Eventi - 31 luglio 2021, 13:57

Viaggio affascinante nella pittura di Cristiano Senno

Le opere dell’artista lavagnese in mostra a Chiavari fino all’8 agosto all’Auditorium dei Filippini di via Raggio; organizza l’associazione culturale ‘Tecnica mista’

Fare arte e… non metterla mai da parte. Anzi. Il lavoro portato avanti a Chiavari dall’associazione culturale 'Tecnica mista' è fitto, intenso, instancabile e di altissima qualità. Dopo le iniziative dedicate a Vittorio Ugolini, Bartolomeo Sanguineti e Mauro Giuffra (tanto per citarne alcuni), si va avanti adesso alla scoperta di un’altra ottima personalità e di un artista dalle indubbie qualità: lui si chiama Cristiano Senno e la sua personale viene ospitata nell’Auditorium dei Filippini in via Raggio sino all'8 agosto, dopo l’inaugurazione, molto partecipata, che si è svolta il 24 luglio. L’esposizione si visita ad ingresso libero, tutti i giorni dalle 19 alle 22, e il sabato anche dalle 10 alle 12, sempre nel pieno rispetto di tutte le normative anti contagio da Covid.

Tecnica Mista non si è fermata di fronte al virus, al contrario: i suoi membri hanno continuato a progettare, a pensare, a studiare, perché l’arte è uno dei motori culturali della ripresa, e perché di arte non si può fare veramente a meno, così come non si può e non si deve fare a meno di quella preziosa opera divulgativa dedicata agli artisti che operano sul nostro territorio. Senno, in particolare, è nato nel 1969 a Lavagna, dove oggi vive e dove è in piena attività. Ha studiato disegno e pittura sotto la guida del pittore, scultore e incisore Luigi Grande e, dal 2009, fa parte dell’Associazione Incisori Liguri. Ha esposto in mostre personali sia a Chiavari che a Lavagna che a Genova, e ha partecipato a diverse mostre collettive, grazie alle quali le sue opere sono state ad Arenzano, a Firenze, ancora a Genova, ad esempio presso il Museo di Sant’Agostino, e al Castello Foltzer di Rivarolo.

Di Senno hanno scritto importanti critici e colleghi come Germano Beringheli, Gianfranco Bruno, Giorgio Seveso, Adriana Dentone, Vico Faggi, Giannetto Fieschi, Luigi Grande, Franco Lecca e Mario Rocca. Proprio uno di loro, Seveso, accompagna con una sua riflessione il catalogo che 'Tecnica mista' ha dedicato alla mostra chiavarese (nell’immagine in alto, a cura di Massimo Rivara, ecco ‘La foce’, del 2019, olio su tela, 50x100). Secondo Seveso “si sente, da un’immagine all’altra, una mano sempre più matura e penetrante, un impulso sempre più governato in termini risoluti dal lirico e dal sensibile; si avverte, nella consuetudine dei generi e dei motivi che più ‘tradizionali’ non si potrebbero - il paesaggio, la figura, il ritratto - la perspicacia di una personalissima traduzione espressiva, la presenza solida di un linguaggio compiuto. E l’impressione è subito avallata dai commenti e dalle letture che negli anni l’opera di Senno ha raccolto su di sé, prestigiosi per contenuto e per firma, da Franco Lecca a Vico Faggi a quell’acuto e rimpianto protagonista della nostra critica d’arte che è stato Gianfranco Bruno. Oltre, naturalmente, al già ricordato suo mentore e ‘iniziatore’”.

Ma, osserva il critico, “la perentorietà e l’acutezza pittorica di Senno si avvertono soprattutto perché sono nutrite da quello che proprio Bruno aveva chiamato a suo tempo ‘ardore espressivo’, vale a dire una sorta di enfasi, di concitazione realizzativa, di febbrilità narrante fatta di trasporto verso gli altri, di sollecitudine ansiosa verso la natura, verso la vita e le cose. Verso, dunque, la realtà. O, meglio, verso un’interpretazione della realtà che tende a rivelarne l’intima verità costitutiva, perché certo il suo linguaggio è evidentemente ben lontano da una descrizione pedissequa, da una declinazione diligente e impersonale di mere apparenze fisiche. È anzi spesso dissonante, dilatato. E dunque il suo non è mai un realismo dell’occhio, quanto invece del cuore, dell’animo, della sensibilità”.

Tra i temi generali perseguiti dalla pittura di Senno ci sono i corpi e i volti in primo luogo ma anche, in modo più traslato, i suoi cieli arrabbiati, le marine turbinose e schiumanti, le spiagge concitate e frantumate: “Ogni immagine si fa evocazione e concentrazione espressionistica, materia lirica inquieta, destrutturazione e ricomposizione penetrante, commossa; diviene racconto, diviene metafora. Vi s’imprimono le tracce del dramma, dell’abbandono, di una solitudine livida e sorda, come di una minaccia incombente, sospesa. Ma anche ne emerge con semplicità, dai guizzi improvvisi dei toni, dalle marezzature di luce, dal brulichio dei segni e delle materie, una disarmata speranza, una sorta di fiducia indefinita, sospesa nelle materie pastose dei colori, nelle slabbrature e spugnature delle superfici e nelle loro vibrazioni. Da tutto questo emerge un racconto figurale in cui si specchiano i volti e i gesti del mondo affettivo di Senno, il caleidoscopio della sua vita, degli amici, dei luoghi”.

Seveso sostiene che “la pittura, per Senno, è come un diario dell’animo, è come un sismografo sensibile dell’esistere. Che è, del resto, il miglior modo di lavorare per un pittore, soprattutto oggi. Attento alla propria sostanza umana, fuori dalle tendenze à la page, senza ansia di successo ad ogni costo, schivo di piacevolezze, compiacimenti e accondiscendenze alle mode estetiche prevalenti. Ed è un diario fatto di immagini, da rispettare nella sua persuasiva verità e nella sua immediatezza, molto intensamente risolto nei suoi termini essenziali”.

Un altro fiore all’occhiello per 'Tecnica mista', realtà fondata da Claudio Castellini (presidente), Gianluca Lizza (vicepresidente) e da Marina Maggi, Daniele Lazzarin e Mario Rocca, con Sandro Frera che si occupa della parte legata al sito web e alla comunicazione. “Lo scopo dell’associazione - racconta Castellini - è proprio quello di valorizzare l’epopea artistica del nostro territorio, attraverso divulgazioni, mostre, incontri, ma anche attraverso la creazione di un archivio di tipo documentale”.

Si è partiti con cinque persone un anno e mezzo fa e oggi si è arrivati a oltre cinquanta soci, perché intorno a questi temi c’è grande interesse, perché il progetto piace e perché la proposta culturale è sempre stata di ottima qualità. La pandemia ha in parte frenato progetti e idee, ma ora si può ripartire con rinnovato entusiasmo.

Alberto Bruzzone