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Eventi | 16 novembre 2020, 19:06

“Le parole non bastano”: un 25 novembre dedicato alla formazione e al lavoro di rete contro la violenza sulle donne

“La nostra parola d’ordine per questo 25 novembre è Formazione", dichiara Manuela Caccioni, responsabile del Centro Antiviolenza Mascherona

“Le parole non bastano”: un 25 novembre dedicato alla formazione e al lavoro di rete contro la violenza sulle donne

In occasione della Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza Contro le Donne, il Centro Antiviolenza Mascherona di piazza Colombo 3/7 organizza il ciclo di webinar “Le parole non bastano”. Si tratta di cinque webinar, svolti sulla piattaforma Zoom a cadenza mensile a partire dal 23 novembre fino all'8 marzo. Il primo incontro si svolgerà lunedì 23 novembre dalle 14 alle 16:30 e tratterà il tema della relazione tra Magistratura Civile e Penale rispetto al tema della violenza contro le donne e dell’affidamento dei minori. Interverranno sul tema nomi autorevoli del panorama genovese e nazionale: Paola Di Nicola, Giudice Tribunale di Roma, Monica Velletti, Presidente Sezione Civile Tribunale di Terni, Francesco Cozzi, Procuratore Capo Tribunale Penale di Genova e Francesco Mazza Galanti, Presidente della Sezione Famiglia del Tribunale Civile di Genova. Ad introdurre e moderare l’incontro sarà Silvia Cristiani, psicologa e psicoterapeuta del Centro Antiviolenza Mascherona. 

“La nostra parola d’ordine per questo 25 novembre è Formazione - dichiara Manuela Caccioni, responsabile del Centro Antiviolenza Mascherona - non solo all’interno delle scuole in cui svolgiamo attività con studenti e insegnanti, ma anche all’interno della rete territoriale di prevenzione e contrasto alla violenza di genere. Le oltre 150 iscrizioni ricevute nel giro di pochissimi giorni ci dimostrano che la necessità di incontri di formazione specifici e specialistici è un bisogno condiviso.” Ci sono ancora dei posto disponibili, il modulo per l’iscrizione è sul sito del Centro Antiviolenza Mascherona. 

Il ciclo di incontri “Le parole non bastano” si pone l’obiettivo di promuovere la collaborazione tra gli enti e i professionisti. “È molto importante – continua Manuela Caccioni – svolgere un lavoro integrato di rete a sostegno delle donne che subiscono violenza. Crediamo sia necessario, soprattutto in questo periodo, continuare a condividere e confrontarci con i Servizi Sociali, i Tribunali e le Forze dell’Ordine per costruire insieme delle buone prassi a sostegno delle donne vittime di violenza e per attuare i principi contenuti nella Convenzione di Istanbul, che purtroppo è ancora poco conosciuta e applicata”.  

Dalla “Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica”, nota come Convenzione di Istanbul, prende avvio il primo webinar “Le parole non bastano” previsto per il 23 novembre alle ore 14. In particolare si fa riferimento all’Articolo 31 della Convenzione secondo cui nei provvedimenti afferenti ai minori, devono essere oggetto di necessaria valutazione le eventuali pregresse azioni violente ad opera del soggetto maltrattante, sia nei casi di violenza diretta o assistita dai minori, sia nel caso di violenza esclusiva sull’altro genitore. 

“Non sempre nei giudizi civili alla violenza viene riconosciuta la giusta rilevanza – commentano le Avvocate Nadia Calafato, Michela Sarcletti e Rossella Tammone – Capita talvolta che la violenza domestica sia equiparata a conflitto familiare, che non siano presi in considerazione i profili penali delle vicende, a partire dalle denunce sporte dalle donne, in quanto all'interno dei giudizi civili è prioritario mantenere il rapporto dei figli con entrambi i genitori a tutti i costi. Tutto ciò è inaccettabile e non in linea con i principi contenuti nella Convenzione, motivo per il quale il Centro Antiviolenza ha deciso di organizzare questi incontri al fine di acquisire strumenti utili per il rispetto e l'attuazione di questo importante strumento giuridico internazionale.” 

Il Covid-19 non ha fermato la violenza: i dati del Centro Antiviolenza Mascherona 

Il lockdown ha esplicitato in modo manifesto le discriminazioni e la violenza che le donne subiscono quotidianamente. Il dato allarmante che emerge dal rapporto dell’Onu su lockdown è che le violenze domestiche hanno avuto un incremento del 20% in tutti i Paesi. Molto importante in questa fase è stato il lavoro del Centro Antiviolenza Mascherona sul territorio ligure che ha continuato a garantire aiuto alle donne anche durante l’emergenza sanitaria. “Ci siamo subito organizzate – afferma Manuela Caccioni – per riuscire ad offrire i nostri servizi di sostegno a distanza. Ci siamo rese conto immediatamente del doppio rischio che l’isolamento avrebbe causato alle donne perciò abbiamo realizzato una campagna di comunicazione sui social e sui media locali per far sapere che noi c’eravamo.” Infatti, c’è stato un incremento significativo delle richieste di supporto da parte di donne che erano già seguite dal Centro Antiviolenza Mascherona: nonostante un leggero calo dei primi accessi, il lavoro di sostegno al loro fianco non ha subito alcuna battuta di arresto. “Da gennaio al 15 novembre ci hanno contattate 362 nuove donne. - afferma Anna Lucia Dimasi, referente Area Raccolta e Analisi Dati - Di queste 214 hanno intrapreso un percorso di fuoriuscita dalla violenza. Inoltre, durante questi 11 mesi, abbiamo continuato il lavoro di sostegno con 192 donne seguite dagli anni precedenti. Nella maggior parte dei casi, il percorso di fuoriuscita della violenza non si conclude in pochi mesi e il lavoro di noi operatrici, psicologhe e avvocate, è un lavoro lungo. A volte ci vogliono anni per la conclusione di un processo o per riuscire ad elaborare il trauma della violenza subita.” Durante tutte le fasi del percorso le donne possono contare sull’aiuto e sul sostegno del Centro Antiviolenza Mascherona, un luogo in cui le donne possono riscrivere il loro progetto di vita. 

Da gennaio al 15 novembre con le 406 donne seguite sono stati svolti 2139 colloqui, di cui 1272 in presenza e 867 in remoto. Durante il lockdown, da inizio marzo fino al 10 giugno, il Centro Antiviolenza Mascherona ha chiuso al pubblico, ma ha continuato il lavoro di sostegno in modalità online. “Certamente c’è differenza rispetto a un colloquio di persona – continua Manuela Caccioni – ma abbiamo registrato una buona risposta da parte delle donne ad utilizzare i mezzi tecnologici, dovuta anche alla difficoltà oggettiva a poter uscire di casa.” 

Durante la seconda ondata, molte donne stanno nuovamente chiedendo di poter fare i colloqui in remoto, soprattutto le donne che vivono fuori Genova o che hanno figli. “Alcune donne che seguo sono a casa in quarantena in attesa del tampone, altre hanno i bambini in DAD e non riescono a venire. Per questo – conclude la responsabile del Centro -  abbiamo ripreso a svolgere colloqui anche in remoto. Continueremo ad esserci perchè il Covid non ha fermato la violenza”. 

Al contempo non si è fermata neanche l’attività di formazione. “Prima del lockdown siamo riuscite a organizzare incontri in presenza con gli studenti e le studentesse di alcune scuole superiori. – afferma Debora Bottani, referente Area Formazione e Ricerca - Con la chiusura di marzo, abbiamo deciso di continuare comunque, adattandoci ovviamente a piattaforme online che ci hanno consentito di incontrare virtualmente le e gli insegnanti di tre istituti comprensivi del nostro territorio ed alcuni educatori ed educatrici di servizi dedicati all’infanzia e all’adolescenza. Con loro abbiamo svolto 25 incontri online sugli stereotipi di genere e violenza contro donne e minori.”  

Redazione

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