Politica - 28 novembre 2022, 11:30

"Giù le armi, su i salari", venerdì sciopero generale del sindacato di base

Venerdi 2 dicembre sciopero generale di tutto il sindacalismo di base con concentramento dalla Prefettura in Largo Lanfranco ore 10

"Giù le armi, su i salari", venerdì sciopero generale del sindacato di base

Venerdi 2 dicembre sciopero generale di tutto il sindacalismo di base con concentramento dalla Prefettura in Largo Lanfranco ore 10.

"Attualmente - scrivono gli organizzatori - il salario medio di un lavoratore a tempo indeterminato è di circa 1550 euro, un operaio medio al netto percepisce 1350€, una commessa di magazzino 1100€, un operatore sociosanitario 1000€.

Milioni di lavoratori resi poveri a cui si aggiungono 3,7 milioni di lavoratori in nero, il cui sfruttamento produce il 4.5% del PIL, tra questi non ci sono solo addetti al turismo, badanti o pulitori, ma anche moltissimi lavoratori dei servizi all’industria, della manifattura e dell’agricoltura.

I rapporti dell’OSCE e di altri enti internazionali hanno certificato, quello che era già evidente: i salari italiani sono fermi da decenni e sono tra i più bassi in Europa.

I primi contratti pirata, sono quei CCNL e quei contratti aziendali sottoscritti da Cgil, Cisl, Uil e Ugl assieme a Confindustria, che hanno introdotto l’indice 'IPCA depurato della componente energia importata'; siamo quindi di fronte ad un modello contrattuale che lascia erodere i salari dall’inflazione.

Ad esempio, con un’inflazione che viaggia oltre il 10% oggi l’IPCA è stimato al 4,7%, se si applica questo meccanismo la perdita per i salari è sicura, tantopiù di fronte alla recessione prospettata per 2023. La politica dei bassi salari nell’arco di 30 anni in Italia, ha ridotto gli stipendi del 3%, con un aggravamento ulteriore nel biennio 2021-22. Un furto di migliaia di euro, un impoverimento reso palese dalla crescente difficoltà dei lavoratori a far fronte alle spese primarie.

L’inflazione, infatti, non è uguale per tutti, l’aumento di tariffe, affitti, mutui, alimenti e cure, ossia delle spese vitali, investe in maniera dissennata i redditi più bassi e le famiglie economicamente più fragili.

La guerra che la maggioranza dei lavoratori non vogliono, è stata l’occasione per una colossale speculazione sui prezzi, in particolar modo dell’energia e per aumentare le spese militari. I bonus, del Governo Draghi e del Governo Meloni, sono delle operazioni demagogiche che spacciano per aumenti liberalità che le aziende che possono decidere o meno di dare. Occorre rompere la gabbia contrattuale dei bassi salari che nega ogni forma di emancipazione sociale e rende i lavoratori una merce a perdere.

La ricchezza è prodotta dai lavoratori e deve tornare a loro come salario e pieni diritti. Vogliamo aumenti salariali che superino l’inflazione reale che oggi corre oltre il 10% Vogliamo la reintroduzione della scala mobile che leghi i salari all’andamento dei prezzi. Vogliamo l’introduzione del salario minimo per legge a partire da 10€ l’ora Vogliamo un futuro di pace Abbassate le armi e alzate i salari!".

Redazione


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