#ILBELLOCISALVERÀ - 12 giugno 2022, 12:36

Finale, dopo 50 anni è Fabio Tessiore che realizza il sogno di Ungaretti: “Soliloquio” è diventata canzone

Il musicista e compositore, direttore dell’Accademia Musicale del Finale, ha realizzato il brano commissionato direttamente da Bruna Bianco, musa ispiratrice e grande amore del poeta Giuseppe Ungaretti

Finale, dopo 50 anni è Fabio Tessiore che realizza il sogno di Ungaretti: “Soliloquio” è diventata canzone

Immagine scattata da Mauro Vigorosi

 

Questa settimana la rubrica #ILBELLOCISALVERÀ si sofferma su una straordinaria poesia d’amore che 50 anni dopo essere stata espressa in versi è diventata finalmente canzone per volere dell’autore, Giuseppe Ungaretti. A rendere possibile questo straordinario evento, il musicista polistrumentista e compositore Fabio Tessiore, direttore dell’Accademia Musicale del Finale.

L’ultima di 400 meravigliose ed emozionanti composizioni per la sua musa ispiratrice e amata Bruna Bianco, “Soliloquio”, avrebbe dovuto diventare canzone già 50 anni fa per opera di Marco, musicista fratello di Bruna, ma questo non concretizzò. Dopo mezzo secolo in una cassapanca, un fortunato incontro tra il finalese Tessiore e la Bianco permette ai versi d’amore di fondersi in una meravigliosa sinfonia ricca di colori e sfumature suddivisa in tre parti: un appassionato ritmo “tanguero” in attacco, per rievocare l’euforia dell’incontro, un “chorincho” brasiliano per esprimere il dolore di una relazione a distanza, infine il “grido d’amore”, recitato da Bruna stessa, il dolore di un amore che non poteva avere futuro, visti i 52 anni di differenza tra i due amanti.

Sono onorato e orgoglioso per la fiducia che mi ha dato Bruna. Nelle mie mani e nelle mie note una straordinaria pagina d’amore del grandissimo poeta che fu Ungaretti, che ci ha lasciato un patrimonio inestimabile con le sue composizioni – racconta emozionato Fabio Tessiore -. Ho avuto la fortuna di avere presso l’accademia che dirigo i nipoti di Bruna. Un giorno, mentre stavo provando un brano al piano, il genero di Bruna si sofferma ad ascoltare e decide di mettermi in comunicazione con la musa di Ungaretti. Così è nata la collaborazione che ci ha permesso di soddisfare finalmente il volere del poeta. In 4 minuti di musica e parole, i 4 anni della loro storia d’amore”.

“Soliloquio” è stata presentata a Cervo lo scorso 4 giugno nell’ambito di una serata dedicata alla poesia, evento con due fili conduttori: “La poesia di Giuseppe Ungaretti diventa canzone” e “Montale fra paesaggio e fantasmi”. La serata, condotta da Antonio Caprarica, ha visto la presenza di Bruna Bianco, Fabio Tessiore e Stefano Petrocchi.

Ma come nacque il grande amore che unì il poeta a e la sua musa in Brasile? Era l’estate del 1966 e, per una serie di conferenze, Giuseppe Ungaretti è in Brasile. Al termine di un incontro pubblico a San Paolo, la giovane Bruna Bianco gli consegna alcune sue poesie. Sono gli anni ’60, le distanze sono ancora marcate, la tecnologia non ha ancora avvicinato il mondo e, forse, una storia d’amore tra persone di due emisferi così distanti gode di sfumature ancora più romantiche.  Prende avvio una relazione che si esprimerà attraverso un fittissimo scambio epistolare. Le quasi 400 lettere raccolte nel 2017 in “Lettere a Bruna”, edito da Mondadori, sono state gelosamente custodite per cinquant’anni dalla destinataria e raccontano la cronaca quotidiana di un amore impetuoso e travolgente, che riaccende nel poeta il desiderio di cantare e dà inizio a una nuova stagione creativa. Donna reale, quindi, Bruna, ma al contempo figura poetica, musa, incarnazione della giovinezza al cospetto del “poeta antico”. Ungaretti racconta sentimenti, emozioni, pensieri, incontri, commenta opere d’arte e letture, allega prove poetiche, guida la giovane sul sentiero della poesia. Ma affronta anche temi universali: il rapporto tra amore e morte, giovinezza e vecchiaia, e la forza sempre viva del sentimento e della poesia eternatrice.

Realizzare questo lavoro è stato meraviglioso, da un punto di vista dell’emozione, ma molto complesso da un punto di vista creativo, perché il significato è l’unica cosa che conta e io avevo il compito di dare un senso ben preciso alle note - spiega il musicista finalese -. Non dovevo creare una musica di sottofondo, ma una vera canzone che esprimesse tutti i colori e le sfumature di un grande amore. Avevo anche indicazioni precise su strumenti da non utilizzare, perché non graditi da Ungaretti, e una rotta sull’infinito: andare oltre, come faceva il poeta.  Insomma, ci è voluta una buona dose di incoscienza ad accettare, ma sono molto soddisfatto del risultato, penso che il poeta avrebbe apprezzato”.

Per la realizzazione della canzone sono stati utilizzati 15 strumenti, collaborazioni eccellenti e tre voci: di Bruna Bianco, di Alice Tobia (17 anni) e Chiara Tessiore (31 anni). “Tre fasce di età differenti per rappresentare la progressione temporale espressa dalla diversa maturità delle voci – puntualizza Tessiore -. La voce di Bruna è stata registrata tantissime volte, ma abbiamo utilizzato la prima registrazione, perché conteneva quell’emozione che ha reso unica l’opera”.

È possibile ascoltare la canzone in un emozionante video con immagini storiche e interviste al poeta: 4 anni d’amore in 4 intensi minuti di “Soliloquio”. “La parola è impotente, la parola non riuscirà mai a dare il segreto che è in noi, mai lo avvicina”. (Cit. Giuseppe Ungaretti)
#ILBELLOCISALVERÀ

 

Maria Gramaglia

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