- 12 novembre 2022, 09:30

I meccanismi di difesa:imparare a riconoscerli per capire come stiamo

Alcuni tra i più comuni meccanismi di difesa vengono messi in atto quotidianamente: come riconoscerli

I meccanismi di difesa:imparare a riconoscerli per capire come stiamo

Il primo autore ad aver parlato di meccanismi di difesa e ad averne fatto un elenco preciso era stato S. Freud. Esistono, secondo il famoso analista, diversi modi in cui la nostra mente si difende da avvenimenti, emozioni, pensieri, troppo minacciosi per lei. Ovviamente dipende da come ciascuno di noi è fatto e da quello che si chiama in clinica il " livello di funzionamento". Più stiamo male ed è un periodo di fragilità e più i nostri modi di difenderci dal mondo saranno forti, alle volte estremi. Più invece, riusciamo a mantenere una sorta di equilibrio anche faticoso, più queste modalità saranno di media intensità.

Ebbene sì, perché i meccanismi di difesa sono dei metodi dispendiosi attraverso cui costruire le nostre palizzate. Dispendiosi di energia, di emotività, di impegno.

Partiamo col dire che la famiglia e i componenti di questa, ci influenzano molto nel costruire la nostra personalità e dunque le nostre modalità difensive. Noi siamo ciò che abbiamo visto e sentito da" altri significativi". Quanto meno per una buona parte della vita.

Poi, se riusciremo a svolgere in modo adeguato, sano, la separazione emotiva e psichica dalle figure genitoriali, facilmente creeremo un nostro proprio modo di stare al mondo e struttureremo a modo nostro tutte le dinamiche che ci riguarderanno.

Un meccanismo molto netto è la rimozione. Il vissuto emotivo forte o minaccioso, viene rimosso. Non ricordato. Almeno per run po'di tempo, alle volte per sempre. Diciamo che sono occasioni rare di patologia grave queste, genericamente parlando. E questo modo è tanto netto quanto l'avvenimento è stato negativo per noi.

Altro meccanismo diffuso è la scissione: anche qui parliamo di una difesa primitiva, cioè un meccanismo grossolano, che si adotta quando si sta molto male. Si attua inconsciamente, come tutti i meccanismi difensivi. In questo caso avviene una divisione netta delle caratteristiche buone dell'oggetto (o di una persona). Ad esempio, se qualcuno ci fa rimanere male per qualcosa e ci tocca in modo forte, quel qualcuno diventa del tutto cattivo. Ci dimentichiamo delle parti buone che fanno parte della persona, rendendo un giudizio grossolano del suo essere, che tiene conto solo della parte inadeguata che noi abbiamo percepito rivolta verso di noi. 

Un'altro interessante meccanismo è la proiezione: abbiamo alle volte aspetti intollerabili dentro di noi, che per primi noi mal sopportiamo. Sono aspetti che tendiamo alle volte a proiettare su altri, significativi, attribuendo loro le nostre stesse caratteristiche che riteniamo inaccettabili. Questo perché alla volte, abbiamo delle parti che riteniamo troppo scompaginanti per essere accettate come facenti parte della nostra persona e quindi "semplicemente", le buttiamo fuori.

Un meccanismo di difesa di medio impatto e di più facile comprensione è l'intellettualizzazione o razionalizzazione. Quando viviamo qualche evento o emozione molto negativa o molto invalidante per noi, tendiamo a razionalizzare, ovvero a dare una spiegazione logica e intellettuale del nostro vissuto, distaccandoci completamente dalla parte emotiva. Come se fosse un evento caratterizzato da dati scientifici e nient'altro. Questo non nasconde altro che la paura si prendere contatto con quel vissuto emotivo in sé, che consideriamo troppo impattante per noi.

Infine, un buon meccanismo di difesa evoluto e quindi secondario, "buono", è la sublimazione. Spesso l'angoscia che proviamo si può tradurre, con un certo grado di solidità e consapevolezza, in qualcosa di costruttivo e produttivo per noi. Chi si angoscia scrive, dipinge, costruisce. Ci sono tanti modi, e dipende a cosa siamo più inclini noi, per trasformare le nostre emozioni negative in parti costruttive. Cucinare, fare ceramica, cucire, suonare uno strumento, cantare. È il modo attraverso cui la nostra angoscia trova un senso.

I meccanismi di cui sopra sono tutti inconsci, di solito non ci rendiamo conto di quali ci appartengano e di quali mettiamo in atto. Semplicemente, accadono. Sarebbe interessante poter avvertire qualcuno di questi, nel caso ci appartenesse, in noi o anche negli altri. Per favorire la nostra coscienza, la consapevolezza, e per offrirci uno sguardo sempre più chiaro anche su chi ci circonda.

Naturalmente questi sono solo alcuni dei modi che utilizziamo per difendere automaticamente la nostra mente, ne esistono di svariati e sfaccettati. Questi, mi sono paesi tuttavia quelli che possono interessare di più le nostre realtà quotidiane, essendo molto diffusi e grandemente utilizzati.

Cristina Fregara

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