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Eventi | 17 agosto 2022, 13:00

Palio di Asti: intervista al Capitano Michele Gandolfo: "Il mio anno più bello? Questo. È l'anno della ripartenza"

"L'elezione del Capitano era l'ultima cosa democratica che esisteva in Italia e siamo riusciti a toglierla. Una figura prestigiosa ma serve la passione. Sempre"

Il capitano del Palio Michele Gandolfo - MerfePhoto

Il capitano del Palio Michele Gandolfo - MerfePhoto

Mancano poco più di due settimane al 4 settembre, giorno in cui il Palio di Asti tornerà a far battere il cuore ai tanti appassionati.

Nei comitati, nei borghi, rioni e comuni da mesi si respira l'aria paliesca, i suoni delle chiarine sono musica per le orecchie dei borghigiani, la cura dei cavalli è continua e già si sentono gli zoccoli scalpitare insieme ai cuori.

Contestato, discusso dai detrattori che ogni anno a ridosso tornano a far sentire la propria voce, il Palio di Asti resta una delle manifestazioni italiane più bella e amata che, come poche, raduna intorno a sé cultura, storia, tradizione, passione e lacrime.

Il personaggio intorno al quale ruota la manifestazione, il corretto svolgimento della corsa dei cavalli e che, con i suoi magistrati può attribuire sanzioni è il Capitano e la frase che risuona nella piazza, chiedendo licenza di correre il Palio è tra i momenti più emozionanti della giornata. Quest'anno poi, avrà un sapore ancora più intenso.

Da sette anni, cinque in realtà a causa dei due anni di sospensione per la pandemia, capitano è Michele Gandolfo, 36 anni, astigiano doc, cresciuto a pane e Palio.

Quando è nata la tua passione per il Palio?

Ero davvero molto piccolo, mio papà è sempre stato a Viatosto, ne è stato anche rettore e i primi ricordi li ho a meno di sei anni. In famiglia si respirava Palio tutto l'anno e se ne parlava sempre. Ho fatto anche il tamburino, ho sfilato, praticamente si viveva di quello. Ho imparato ad andare a cavallo a 8 anni, papà ne aveva uno a Calamandrana. A 13-14 anni sono caduto e per un po' ho lasciato. Poi ho ripreso e la passione non mi ha mai lasciato e sto cercando di trasmetterla a mia figlia di 5 anni.

Alla luce della tua esperienza pensi sia importante parlare di Palio a scuola per appassionare i giovanissimi?

Avevo dato disponibilità a parlarne, anche quando il capitano era Enzo Clerico. Pe me è una sorta di educazione civica. Penso che la storia sia importante, ma la storia del paese, della citta in cui vivi sia ancora più importante. Certo, è fondamentale conoscere le Guerre Mondiali, ma se poi non sai nulla della tua città? Qui siamo ricchi di ragazzi che vengono da altre tradizioni, da altri posti, da altre credenze e altre usanze è ancora più importante, anche in un paese multietnico, affermare la propria storicità. Asti è importante per il Palio, perché ha avuto una tradizione perché è stata una delle città più ricche all'epoca, perché era piena di banchieri. Queste sono cose importanti e la tradizione deve essere tramandata.

Sei Capitano del Palio da sette anni, in realtà cinque a causa della pandemia. Una figura fondamentale per il Palio e molto prestigiosa ma, con le modifiche attuate recentemente al regolamento, sarà scelto dal sindaco che avrà anche l'ultima parola su eventuali controversie legate al Palio. Che ne pensi?

L'elezione del Capitano era l'ultima cosa democratica che che esisteva in Italia e siamo riusciti a toglierla. Certo, non possono essere i giocatori a scegliersi l'arbitro, però se nella finale tra Inter e Juve, i presidenti scelgono l'arbitro di comune accordo, secondo me non ci si arrabbia poi così tanto. Il capitano è una di quelle persone che deve far rispettare il regolamento, sì, ma tutto l'anno è all'interno dei comitati e deve, per contratto, intrattenere rapporti periodici con i comitati. Non è un arbitro ma quello che in quel momento deve far rispettare un regolamento e che oltretutto è stato votato dai componenti e quindi per come la vedo io, è l'unica, forse l'ultima forma di democrazia che ci è rimasta.

Che figura è quella del Capitano?

Una figura che negli anni ha acquisito un certo prestigio ma che va fatta con assoluta passione. Non ci sono guadagni, solo spese. Serve innanzitutto l'amore per il Palio.

Il tuo anno di Palio preferito e il tuo ricordo più bello

L'anno preferito è questo, il 2022. È l'anno della ripartenza, un'emozione grandissima. Il mio ricordo più bello è l'emozione provata la prima volta che ho chiesto licenza di correre il Palio all'allora sindaco Fabrizio Brignolo. Era il 2016. Me lo sono ripetuto tante volte anche se lo avevo inciso nella mente da quando lo vedevo in televisione, ma il timore di sbagliare era alto. Poi tutto è andato bene.


Betty Martinelli

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