- 20 maggio 2021, 18:20

Minacce e insulti nell'rsa di Varazze, parte il processo: gli avvocati difensori chiedono la non ammissione delle intercettazioni

E' iniziato questa mattina in Tribunale a Savona il procedimento che vede coinvolte tre operatrici sanitarie

E' iniziato questa mattina il processo in Tribunale a Savona che vede coinvolte tre Oss che erano state arrestate dalla guardia di finanza lo scorso fine gennaio per diversi episodi di violenza e maltrattamenti nei confronti di più ospiti della rsa La Villa di Varazze.

Sei erano gli operatori sanitari coinvolti, ma due hanno richiesto il rito abbreviato, Tiziana Uccelli e Alessandro Rossi e per una, Rossana Barigione è stata disposta la messa alla prova in quanto le accuse per lei erano state derubricate in abuso dei mezzi di correzione. All'interno del procedimento sono così rimaste Elisa Zunino, Natalina Minasi e Simona Siccardi.

La messa alla prova era stata richiesta anche dall'avvocato di Zunino il legale Emanuele Canepa, di Minasi Giacomo Gardella e di Siccardi Pierluigi Pesce, ma è stata respinta dal giudice Giorgia Felisatti.

I legali poi si sono concentrati sul decreto di autorizzazione del Gip Alessia Cessardi al Pm Chiara Venturi per le intercettazioni ambientali all'interno del rsa. La disposizione riguardava sì l'installazione delle micro ambientali audio all'interno dell'rsa varazzina, come letto dagli avvocati, ma veniva specificato che l'intercettazione oltre ad essere indispensabile per il prosieguo dell'indagine avrebbe consentito di accertare l'impiego di un'auto per un programmato trasporto di droga.

Aspetto quest'ultimo che secondo gli avvocati non sarebbe attinente al procedimento, portando così a richiedere al giudice di non ammettere le intercettazioni.

Il Pm Venturi invece avrebbe specificato che si sarebbe trattato di un errore, che il riferimento alle intercettazioni all'interno della residenza sanitaria sarebbe chiaro. Il giudice si riserverà di decidere e la prossima udienza è stata fissata per il prossimo 17 giugno.

LE INDAGINI

I provvedimenti restrittivi erano stati disposti al termine di una complessa indagine, coordinata dalla pm Chiara Venturi, e durata alcuni mesi, durante la quale erano stati documentati numerosi e reiterati episodi di violenze fisiche e verbali.

Dall'attività investigativa svolta, erano emersi bruschi strattonamenti dei pazienti durante le operazioni di pulizia personale e cambio degli abiti, fino ad arrivare a veri e propri schiaffi, accompagnati da insulti, minacce e imprecazioni proferiti dai sei operatori, ai quali sono seguiti grida di dolore, pianti e implorazioni delle vittime. Molto spesso, durante l’orario di lavoro, gli anziani pazienti erano stati lasciati incustoditi, senza che venissero soddisfatte le loro reiterate richieste di assistenza, attivate dagli ospiti anche attraverso i campanelli posti nelle vicinanze dei letti.

Gli inermi anziani venivano anche minacciati di essere lasciati senza i pasti, fino al rischio di essere legati al letto e percossi, solo per aver “disturbato” le operatrici con le loro richieste di assistenza, peraltro più che legittime e pienamente rientranti nei doveri lavorativi delle tre arrestate.

Comportamenti per i quali l’autorità giudiziaria aveva contestato l’aggravante dell’abuso di prestazione d’opera e della minorata difesa delle vittime, molte delle quali non autonome a causa delle infermità che le affliggono.

Contestualmente all’esecuzione delle misure cautelari, oltre ai locali della Rsa, erano state effettuate le perquisizioni delle abitazioni dei 6 Oss, per ricercare ulteriori elementi di prova ed acquisire le cartelle cliniche di alcuni ospiti della struttura, anche in previsione di possibili ulteriori sviluppi investigativi.

Luciano Parodi