19 maggio 1991, la Sampdoria è campione d'Italia. Al fischio finale di Samp-Lecce, Marassi e l'intera Genova si trasformano in un tripudio di bandiere blucerchiate arricchite dal tricolore. È il capolavoro di mister Vujadin Boskov, di Gianluca Vialli e Roberto Mancini, di Toninho Cerezo e Gianluca Pagliuca, di tutta la rosa doriana ma soprattutto di un uomo: Paolo Mantovani, presidente papà di una Samp che dall'inferno della Serie B è arrivata al paradiso tricolore.
È un pomeriggio di sole e festa a Genova, la partita contro i pugliesi allenati da Zibi Boniek è una formalità. Cerezo, Mannini e Vialli: in meno di mezz'ora la pratica è liquidata, poi è solo delirio. Il culmine di una stagione che vede l'armata blucerchiata avere la meglio sul grande Milan di Sacchi, sul Napoli di Maradona, l'Inter di Trapattoni, la Juve di Baggio e Schillaci, ma anche sul Genoa di Osvaldo Bagnoli che alla fine di quella stagione si qualificherà per la Coppa UEFA. Insomma una cavalcata trionfale giunta esattamente un anno dopo la consacrazione europea con la vittoria della Coppa delle Coppe.
Trent'anni fa l'ultima volta di uno Scudetto al di fuori di Milano, Torino e Roma. Un risultato storico che Genova e la Sampdoria celebreranno oggi in piazza De Ferrari dove, dalle 10.00 alle 20.00, sarà esposto il trofeo vinto dai ragazzi di Boskov. Spazio anche alle celebrazioni via social con un hashtag creato appositamente per il trentennale: #LaNostraFavola.
Chi ha vissuto quei momenti si emozionerà di nuovo, per tutti gli altri sarà invece l'occasione per respirare un pezzo di storia della propria squadra del cuore e della città. Era la Samp di Vialli e Mancini, di Boskov, di Mantovani. Era la Samp campione d'Italia.