- 07 marzo 2021, 14:00

Genova e Barcellona, una guerra sul mare

Andiamo a scoprire oggi un illustre personaggio genovese del passato, Antonio Gallo, e una spedizione della flotta navale genovese contro i barcellonesi

Andiamo a scoprire oggi un illustre personaggio genovese del passato, Antonio Gallo, e una spedizione della flotta navale genovese contro i barcellonesi.

Un personaggio noto e popolare del tempo e una battaglia avvincente tra tempeste, diserzioni, razzie, malattie, mancanza di viveri e notti scure.

Siamo nell’anno 1466. Antonio Gallo è imbarcato su una nave genovese e scrive su commissione di Gottifredo d'Albaro il resoconto del viaggio, resoconto che andrà poi a far parte degli Annali. Ma perché si scatenò questa battaglia navale tra Genova e Barcellona se esisteva un patto di non belligeranza?

Antonio Gallo ci racconta che mentre la nave genovese comandata da Bartolomeo Italiano era ancorata alla foce dell’Ebro, in attesa di un carico, arrivò la notizia dell’imminente attacco dei Barcellonesi. Bartolomeo prese la fuga, ma il soffiare del Favonio estivo spinse velocemente i catalani verso la nave genovese, che fu vinta, non senza uccisioni e molto spargimento di sangue. Lo stesso Bartolomeo Italiano fu ucciso.

A Genova la notizia mise tutti in agitazione, fu stabilito senza indugio di allestire una flotta per sconfiggere i nemici. Fu convocato Lazzaro Doria per il comando della flotta. Lazzaro inizialmente rifiutò l’incarico perché, dedito alla mercatura, non voleva assentarsi da casa per non compromettere i propri affari. Ma sotto la minaccia da parte del Senato di una forte ammenda, accettò il mandato.

La Repubblica di Genova incontrò grandi difficoltà ad allestire la flotta, si convertirono navi commerciali in navi da guerra e si invitarono tutti i cittadini ad arruolarsi con la promessa di una paga per tre mesi finanziata dal Banco di San Giorgio.

Terminati i preparativi, la flotta salpò il 13 ottobre, riportando mesi dopo a casa la vittoria.

Per saperne di più abbiamo posto qualche domanda in merito alla Professoressa Clara Fossati, ordinaria di Letteratura latina medievale e umanistica dell’Università di Genova, nonché curatrice di un libro che parla proprio di questi avvenimenti.

 

  • Come è nato l’interesse per Antonio Gallo e cosa possiamo raccontare di questo poliedrico personaggio?

Alcuni anni fa, la Professoressa Gabriella Airaldi, al tempo ordinaria di Storia Medievale, mi propose uno studio su questo personaggio.

Antonio Gallo era un’autorità nota nella Genova del secondo ‘400, notevoli informazioni si trovano nei documenti di archivio, documenti che ci danno notizia sulla sua attività commerciale e sulla sua vita privata. Due grossi registri conservati presso l’Archivio Storico di Genova, ci aiutano in questa ricostruzione, uno redatto dal 1491 al 1494, l’altro, il secondo, dal 1504 al 1509.

Il primo registro ci racconta della stagione più fortunata della vita di Antonio Gallo, il quale spicca nella sua qualità di notaio al servizio delle più esponenti e ricche famiglie genovesi, in particolare i Doria.

Era cancelliere del Banco di San Giorgio ma anche commerciava privatamente via mare, in stoffe, cotone, pepe e allume.

Usando le parole di oggi, potremmo tranquillamente affermare che “aveva le mani in pasta” alla grande.

Quindi Notaio e uomo d’affari. Aveva navi di proprietà, con le quali trasportava panni, cuoio e grano in Corsica.

Ad aiutarlo, suo figlio Paolo, come compare dai documenti, che pian piano lo sostituirà nei lunghi viaggi in Oriente, per lo scambio di stoffe, sete e tappeti.

Nel secondo registro appare un Antonio Gallo più anziano, i suoi interessi si sono ristretti alla sola città di Genova, alla cura delle sue proprietà. Le descrizioni hanno un carattere più privato, ad esempio registra pagamenti delle balie dei nipoti, spese di funerali, si trovano anche vari pagamenti per acquisti di libri come le Epistole di Cicerone, Panegirici di Plinio il giovane, scritti di Virgilio ma anche acquisti di opere di contemporanei come la Centuria di Poliziano, e un libro di Marsilio Ficino.

La famiglia era originaria di Levanto, verso il 1380 si trasferisce a Genova e proprio qui pare sia nato Antonio Gallo verso il 1440 (da fonti di studio di Emilio Pandiani) e morto intorno al 1510.

 

  • Antonio Gallo si inserisce anche nell’ambiente umanistico della Genova del ‘400, la sua attività letteraria è costituita da 3 opere storiografiche, non racconta la Genova a tutto tondo ma piccole e singole vicende legate a specifici momenti della storia della città, tutte redatte in latino.

Si tratta di opere molto diverse tra loro, legate tuttavia alla cronachistica genovese: il Commentarius de Genuensium maritima classe in Barchinonenses expedita anno MCCCCLXVI, i Commentarii rerum Genuensium e il De navigatione Columbi per inaccessum antea Oceanum commentariolum.

I primi due rientrano nella tradizione annalistica genovese, scritti quasi negli stessi anni in cui Gottifredo d’Albaro compose i suoi Annali, oggi perduti.

Il testo più noto è però il terzo, nel quale l’autore racconta l’impresa di Cristoforo Colombo.

Antonio Gallo descrive in maniera particolareggiata le fasi della spedizione e della battaglia contro i barcellonesi. Possiamo definirlo un appassionato storico? Cantore di una spedizione semi-fallimentare e forse di scarsa importanza, ma che assume rilevante significato nell’ambito della storia politica della nostra città.

Il racconto di questa battaglia, di secondaria importanza ai fini della storia di Genova, quasi una scaramuccia sul mare, negli Annali è andato perso. Il testo ha però avuto una diffusione autonoma e ne sono conservati cinque manoscritti che testimoniano una sua discreta fortuna.

Antonio Gallo, testimone oculare della guerra sul mare tra genovesi e catalani, perché imbarcato sulle navi della Superba, tesse le lodi della città e ne celebra la vittoria.

È un raffinato scrittore, gioca con le figure retoriche, omettendo dei dati o enfatizzandone altri, come una sottile dissimulazione in atto, gioca con le clausole ritmiche. È un testo interessante per la cronaca, con intermezzi anche geografici, descrive infatti la città di Barcellona quasi per rompere la monotonia del testo. Inserisce a volte discorsi diretti, caratteristica tipica del genere storiografico e cosa molto interessante introduce il lessico specifico della marineria, gergo marinaresco diffuso nel Mediterraneo dell’epoca.

Antonio Gallo sembra quasi reticente sui motivi per cui i genovesi hanno dovuto creare frettolosamente una flotta, riconvertendo navi commerciali in navi da guerra, accenna ad un generico accordo di non belligeranza tra Genova e Barcellona e presenta la decisione di Barcellona di attaccare Genova come un’inspiegabile e intollerabile rottura di un patto.

  • In questa ricostruzione storica si evincono legami anche con il territorio di Quinto e con la famiglia di Cristoforo Colombo, Antonio Gallo è protagonista anche questa volta?

L’ultima opera di Antonio Gallo, la più famosa, descrive l’impresa di Cristoforo Colombo, in particolare il primo e secondo viaggio. Fa riferimento “a lettere che abbiamo visto proprio di suo pugno”.

Antonio Gallo abitava a Genova, nei dintorni di Vico Dritto Ponticello non distante dalla casa di Colombo, quartiere tra i più trafficati della città e abitato dal ceto medio borghese.

Tra i vari suoi possedimenti risulta anche una villa a Quinto, il cui mantenimento era molto costoso e del quale si lamentava. Nelle vicinanze della villa abitava Mico Colombo, cugino di Cristoforo, con sua moglie Maria che era tessitrice per la famiglia Gallo. Proprio in virtù di queste conoscenze leggeva le lettere autografe di Cristoforo Colombo che arrivavano ai parenti oltre ad avere rapporti epistolari con lo stesso Cristoforo in qualità di Cancelliere.

Questa operetta (1496-1498) è la prima delle cosiddette “relazioni sincrone” sulla scoperta dell’America e mette un punto fermo sulla genovesità di Colombo.

 

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Zenet/Paola Garetti