Municipio Media Valbisagno - 18 gennaio 2023, 11:30

Forno crematorio di Staglieno, l'ira del comitato: "Il Comune va avanti senza tenere conto della salute dei cittadini"

"Interessano solo i profitti, dal forno il Comune incasserà royalties per il 16 per cento"

Il cimitero di Staglieno

Il cimitero di Staglieno

L'amministrazione continua ad andare avanti senza tenere conto dell'ambiente e della salute dei cittadini che in confronto ai profitti non conta niente”. Così Gabriella Rebagliati, presidente del comitato Banchelle commenta l'esito della gara che ha portato all'aggiudicazione del project financing per la costruzione del forno crematorio di Staglieno al raggruppamento temporaneo di imprese costituito da Crezza Srl – Tempio Crematorio Lombardo srl – Schena Servizi srl.

Dal 2021, ovvero da quando i cittadini hanno saputo del progetto dell'amministrazione di costruire il forno crematorio, il comitato porta avanti una battaglia finalizzata a stoppare l'opera, ma finora, racconta Rebagliati a La Voce di Genova, è mancata l'interlocuzione con il Comune “che è andato avanti con provvedimenti di giunta, senza nemmeno portare la discussione in consiglio comunale, in municipio o in un'assemblea pubblica”.

Il forno crematorio, secondo Rebagliati e i cittadini che costituiscono il comitato, “è inutile perché sia in Città Metropolitana che in Regione i forni sono già sufficienti, quello di Staglieno servirebbe solo a portare a cremare salme da fuori regione, con un profitto del 16 per cento di Royalties a favore del Comune, che guadagnerà anche dall'ingresso delle salme e dal trasferimento delle ceneri”.

Tursi ha sempre parlato di circa 4500 salme all'anno che saranno cremate all'interno del forno, un dato che per il comitato non è reale: “Saranno molte di più, del resto, quando nel 2021 ci fu una videoconferenza con la ditta che già aveva presentato la proposta di project financing, era stato detto che il forno avrebbe lavorato 24 ore su 24, sette giorni su sette. Questo creerà una zona di forti emissioni per la Valbisagno, fino alla collina di Righi”.

Da quanto ha appreso il comitato in un anno e mezzo di battaglia, in Liguria non esiste un piano di coordinamento regionale che stabilisca dove e in quale bacino possono essere costruiti i forni, “questo facilita le aziende attirate dai profitti a discapito dell'interesse pubblico e dell'ambiente”, commenta Rebagliati che fino a poche settimane fa ha diffidato Città Metropolitana a fornire le autorizzazioni all'impianto. “I forni, secondo studi effettuati a livello mondiale, per quanto riguarda le emissioni sono paragonati agli inceneritori. Questo meriterebbe degli approfondimenti, ma finora gli studi in conferenza dei servizi hanno riguardato gli impatti per chi lavora in questi impianti, non sono stati allargati alla cittadinanza”.

Il comitato prosegue la battaglia, la scorsa estate dopo molte insistenze sono stati avviati i tavoli per la creazione del tavolo di coordinamento. “C'è una lacuna nella legge nazionale, lo Stato ha demandato alle regioni l'attuazione di una legge, in Liguria sono stati aperti i tavoli di lavoro, ma per adesso non si conoscono gli esiti”.

Francesco Li Noce


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