Attualità - 20 giugno 2021, 16:28

Andrea Crosta e gli 007 che operano a difesa dell’ambiente

Ospite del Riviera International Film Festival, nei giorni scorsi, il fondatore della Earth League International, ovvero la prima agenzia di intelligence per combattere i crimini contro il pianeta

Andrea Crosta e gli 007 che operano a difesa dell’ambiente

Esiste una Cia esclusivamente dedicata all’ambiente. Esistono degli agenti segreti che lavorano sotto copertura, che realizzano dettagliatissimi report, che hanno contatti confidenziali con i governi dei vari paesi, che raccolgono migliaia di informazioni, per un solo e unico scopo: combattere, ostacolare e provare a estirpare i crimini contro il pianeta che, secondo le statistiche, sono i quarti al mondo per entità, dopo droga, armi ed esseri umani.

Nei giorni scorsi è stata celebrata la Giornata Mondiale dell’Ambiente 2021 ed è stato acceso, per l’ennesima volta, il faro sullo stato di salute della Terra, si è parlato dei vari problemi dall’inquinamento ai cambiamenti climatici.

C’è poi chi opera in favore e a difesa del nostro ambiente tutti i giorni di tutto l’anno, come la Earth League International, ovvero la prima agenzia di intelligence per combattere i crimini contro il pianeta, fondata dall’italiano Andrea Crosta e ormai famosa in tutto il mondo.

Crosta, che è piemontese di origini (nato ad Alessandria), ha studiato a Milano e vive da parecchi anni a Los Angeles, negli Stati Uniti, ha parlato nei giorni scorsi della sua attività e del suo preziosissimo gruppo di lavoro in occasione del Riviera International Film Festival, dove ha tenuto una seguitissima masterclass, e dove ha presieduto la giuria della sezione documentari.

In questa intervista, ritorna sui temi a lui più cari, quelli che lo hanno portato alla creazione della Earth League International, dove ha potuto portare tutto il suo bagaglio di esperienze legato alla tecnologia e all’informatica applicate al settore dell’intelligence. La Earth League ha ramificazioni in tutto il mondo, è sostenuta dal contributo di moltissimi sostenitori e si avvale al suo interno di persone che hanno lavorato ai massimi livelli, anche presso la Cia e presso l’Fbi.


Andrea Crosta, nei giorni scorsi si è svolta la Giornata Mondiale dell’Ambiente 2021. Quali sono secondo lei le urgenze del pianeta Terra, le priorità sulle quali lavorare?

“Le urgenze principali sono molteplici e sono tante le associazioni e le onlus che sono impegnate sul campo. Noi, in particolare, come Earth League International, ci occupiamo di crimini contro l’ambiente e contro la fauna selvatica, quindi una categoria di azioni molto precise. Parliamo di crimini che sono il quarto gruppo al mondo per entità, secondo le statistiche dell’Interpol, valgono qualcosa come 260 miliardi di dollari all’anno, e attirano sempre di più le organizzazioni malavitose organizzate e anche i terroristi. Ci concentriamo sulla lotta al bracconaggio degli elefanti, sulla deforestazione, sul traffico illegale di preziosi beni ambientali, sulla pesca illegale. Questo è un mercato molto florido anche perché i rischi sono bassissimi per chi decide di delinquere e anche perché molti governi, specie in certe nazioni dell’Africa e del Sud America, se proprio non sono conniventi, cosa che purtroppo avviene, sono anche capaci di chiudere un occhio, cioè di non vedere certi reati. In questo settore c’è la possibilità di fare un sacco di soldi in tempi brevi, ecco perché esiste tanta corruzione. Noi lavoriamo affinché tutto questo venga a galla”.


Dove si concentrano i crimini contro il pianeta?

“Si concentrano in quegli stati dove i controlli sono minori, e dove non si fa alcuno sforzo per cambiare le leggi. Chi tiene le fila di tutto sono quasi sempre i cinesi. Gli stati possono trovarsi in Africa, ma pure un Sud America e in qualche zona dell’Asia. Quanto a noi, come Earth League International, non siamo la classica organizzazione ambientalista, ma una ong unica al mondo, composta da esperti in sicurezza, analisti e agenti provenienti dalle più celebri agenzie investigative (Cia ed Fbi), tutti impegnati a portare avanti la missione più urgente della nostra epoca: fermare la crisi ambientale, fermando i criminali che, lucrandoci sopra, la alimentano impunemente”.


Lei sostiene che i gruppi criminali che sfruttano la natura sono molto potenti, mentre chi li combatte è come i boyscout…

“Anche per questo è stata fondata la nostra Earth League International, perché vogliamo combattere i gruppi non come i boyscout ma come un organo ampiamente e seriamente strutturato. A noi non interessano i piccoli bracconieri, a noi interessa arrivare ai vertici delle grandi organizzazioni criminali, quelli che tengono le fila di tutto e che, quasi sempre, si trovano in Asia, precisamente in Cina. Io ho sempre avuto una certa vocazione per la tutela ambientale, mentre all’inizio del mio percorso lavorativo mi sono dedicato alle tecnologie legate al mondo dell’intelligence. Qui ho potuto apprendere dall’interno come lavorano le grandi agenzie. Il passo successivo è stato semplice: la Earth League International lavora esattamente con lo stesso modello che può avere la Cia, solo che noi non usiamo l’intelligence per il terrorismo o il narcotraffico, ma la usiamo per far funzionare la prima agenzia a difesa del pianeta. Ho reclutato agenti dell’Fbi, della Cia, che erano andati in congedo, ma anche analisti, agenti governativi, esperti in criminalità organizzata e internazionale, investigatori capaci di lavorare sotto copertura. Il mio vice, che si chiama Marc Davis, è stato un agente speciale dell’Fbi”.


Come vi finanziate?

“La priorità di un’agenzia come la nostra, è quella di rimanere indipendenti. Non possiamo infatti legarci ad alcun governo né ad alcun interesse. Siamo una Ong che è stata fondata da privati ed è composta da persone libere. Ci danno una mano le singole persone attraverso le donazioni: è dalle donazioni che traiamo la nostra linfa. C’è da dire che le nostre operazioni sono costose, ma molto meno di quelle di altre Ong che si occupano di ambiente. Il nostro pane sono le informazioni, le raccogliamo da diverse fonti, ne mettiamo insieme un enorme volume e poi produciamo dei report per i vari governi con i quali abbiamo rapporti. Ci sono report pubblici, come quelli che potete trovare sul nostro sito https://earthleagueinternational.org ma poi ci sono anche report di natura confidenziale. Le nostre operazioni durano anni e i nostri agenti, che io chiamo fantasmi, lavorano sotto copertura, fornendo una mole enorme di informazioni che poi vengono processate dai nostri analisti con software specifici. I dati raccolti sul campo vengono incrociati con quelli raccolti sul web e sui social, con un’attività detta di cross intelligence, che include anche operazioni di intelligence geo spaziale. I nostri report risultano talmente dettagliati, che lo stesso Fbi ci ha detto che hanno lo stesso livello qualitativo dei loro report interni”.


Come funziona la vostra organizzazione?

“Noi siamo una struttura molto snella, che opera tra Stati Uniti ed Europa, tra Sud America e Asia. Io vivo a Los Angeles, ma siamo tutti molto decentrati. Non abbiamo una sede fisica, il che ci consente di avere già un notevole risparmio. Poi, abbiamo tutta una rete di agenti sparsi per il mondo, molti dei quali lavorano sotto copertura o sono infiltrati presso le varie organizzazioni criminali. La nostra difficoltà principale non è raccogliere le informazioni, bensì raccogliere i fondi, perché è molto difficile raccontare quello che facciamo. I rangers che combattono i bracconieri sono facili da capire e pure da rappresentare visivamente, così come quelle persone che tagliano le reti da pesca abusive, come la Sea Shepherd Conservation Society. Noi lavoriamo con le informazioni, quindi con qualcosa che è molto prezioso, ma spesso non tangibile”.


Però ci sono due documentari che parlano di voi e che sono stati prodotti da Leonardo Di Caprio.

“Si chiamano ‘Caccia all’avorio’ (‘The ivory game’, 2016), distribuito su Netflix, e ‘Sea of shadows: trafficanti di mare’ (2019), distribuito da National Geographic. Sono entrambi prodotti da Terra Mater, insieme appunto alla Appian Way di Leonardo Di Caprio. ‘Caccia all’avorio’ è stata la prima investigazione di sempre sul collegamento tra il traffico di avorio e il gruppo terroristico somalo di Al-Shabaab e la più importante mai fatta sul traffico internazionale di avorio dall’Africa alla Cina, passando per paesi intermedi come Vietnam e Laos: un grande successo perché, anche grazie a questo lavoro, la Cina ha bandito il mercato dell’avorio. In ‘Sea of shadows’, invece, viene raccontata invece l’operazione Fake gold (oro falso), con cui la Eli, insieme ad altre organizzazioni ambientaliste e alla Marina messicana, ha cercato di salvare la vaquita, una piccola focena che è ad oggi il mammifero più raro al mondo. Si trova solo nel golfo di California e alla fine degli anni Novanta ce n’erano solo circa cinquecento. Oggi abbiamo attive due grosse operazioni con alcuni governi e speriamo di poter arrivare a fermare i trafficanti. Se non ci fosse stato questo film, che abbiamo fatto vedere alle Nazioni Unite e al governo messicano e americano, per la vaquita non ci sarebbe stata alcuna speranza”.


Ci sono altri progetti in senso cinematografico?

“Sì, ce ne sono due. Una serie di documentari a episodi e una fiction, con attori veri e propri, ma legata a temi ambientali. Entrambe le produzioni saranno affidate dalla Cross Creek e sono progetti che stiamo portando avanti da anni. Io vedo una quantità incredibile di documentari ambientali e quello che oggi cerco, in particolare, sono film che raccontino storie originali o che cerchino di raccontarle in modo diverso e soprattutto di arrivare alle persone in modo nuovo. Occorre trovare un nuovo pubblico, occorre adesso coinvolgere le persone a cui dell’ambiente non è mai importato nulla. Il nostro lavoro senza i media vale veramente molto poco. Per quanto riguarda la fiction, sarà la prima dedicata a crimini ambientali. Una sorta di ‘Narcos’, ma con al centro i traffici miliardari che minacciano la natura”.


Lei è mai stato minacciato?

“Marc Davis e io siamo tra i pochi che ci mettono la faccia, ma per una scelta ben precisa. Gli altri lavorano sotto copertura, la loro identità è segreta e la conoscono in pochissimi. Personalmente, ho ricevuto per circa otto anni alcune minacce da un paio di paesi africani, dove la connivenza tra organizzazioni criminali e governo è molto spinta. Per fortuna, con la maggioranza dei governi troviamo invece collaborazione: anche perché forniamo dei report ultra dettagliati a titolo completamente gratuito e poi loro hanno anche la possibilità, se lo vogliono, d’intestarsi i vari successi. Ma noi lo facciamo esclusivamente per il bene del pianeta”.


Vi muovete spesso nel campo del diritto internazionale. Il che significa che un’azione che viene riconosciuta da voi come un crimine, magari non è un reato in quello specifico paese. Come si supera questa situazione?

“È un punto molto delicato. Il fattore fondamentale, infatti, è che noi possiamo condividere le nostre informazioni con qualcuno. L’altra parte difficile del lavoro è appunto quella di trovare ascolto e poi collaborazione. Non è mai facile capire di chi ci si può fidare, specialmente in alcune nazioni. Ma le cose stanno migliorando: in Thailandia, ad esempio, il governo ha eseguito moltissimi arresti grazie alle nostre segnalazioni, e lo stesso è successo in Messico. Lavoriamo tanto in Sud America e stati come la Bolivia e il Perù ci hanno invitato a far parte ufficialmente della loro task force. Lavoriamo a strettissimo contatto con l’intelligence americana, che è sempre una garanzia. Le maggiori difficoltà sono per alcuni stati africani, dove i livelli di corruzione della politica sono altissimi”.


Alberto Bruzzone

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