Pensato e realizzato come collegamento tra i colli di Carignano e Sarzano, il ponte, oggi intitolato a Eugenia Ravasco, fondatrice delle Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, fu fortemente voluto dalla famiglia Sauli per offrire un collegamento verso la basilica che ancora oggi domina il colle.
Costruito tra il 1718 e il 1724 in una zona densamente abitata e ricca di orti, fu progettato dal francese Gerard De Langlande, architetto militare della Repubblica e direttore della prima scuola di architettura militare: il ponte ha una forma a L allargata, pensata per demolire il minor numero di abitazioni sottostanti.
Quattro arcate scavalcavano il quartiere di via Madre di Dio e oggi sovrastano il Centro dei Liguri, offrendo un punto di vista unico che, proprio come nella prima metà del Settecento, suscita in chi lo attraversa un senso di stupore regalando panorami inconsueti.
Ma la storia del ponte si lega anche all’opera di un benefattore che volle rimanere anonimo fino alla morte.
Sì, perché il ponte di Carignano, per la sua altezza, era spesso il luogo scelto per suicidarsi tanto da diventare tristemente noto proprio con il nome di ponte dei Suicidi.
Nella seconda metà dell’Ottocento, il parapetto che corre lateralmente alla strada era un susseguirsi di croci, incise o tracciate a carbone, ultimo segno di chi aveva deciso di porre fine alla sua vita gettandosi nel vuoto.
Scelte enfatizzate, in quel periodo, dai combattimenti tra i soldati francesi e l’esercito austro-ungarico che avevano lasciato i genovesi alla fame, motivo per cui tanti sceglievano di gettarsi nel vuoto.
Un’atrocità che venne interrotta solo dal gesto di Giulio Cesare Drago, un mercante genovese che, di sua tasca, pagò la realizzazione delle inferriate che ancora oggi possiamo vedere sul ponte.
“Perché non passi in consuetudine l’esempio antico e recente di gittare disperatamente la vita dai ponti di Carignano e dell’Arco (il Ponte Monumentale), Giulio Cesare Drago, ragguardevole mercante genovese, negli anni 1877 e 1879, con largo dispendio, provvide che di ferrea cancellata ne fossero barrate le sponde. Volle rimanere finché visse benefattore ignorato”.
Queste le parole della lapide posta a ricordo del gesto di Drago e ancora leggibile in uno dei palazzi verso piazza Sarzano.
Il ponte dei Suicidi smise così di essere l’ultimo ponte attraversato.
A proposito di ultimo ponte, in tanti sostengono che De Andrè, nel brano “Preghiera in gennaio” dedicata al cantautore genovese Luigi Tenco, suicida a Sanremo durante il Festival della Canzone Italiana, si riferì proprio al ponte di Carignano quando scrisse “Quando attraverserà l’ultimo vecchio ponte, ai suicidi dirà, baciandoli alla fronte, venite in Paradiso, dove vado anch’io, perché non c’è l’inferno nel mondo del buon Dio”.