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Eventi | 06 giugno 2023, 09:00

Dal Festival di Cannes al cinema indipendente: mai più "La Grande Abbuffata"?

Giovinazzo (regista e autore): "Manca coraggio e uscire dai confini del politicamente corretto"

Dal Festival di Cannes al cinema indipendente: mai più "La Grande Abbuffata"?

Certo, il Festival di Cannes, anche a 76 anni, è la “grande mela” del cinema e del glamour. Lo diciamo a freddo, oltre una settimana dopo, con i film italiani fuori dal palmares, senza il classico piagnisteo da sindrome de “la volpe e l’uva”. Ma dobbiamo ammettere che una seria riflessione sull’esclusione del cinema italiano - un po' di snobismo generale della giuria e quel dispiacere per i tre film in concorso di pur apprezzabile qualità, ovvero "Rapito" di Marco Bellocchio, "Il Sol dell’Avvenire" di Nanni Moretti e "La Chimera" di Alice Rohrwacher - è necessaria. E di domande ce ne sono un po'. E forse qualche dubbio potrebbe schiarircelo quello che di solito definiamo “cinema indipendente” e chi se ne occupa attivamente, cavalcandone qualità e bellezza pur avendo chiare le sue contraddizioni e i suoi problemi.

Fabio Giovinazzo, regista e autore genovese, commenta subito con due leibniziane idee chiare e distinte. E con pochi alibi, per tutti.

“Bisognerebbe accendere l'attenzione sulle modalità attraverso le quali avviene la promozione internazionale delle opere italiane - ci dice Giovinazzo - perché è chiaro che la natura eterodiretta - ecco qualche francese con noi, senza dimenticare l'intervento degli inglesi - in determinati eventi non ci apre di certo le porte del paradiso (cinematografico) in terra. E poi c'è la celebrazione, la denotazione di uno status, la potenza dell’immagine, il presenzialismo spinto. Quindi a certi livelli non viene concesso il permesso di fare evolvere altre realtà, di spingere creatività che sia “altra” dalla postura glam dell’evento”.

Ci si chiede allora quali possono essere le forme di mercato alternativo e soprattutto come possano affermarsi giovani registi con altre angolature di sguardo. “Vede, bisognerebbe accompagnare il proprio film sala per sala, portarlo nei festival e nelle rassegne, mostrando ogni volta la faccia - ci dice Giovinazzo - per una battaglia di conquista dello spazio dove è importante far cadere la propria opera tra la gente dall'alto, come un frutto prezioso da scoprire e da gustare.

Il cinema negli ultimi anni è profondamente cambiato. Pensate alle piattaforme di streaming: hanno sicuramente in dote forti vantaggi ma hanno portato, malinconicamente nello spettatore, un alto grado di pigrizia e indifferenza verso quella meraviglia che potrebbe sempre germogliare durante la visione collettiva di un'opera cinematografica.

E poi il coraggio. Bisogna riscoprire quella creatività che con la sua tensione generava rottura, usciva fuori dagli argini del politicamente corretto, osava.

Oggi l'irriverenza creativa non può varcare senza danni certi confini perché il dibattito e lo spirito critico devono fare i conti con la censura. E i social network - che ormai regolano in buona parte la nostra vita - insegnano molto da questo punto di vista.

Mi commuovo quando penso a "La Grande Abbuffata" di Ferreri, film che fu proprio presentato a Cannes dove fece scandalo, poiché aveva dato in pasto al pubblico la deriva dell’uomo contemporaneo con un linguaggio filmico decisamente poco incline a fare prigionieri. Erano gli anni Settanta. Quella creatività era pura, randagia, verace: senza padroni”

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