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Attualità | 20 maggio 2021, 15:54

'Scatti-Amo Quezzi' il contest fotografico dell’Educativa di strada della Bassa Valbisagno: "Per creare una mappa emotiva del quartiere"

Col patrocinio del Municipio della Bassa Valbisagno il concorso è aperto a tutti ma pensato guardando ai giovani: è solo una delle iniziative rivolte agli adolescenti e al territorio in cui vivono

'Scatti-Amo Quezzi' il contest fotografico dell’Educativa di strada della Bassa Valbisagno: "Per creare una mappa emotiva del quartiere"

‘Scatti-Amo Quezzi’, è questo il titolo del contest fotografico pensato dall'Educativa di strada della Bassa Valbisagno e aperto a tutti: già dal titolo si deduce il senso di questo concorso che vuole portare chi vive sul territorio a raccontare il proprio quartiere e quello che di Quezzi ama di più, i luoghi più importanti e che suscitano emozioni: “Per creare una mappa emotiva del quartiere” spiega Erasmo Mattei, educatore dell’Educativa di Strada della Bassa Valbisagno. Il concorso, aperto a tutti, è stato pensato soprattutto per i giovani: “Spesso i ragazzi non vengono compresi, perché spesso tra loro e gli adulti c’è poco dialogo, invece gli adolescenti hanno tante risorse e un grande cuore, come hanno dimostrato a Quezzi quando c’è stato l’incidente in piazzetta Pedogoli in cui è morta una loro coetanea, Gaia: hanno saputo esprimere rabbia e dolore in modo creativo e unificante”, dice Mattei.

Per partecipare al concorso, che vuole “promuovere la creatività”, basta scattare una foto con macchina fotografica o smartphone, accompagnata da una breve descrizione, indirizzo o coordinate del luogo e se fosse ripreso un volto in primo piano, allegare una liberatoria della persona fotografata, e inviare tutto a edulamboglia@gmail.com, entro il 4 luglio. A votazioni concluse le foto saranno pubblicate sui social, sulla pagina Facebook dell’Educativa di Strada e su quella del Municipio della Bassa Valbisagno che ha patrocinato l’iniziativa, quando poi la pandemia lo permetterà, gli scatti saranno esposti in una mostra come una mappa del quartiere con i particolari più apprezzati. La partecipazione è gratuita e prevede dei premi.

Ma quella del concorso fotografico è solo l’ultima iniziativa dell’Educativa di Strada della Bassa Valbisagno, che si occupa, in collaborazione con i Centri sociali del Comune e con il Municipio, prevalentemente di giovani dai 14 ai 20 anni. Hanno iniziato a lavorare vicino piazza Martinez, nel 2014 (dove ora c’è il social market di San Fruttuoso), e dal 2017 hanno trovato casa ai Giardini Lamboglia, da qui il nome con cui è conosciuta sul territorio di Edu-Lamboglia. Si tratta di una realtà fortemente voluta dal Municipio e dal suo presidente Massimo Ferrante: “Il loro lavoro è molto importante perché aiuta a convogliare le energie dei giovani in azioni positive e l’altro punto di forza è il coinvolgimento del territorio, perché così i ragazzi non si sentono estranei, ma parte del contesto sociale in cui vivono”.

In questi anni di lavoro diversi progetti sono andati in questa direzione, come due anni fa ai Giardini Lamboglia, quando è stato fatto un evento dedicato all’arte di strada, dal rap all’hip pop, dallo street football alla street art: “In quell’occasione hanno fatto anche diversi murales ai Giardini”, ricorda Mattei. Fino all’arrivo del primo lockdown, che li ha chiusi tutti in casa, e l’Educativa ha allora pensato che poteva essere utile pensare a qualcosa che potesse permettere ai ragazzi di raccontare come stavano vivendo quel periodo ed è nato un video di circa sei minuti in cui più di 100 adolescenti, in maniera anonima, hanno risposto a una questionario raccontando cosa è stato per loro il lockdown: “Perché sono stati loro a pagare il prezzo più alto di questa pandemia”, osserva Mattei, ma il questionario, accanto alla sofferenza per la mancanza di libertà e per le sue conseguenze, ha anche rilevato che stando a casa “hanno saputo scoprire nuovi talenti e ritrovare un rapporto con la famiglia che per alcuni alla fine non si è rivelata una gabbia”.

Ma al futuro guardano con rabbia: “Sono arrabbiati per il mondo che gli stiamo lasciando e vedono all’orizzonte poche prospettive”, ma la loro forza sta “nella capacità di accogliere l’altro senza discriminazioni e hanno tanta voglia di fare, che va incanalata”.

Rosangela Urso

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