La settimana scorsa, nella prima parte di questo articolo abbiamo parlato dei primi quattro personaggi illustri presenti nelle nicchie di Palazzo Ducale. Il consiglio è di leggere l’articolo a questo link per poi procedere con la lettura:
https://www.lavocedigenova.it/2021/05/08/sommario/liguria-storia-e-leggenda/leggi-notizia/argomenti/liguria-storia-e-leggenda/articolo/gli-otto-illustri-nemici-della-repubblica-di-genova-su-palazzo-ducale-prima-parte.html
Proseguiamo dunque con gli ultimi quattro.
Il quinto (da sinistra) è il Re saraceno Abu-Yahya Muhammad che nel 1208 governava l’isola di Maiorca e infastidiva non poco i commerci dei catalani che chiesero l’intervento del Re d’Aragona Giacomo I. Le forze spagnole congiunte nel 1230 tornarono così in possesso della città di Palma, ma per evitare che i Genovesi potessero intervenire in favore di Abu-Yahya (visto che avevano accordi commerciali), fecero chiedere dal Papa in persona, in via ufficiale ai genovesi, di rimanere neutrali. Genova accettò e riuscì a trarre benefici commerciali ed edilizi da questo accordo, voltando dunque le spalle al principe saraceno che rimase tra gli otto nemici della storia.
Il sesto (da sinistra) è il Principe Enrico d’Aragona, fratello del Re Alfonso d’Aragona e di Giovanni. Nel 1435, Enrico, sempre con Giovanni, seguì il fratello, Alfonso V il Magnanimo, nella conquista del regno di Napoli e fu con lui all'assedio di Gaeta e alla battaglia di Ponza, dove, il 25 agosto, i tre fratelli furono sconfitti e fatti prigionieri dai Genovesi.
Il settimo (da sinistra) è Alberto Morosini, l’ammiraglio veneziano a cui i Pisani nel 1284 affidarono il comando della loro flotta e il titolo di Podestà nell’epico e decisivo scontro della Meloria. Il condottiero verrà sconfitto dall’abilità dei due comandanti genovesi, Oberto Spinola e Benedetto Zaccaria che lo condurranno in catene insieme ad altri 9000 prigionieri in Campo Pisano.
L’ottavo e ultimo (da sinistra) è il Re di Cipro Giacomo I che venne catturato e imprigionato per dieci lunghi anni nelle segrete della lanterna di Genova insieme alla moglie. I Genovesi infatti, invitati dagli aragonesi che ne avevano chiesto l’intervento per vendicare la morte di Pietro I, nel 1373 occuparono l’isola e ottenuta Famagosta, portarono a Genova come garanzia Giacomo I. I Genovesi, liberarono il prigioniero solo in cambio di un proficuo riscatto, della conferma della sovranità su Famagosta e di rinnovati privilegi commerciali.
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