Cultura - 16 gennaio 2021, 12:00

La grande sinagoga di Genova e la deportazione del 1943

Il 3 novembre del 1943, durante la seconda guerra mondiale, la sinagoga di Genova fu teatro di uno dei più tragici eventi dell'Olocausto in Italia

La grande sinagoga di Genova e la deportazione del 1943

Tra le quattro grandi sinagoghe monumentali presenti in Italia e quella di Genova, inaugurata nel 1935, è una di queste: a completare il quartetto le sinagoghe di Trieste, Roma e Livorno. I nuclei di ebrei presenti in Liguria, nello specifico a Genova a partire dal 1658, ottennero delle aree assegnate denominate ‘ghetto’ che si succedettero in tre piccoli oratori, ormai scomparsi, che erano situati in via del Campo, in piazza dei Tessitori e presso le Mura di Malapaga.

All'inizio del Novecento in un breve periodo vi fu un incremento demografico importante e giunsero nella città ligure più di 2.500 ebrei, così la comunità ebraica di Genova decise di dotarsi di un edificio monumentale degno dello status e del prestigio della città che li ospitava: ebbene si trattava della più grande sinagoga costruita in Italia durante il periodo fascista, nello specifico nel 1935.

Il progetto della sinagoga fu affidato all'architetto Francesco Morandi che ideò una struttura massiccia e squadrata in cemento armato sormontata da una grande cupola centrale e quattro semi cupole angolari dove sulla facciata si collocava l'ampio portale sormontato da una lunetta con l'immagine dipinta delle Tavole delle Legge ed una scritta in ebraico.

Tuttavia il 3 novembre del 1943 durante la seconda guerra mondiale, dunque nel periodo dell'occupazione nazista, la sinagoga di Genova fu teatro di uno dei più tragici eventi dell'Olocausto in Italia: alcune truppe delle SS irruppero nella sinagoga e costrinsero il custode Bino Polacco sotto minaccia di morte per i suoi figli a convocare i membri della comunità per una presunta riunione in sinagoga.

Per tutti coloro che caddero nel tranello e si presentarono all'appuntamento non ci fu scampo, più di cinquanta ebrei furono catturati ed inviati ad Auschwitz dove successivamente perirono. Gli arresti proseguirono nelle case e fuori dalla città dove vennero deportate in tutto 261 persone, trasferite a Milano e poi, appunto, ad Auschwitz; tra i deportati tornarono solo venti sopravvissuti.

Oggi una stele marmorea posta al di fuori dell'edificio ricorda i 301 ebrei genovesi periti, vittime delle deportazioni nazifasciste; la sinagoga oggi è correntemente in uso come sede della comunità ebraica di Genova.

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Dario Rigliaco

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