Attualità - 12 maggio 2020, 12:00

Centro antiviolenza Mascherona di Genova: 448 colloqui di sostegno in due mesi

Nei due mesi di lockdown al Centro Antiviolenza Mascherona sono stati svolti 448 colloqui telefonici e via Skype, di cui 63 primi colloqui e 385 colloqui di presa in carico. Praticamente sono raddoppiati rispetto alla media mensile del 2019. In aumento soprattutto i colloqui di tipo psicologico

A due mesi dall’inizio dell’emergenza sanitaria, la convivenza forzata ha aggravato la situazione delle donne che subiscono violenza. Dopo un primo periodo di calo delle richieste di aiuto, al Centro Antiviolenza Mascherona il telefono ha ricominciato a squillare incessantemente. Sono 63 le donne che si sono rivolte per la prima volta al Centro nei mesi di marzo e aprile. I numeri sono inferiori rispetto allo stesso periodo del 2019, ma sono in aumento le richieste ricevute dalle donne già seguite dal Centro.

Un dato in conformità da quanto emerge dal monitoraggio dei Centri Antiviolenza della rete nazionale D.i.Re Donne in Rete contro la violenza. Nel periodo di riferimento i centri D.i.Re sono stati contattati complessivamente da 2.983 donne, di cui soltanto 836, pari al 28%, sono contatti “nuovi”, mentre le restanti 2.147 erano donne già in contatto con le operatrici di un centro antiviolenza D.i.Re, con una media di 36 donne per centro. (A questo link il monitoraggio https://www.direcontrolaviolenza.it/2-956-donne-si-sono-rivolte-ai-centri-d-i-re-tra-il-6-aprile-e-il-3-maggio-il-33-per-cento-per-la-prima-volta/)

Nei due mesi di lockdown al Centro Antiviolenza Mascherona sono stati svolti 448 colloqui telefonici e via Skype, di cui 63 primi colloqui e 385 colloqui di presa in carico. Praticamente sono raddoppiati rispetto alla media mensile del 2019. In aumento soprattutto i colloqui di tipo psicologico.

“Le donne che avevano già avviato un percorso di fuoriuscita dalla violenza – afferma Silvia Cristiani, psicologa e psicoterapeuta del Centro Antiviolenza – e che non stanno vivendo in questo momento una situazione di emergenza, hanno sicuramente più tempo per ripensarsi e per ripensare alla loro storia. Per questo hanno bisogno di un supporto e di un ascolto più frequente perché alle difficoltà e alle esperienze che hanno dovuto già elaborare rispetto alla violenza, si aggiunge l’esperienza traumatica che stiamo vivendo tutte e tutti”.

“Questi dati confermano da un lato l’aggravarsi della violenza nella costrizione della quarantena, con l’alta concentrazione di richieste in un solo mese rispetto a mesi senza lockdown, dall’altro l’importanza del rapporto di fiducia che si crea tra operatrici dei centri antiviolenza e donne accolte”, commenta Antonella Veltri, presidente di D.i.Re.

“Inoltra bisogna tener conto della trasformazione della modalità di intervento, con un incremento notevole del lavoro delle operatrici per mantenere un contatto assiduo e presente pur nella distanza”, sottolinea Mariangela Zanni, consigliera D.i.Re per il Veneto.

Il 57% delle nuove richieste di aiuto ricevute dal Centro antiviolenza Mascherona durante il lockdown sono donne che stanno vivendo situazioni di maltrattamenti sia fisici che psicologici all’interno delle mura domestiche.

Si prevedeva che per le donne maltrattate in famiglia la quarantena avrebbe coinciso con un aumento delle violenze – afferma Manuela Caccioni, responsabile del Centro Antiviolenza Mascherona - l’isolamento, la convivenza forzata e l’instabilità socio-economica, in questo periodo di emergenza coronavirus, sono fattori che rendono le donne e i loro figli più esposti alla violenza domestica.” Per questo il Centro Antiviolenza Mascherona ha continuato ad essere attivo, pur rimanendo fisicamente chiuso, fornendo ascolto e sostegno via telefono, mail, Whatsapp e Skype. I numeri a cui poter chiamare o scrivere sono 010587072 oppure 3491163601. “Certamente c’è differenza rispetto a un colloquio di persona - continua Manuela Caccioni – ma abbiamo registrato una buona risposta da parte delle donne ad utilizzare i mezzi tecnogici, data anche dalla difficoltà oggettiva a poter uscire di casa. Abbiamo ricevuto anche tantissime richieste via Whatsapp da parte di donne che avevano difficoltà a chiamarci per paura di essere ascoltate”.

Ora ci stiamo organizzando per poter riaprire la sede. – conclude Manuela - Ci stiamo attrezzando con mascherine, guanti, disinfettante e tutti i dispositivi di protezione individuali in vista di una prossima riapertura fisica prevista per inizio giugno”.

Continua intanto la rubrica settimanale di approfondimento legale sulla pagina Facebook del Centro Antiviolenza Mascherona “Chiedilo all’avvocata” e domani, mercoledì 13 maggio, alle ore 17 andrà in onda la terza puntata dedicata proprio al reato dei maltrattamenti in famiglia. “In un momento in cui dilaga la retorica della casa come posto sicuro, - si legge sulla pagina del Centro - vogliamo approfondire il tema sempre più attuale del reato di maltrattamenti in famiglia. Perché, sappiamo, le mura domestiche non sono un posto sicuro per tutte e vogliamo chiarire, per chi potrebbe averne bisogno e per chi è interessata/o, quali sono gli strumenti che la legge mette a disposizione a tutela delle donne che subiscono questo tipo di reato e dei/delle loro figli/e.” La rubrica è curata dall’avvocata penalista Nadia Calafato e nasce dalla necessità di non bloccare le attività formative e di sensibilizzazione a cui il Centro Antiviolenza Mascherona tiene molto.

Comunicato stampa