra quarantena e nuovo libro: “Non bastano i numeri, si pensi al bene comune”

Ne usciremo migliori? Sinceramente ne dubito. Forse sì, ma solo se sapremo applicare i numeri alla vita reale, con la stessa attenzione con cui lo stiamo facendo adesso, rispetto ai contagi. E per numeri, in questo caso, mi riferisco alla finanza e al bene comune”.  

A parlare è Bruno Morchio, il popolarissimo scrittore genovese (ma ben noto a livello nazionale), papà del detective Bacci Pagano e autore di numerosi altri romanzi. Ex psicologo e psicoterapeuta, Morchio da più di dieci anni è ormai un affermato autore (ha iniziato con la Fratelli Frilli di Genova e ora è sotto contratto con Garzanti): come tutti, in questo periodo, sta affrontando la quarantena, tra un’insolita quotidianità e i progetti futuri.  

Sempre molto attivo pure sui social, con riflessioni di carattere generale e politico (non gli manca mai il coraggio di esprimere le sue idee, anzi), trascorre le giornate tra scrittura e video interviste, anche perché, il prossimo 5 maggio, uscirà per i tipi di Rizzoli (nella collana ‘Nero Rizzoli’) il suo nuovo romanzo. S’intitola ‘Dove crollano i sogni’ ed è un noir classico, al di fuori del ciclo di Bacci Pagano, che invece rivedremo, molto probabilmente, sotto le vacanze di Natale.  

Bruno, la prima notizia buona è che hanno aperto le librerie: voi scrittori vi eravate fatti molto sentire, nelle scorse settimane, in questo senso. Il libro: bene primario o non primario? 

Devo dire che questa decisione, per quanto molto gradita, mi ha parecchio sorpreso. È stato indubbiamente un bel segnale per tutto il Paese. Specie per tanti piccoli librai di quartiere, perché i piccoli negozi, è inutile nascondersi, saranno quelli a soffrire più degli altri, quando sarà l’ora di ripartire. Quindi, non ne parliamo dei librai e delle cartolerie, che già soffrivano prima. Chi se n’è mai interessato, di queste categorie. Adesso però, dovendo comunque restare nel raggio della rispettiva abitazione, queste attività di quartiere avranno una chance in più. Se anche una sola persona in più entra in libreria, questo non può che far piacere”

Mica solo per comprare i libri di Morchio… 

Ci mancherebbe. Di scrittori bravissimi, e di scrittrici, ce ne sono moltissimi. L’importante è che si legga, e che si legga tanto. Perché la lettura aiuta, la lettura stimola, la lettura fa pensare. E noi ne abbiamo bisogno come il pane: di pensare e di riflettere”.  

In questi giorni sta usando molto i social, non succede tanto spesso… 

Sì, è vero. E devo anche cercare d’impormi una certa disciplina, per non farmi prendere troppo la mano. Sono molto preoccupato dalle conseguenze economiche che avrà questa pandemia. Da come investirà le persone, e in parte le sta già ampiamente investendo. Ci sono moltissime variabili che mettono a rischio l’equilibrio e la pace sociale. Dipende tanto da come finirà la partita con l’Europa. Con le sole nostre risorse, non faremo molta strada, perché abbiamo un debito altissimo e dipendiamo dagli altri paesi per l’energia e per un sacco di altre materie prime. Se c’è uno sforzo comune da parte dell’Europa, si può sperare in qualcosa”.  

Ci sono settori che soffriranno di più? 

“Sicuramente quello turistico e quello della ristorazione. Ma questo è un processo che riguarda tutto il pianeta e che potrebbe aprire il fronte a politiche nuove. Magari inizieremo a capire quali sono le cose importanti e quali sono quelle meno importanti. Fino a qualche mese fa, infatti, si diceva peste e corna della sanità pubblica. Ora, ma quanti si sono salvati, grazie proprio al fatto che la sanità è pubblica? La propaganda, come sempre, non serve: occorrono analisi lucide della situazione, cosa che la politica non è più in grado di fare. La politica da anni ingrassa le menti con parole d’ordine, che non hanno nulla a che fare con la realtà. Sicurezza, immigrazione: slogan che fanno ridere. Si parla di cento persone su un barcone, ma non si dice mai che l’80% degli immigrati sono persone regolari, che lavorano in Italia e che qui pagano le tasse e che rappresentano una risorsa per il nostro Paese”. 

Nei giorni scorsi, su Facebook, ha mostrato la ‘postazione’ di Bacci Pagano. 

Sì, che è poi la mia postazione. Dove nascono le storie di Bacci Pagano e tutte le altre. Io quando scrivo sono quasi sempre in quarantena, quindi per me non è che sia cambiato molto, rispetto al solito. Se c’è qualcosa che mi manca, sono i giri in bicicletta, gli amici. Le cose abituali che non posso fare, insomma. Mia moglie Arianna fa la fisioterapista in una casa di riposo, siamo un po’ in apprensione per lei, che è certamente più esposta di me e di molti altri. Ma naturalmente facciamo tutti molta attenzione”.  

Come passa le sue giornate? 

Leggo molto, mi sono proiettato molto all’esterno: i social, le videoconferenze, le interviste. Il paradosso è che non scrivo, a parte un racconto che ho inviato al ‘Secolo XIX’. Avrei due libri da finire entro l’anno, ma non mi sento molto ispirato adesso. Uno dei due, è il Bacci Pagano previsto per Natale”.  

Il prossimo libro, invece, esce il 5 maggio. S’intitola ‘Dove crollano i sogni’ e in copertina c’è il ‘vecchio’ Ponte Morandi, dalla parte di Certosa. 

Si tratta di un noir classico, alla maniera di Simenon. L’azione è ambientata alla vigilia del crollo del Ponte Morandi. Racconto lo sviluppo che conduce a un omicidio. La voce narrante è quella di una ragazza di 17 anni, che è nata e cresciuta a Certosa. Si chiama Blondi e non ha mai conosciuto il padre. La mamma, single trasandata, lavora come infermiera presso una casa di riposo. La ragazza non sa nulla di suo papà, a parte che era un marinaio e che ha lasciato la madre. Blondi frequenta un ragazzo che si chiama Cris e stanno all’interno di una compagnia di sbandati, a parte un peruviano che è l’unico ad avere un po’ di più la testa sul collo. Il sogno è quello di fuggire in Costa Rica, per cominciare una nuova vita. Ma, per poterlo fare, servono i soldi. E qui parte tutta la narrazione, in mezzo alle macerie del Ponte Morandi”.

Alberto Bruzzone

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