Economia - 25 maggio 2023, 16:40

In Liguria il reddito medio degli stranieri sfiora i 14 mila euro: sono il 13,8% del totale dei contribuenti

La percentuale di contribuenti stranieri a Genova è sopra la media ligure, che si attesta al 12,7%, ma anche al di sopra di quella nazionale al 10,4%

A Genova i contribuenti nati all'estero sono 88.998, pari al 13,8% del totale. È il dato fornito dallo studio della Fondazione Moressa, istituto di ricerca creato e sostenuto dalla CGIA di Mestre, su dati MEF – Dipartimento delle Finanze, analizza le dichiarazioni dei redditi 2022 (anno d’imposta 2021) evidenziando la ripresa della componente immigrata, che arriva a toccare il massimo storico dopo il calo registrato durante la pandemia. Il numero di contribuenti nati all’estero arriva infatti a 4,31 milioni (+3,4% rispetto all’anno precedente e +21,9% rispetto a dieci anni prima). Di conseguenza, toccano i massimi storici anche il volume di redditi dichiarati (64 miliardi, +9,3% rispetto al 2020) e l’Irpef versata (9,6 miliardi, +14,8%).

La percentuale di contribuenti stranieri a Genova è sopra la media ligure, che si attesta al 12,7%, ma anche al di sopra di quella nazionale al 10,4%. Per quanto riguarda le altre province liguri, a Savona i contribuenti stranieri sono 21.287, pari al 10,3% dei contribuenti, a Imperia sono 19.690 (13%) e a La Spezia 17.637 (10,9%). Il totale dei contribuenti stranieri in Liguria è 147.612.

Il reddito medio degli stranieri a Genova è di 13.890 euro, a Savona è di 14.420 euro, a Imperia 13.300 euro, a La Spezia 15.130. In Liguria il reddito medio dei contribuenti stranieri è di 14.040 euro.


Concentrazione nelle fasce più basse
. Tra i contribuenti nati all’estero, quasi la metà (45,5%) ha dichiarato un reddito annuo inferiore a 10 mila euro. Tra i nati in Italia, in quella classe di reddito si attesta solo il 28,0% dei contribuenti. 

Situazione opposta per i redditi più alti: appena l’11,7% dei contribuenti nati all’estero si colloca nella fascia 25-50 mila, contro il 25,8% dei nati in Italia. Nella fascia di reddito oltre 50 mila euro, infine, si colloca il 2,1% dei nati all’estero, contro il 6,5% dei nati in Italia. Complessivamente, i contribuenti nati all’estero rappresentano il 10,4% del totale, con un’incidenza che oscilla tra il 3,5% nella fascia di reddito sopra i 50 mila euro e il 15,8% in quella sotto i 10 mila.

Differenze per Paese d’origine. Il 15,3% dei contribuenti nati all’estero è nato in Romania (658 mila). Seguono Albania (350 mila), Marocco (267 mila) e Cina (189 mila). Mediamente la componente femminile si attesta al 44,5%, con picchi molto più alti tra i paesi dell’Est Europa (Ucraina, Moldavia, Polonia) e dell’America Latina (Perù, Brasile).

Prevalenza al Centro-Nord. Oltre la metà dei contribuenti nati all’estero si concentra in quattro regioni: Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Lazio. Mediamente i contribuenti stranieri rappresentano il 10,4% del totale, ma nelle regioni del Centro-Nord i valori si alzano, superando il 14% in Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Trentino A.A. Il differenziale tra redditi tra nati in Italia e nati all’estero rimane piuttosto elevato: mediamente, in Italia, un contribuente nato all’estero ha dichiarato 15.410 euro, 8 mila euro in meno rispetto ad un contribuente italiano. Il differenziale di reddito tra italiani e immigrati si ripercuote inevitabilmente sull’Irpef versata. Mediamente, ciascun contribuente immigrato ha versato 3.460 euro nel 2021, oltre 2 mila euro in meno rispetto alla media dei nati in Italia (5.650). 

Secondo i ricercatori della Fondazione Leone Moressa, “Nel 2022 il numero di contribuenti immigrati ha raggiunto il massimo storico, superando anche i livelli pre-Covid. Una ripresa che, oltre che nel mercato del lavoro, si concretizza in quasi 10 miliardi di Irpef versati nelle casse dello Stato. Lo scenario economico attuale, inoltre, ha evidenziato una carenza di manodopera legata alle dinamiche demografiche e al riassetto del mercato del lavoro, rendendo necessari nuovi ingressi di lavoratori immigrati. Ingressi che, come evidenziato anche dal DEF 2023, porteranno benefici economici e fiscali a medio e lungo termine”.

Redazione