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Attualità | 26 febbraio 2023, 07:20

Meraviglie e leggende di Genova - Il campanile di San Donato e il fantasma di Stefano Raggi

Raggi, accusato di essere in procinto di compiere un colpo di Stato, si uccise con uno stiletto nascosto in un crocifisso e si racconta che ancora oggi il suo fantasma si possa veder vagare in San Donato, avvolto da una tunica rossa

Meraviglie e leggende di Genova - Il campanile di San Donato e il fantasma di Stefano Raggi

Genova, 1650.

Stefano Raggi, membro di una delle famiglie più importanti della Superba, viene a sapere di essere ricercato dalle Pubbliche Autorità a causa di una rissa da lui provocata.

Non una notizia che potesse giungergli nuova, considerando il suo carattere facile allo scontro.

Raggi, deciso a scampare alle guardie della Repubblica insieme al figlio, decide di rifugiarsi nel campanile di San Donato, poco distante dalla sua casa: convinto di riuscire a evitare l’arresto, asserragliato nella torre nolare della chiesa intitolata al santo aretino, Stefano si difende a colpi di archibugio.

Qualche tempo più tardi è il figlio del Raggi che viene bandito dal Doge, decisione contestata apertamente da Stefano.

Il Doge, infastidito dal suo comportamento, emette un ordine di arresto l’accusa di essere in procinto di compiere un colpo di Stato e fa arrestare il nobile.

Raggi viene condotto in prigione, nella Torre Garibaldina, ma qui, logorato dall’accusa, decide di compiere un gesto estremo.

Ad aiutarlo in questo è la moglie che gli consegna un crocifisso dove, all’interno, è nascosto uno stiletto che Stefano usa per uccidersi.

Il corpo di Raggi viene esposto davanti a Palazzo Ducale, come si era soliti fare con i traditori, ma per la Repubblica di Genova quello non è abbastanza: decide quindi di bandire tutti i suoi figli, di privarli del titolo nobiliare e di confiscarne le proprietà, tra l’attuale piazza Ferretto e piazza San Donato.

Come era stato per Vacchero, anche Raggi ha la sua colonna infame, oggi perduta, ma possiamo sapere cosa si trovava scritto sulla stessa, riportato in diversi documenti: “A memoria perpetua di Stefano Raggi, incarcerato per il cremie di lesa Maestà, che si diede la morte conscio del delitto, impiccato il cadavere sulla forca, banditi i figli e privati della nobiltà, confiscati i beni, distrutte le case di quest’uomo scelleratissimo e imprudente e diversissimo nei costumi dalla sua stirpe. Anno 1650”.

La leggenda racconta che il fantasma di Stefano Raggi sia ancora a vagare attorno a San Donato, nei terreni che una volta vedevano sorgere le sue abitazioni.

Avvolto in una tunica rossa, Raggi sembra si possa intravedere solo in autunno, al tramonto, mentre passa tra le trifore della torre nolare.

Isabella Rizzitano

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