Attualità - 28 agosto 2022, 09:30

Identità online: quando sui social ci si finge qualcun altro

Sempre più social aumentano i controlli per evitare il diffondersi di identità fittizie e sradicare fenomeni come il "catfishing"

Identità online: quando sui social ci si finge qualcun altro

Tra le innumerevoli conseguenze dell’avvento di Internet, ritroviamo sicuramente lo sviluppo di un’identità online da parte degli individui di tutto il mondo, dovuto alla nascita dei blog e dei social network che noi tutti conosciamo molto bene.

L’identità online è un mezzo che permette all’individuo di esprimersi più liberamente rispetto al mondo che troviamo al di fuori di Internet. C’è una vignetta, in particolare, che ha fatto il giro del mondo: “Su Internet nessuno sa che sei un cane”.

La vignetta è stata condivisa da un giornale americano nel 1933. La raffigurazione, trent’anni fa, voleva suggerire che su Internet le discriminazioni non esistevano e che ognuno era libero di presentarsi per ciò che era realmente. Al tempo stesso, però, questo significa che online ci si poteva anche spacciare per qualcun altro o fingere di avere una seconda identità fittizia, ad esempio attraverso uno pseudonimo. Questo non è nulla di positivo purtroppo, perché non conoscere l’interlocutore con cui si sta comunicando online è sempre stata un’arma a doppio taglio. È per questo che i nostri genitori quando eravamo piccoli erano un po 'scettici riguardo l’uso di Internet, e avevano ragione.

In ogni caso, la vignetta del ‘33 è stata rivisitata negli ultimi anni, ed il nome si è trasformato in “come fa Facebook a sapere che sono un cane?”. Questo perché, al giorno d’oggi, alcuni dei principali social network come Facebook e Instagram richiedono ufficialmente agli utenti di identificarsi con il proprio nome e cognome. Grazie a questi metodi, sempre più spesso le identità che vengono rappresentate in rete non sono troppo diverse dal modo in cui ci si presenta nella vita di tutti i giorni.

Se negli anni Novanta l’identità in rete veniva vista come il frutto della libertà individuale, negli ultimi anni viene vista come qualcosa che viene costruita assieme agli altri: siamo ciò che diciamo di essere, ma allo stesso tempo siamo anche ciò che gli altri dicono, pensano e vedono di noi. Perciò i social, al giorno d’oggi, rischiano di essere fonte di discriminazioni e pregiudizi, a differenza di come venivano visti durante il secolo scorso. Oggi veniamo controllati e spiati quotidianamente dagli utenti dei social: ognuno di essi può farsi una propria idea sulla nostra vita privata, che può essere giusta o sbagliata. La rivisitazione della vignetta, dal 1933 ai giorni nostri, vuole quasi essere una critica al fatto che sui social oggi ci sia meno libertà individuale rispetto al secolo scorso. Invece io personalmente trovo giusto l’inserimento di molti più controlli in rete per verificare la propria identità, così da poter sradicare quei fenomeni come il catfishing.

Cos’è il catfishing? È un fenomeno per il quale gli individui su Internet creano delle identità fittizie per interagire con altri utenti. Purtroppo non si parla più solo di pseudonimi come qualche anno fa, ma di vere e proprie identità false per ingannare gli altri. Credo perciò che sui social sia giusto mostrarsi sempre per ciò che si è realmente, nonostante purtroppo molte volte si rischia di andare incontro a discriminazioni e pregiudizi. Ad essere sbagliato non è mai colui che si mostra online senza per ciò che è senza filtri, ma coloro che si sentono liberi di giudicare le vite altrui.

Gaia Uccheddu

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