- 12 giugno 2021, 15:30

La Fosca e i fantasmi di Savignone

I fantasmi, dall’aspetto regale, si dissolverebbero nell’aria all’alba; questi spiriti assomigliano a figure aristocratiche del passato e sono legate a una leggenda

La Fosca e i fantasmi di Savignone

Secondo un’antica leggenda, durante le notti di luna avvolte da temporali ricchi di fulmini e saette, dal castello dei Fieschi di Savignone si possono udire e talvolta vedere molteplici 'presenze' che formano una processione spettrale che percorre le vie delle valli; i fantasmi, dall’aspetto regale, si dissolverebbero nell’aria all’alba; questi spiriti assomigliano a figure aristocratiche del passato: sovrani, conti, cavalieri o addirittura cardinali.

Queste apparizioni, sempre secondo la leggenda che si tramanda da centinaia d’anni, si riferirebbero proprio alla Fosca, ovvero Isabella Fieschi, una giovane nobildonna ligure, figlia di un noto conte del feudo di Savignone.

Un signore del Ducato di Milano s'innamorò di lei e la sposò; venne indetto un banchetto della durata di un anno al quale parteciparono i membri di spicco dell’aristocrazia di entrambi i regni; tempo dopo i costumi della corte milanese corruppero la timida Fosca che divenne volgare e cattiva.

La principessa iniziò a viaggiare di regno in regno lasciando una triste immagine di sé mentre il popolo mormorava sconsolato; a questo punto il marito, Luchino Visconti di Milano, s'insospettì ed inviò delle spie a sorvegliare la moglie. Fosca decise di ritirarsi nuovamente nella sua casa, il castello di Savignone, e qui riceveva nottetempo il suo amante al quale calava una fune dalla torre della rocca.

Scoperta la relazione Visconti decise di difendere il suo onore e fece assassinare il ragazzo dai propri sicari; l’amante sconosciuto, peraltro molto stimato dagli abitanti del luogo, venne trovato in fondo al burrone del castello col corpo sfracellato e le viscere dilaniate da un rettile; Fosca, distrutta dal dolore, finse di riconciliarsi col marito per poi avvelenarlo.

Oltre all’orda di spettri, testimoni d'una felicità nuziale che durò ben poco, sembra che nel castello appaiano due fiammelle danzanti, simbolo della nobildonna e del suo giovane amante; le due anime sono inseguite da un grosso serpente, presunto fantasma del sicario o di Visconti stesso.

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Dario Rigliaco

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