Prosegue questo mercoledì ‘I mestieri di una volta’, un ciclo di servizi de ‘La Voce di Genova’ dedicato a chi ancora svolge quei mestieri antichi, con il medesimo impegno e la medesima passione. Ogni settimana vi racconteremo storie di ingegno, di orgogliosa resistenza, di rinascita, di ritorni alla moda: storie fatte di mani sapienti, di teste pensanti, di tantissimo amore e attaccamento alle proprie radici. Buona lettura!
Il calzolaio, uno tra i più antichi mestieri, nato come costruttore di calzature e considerato da sempre come una seconda attività per arrotondare e assicurarsi un'entrata in più nelle casse familiari, poi diventato nel corso del tempo un luogo fondamentale per tutti coloro che necessitavano di riparazioni, oggi è ancora presente sul territorio genovese e c'è chi, quindi, dentro la propria bottega, porta avanti una tradizione fatta di conoscenza del prodotto e uno sguardo rivolto ai piccoli dettagli che fanno la differenza.
Raccontiamo la storia del negozio di Sestri Ponente, precisamente in via Andrea Costa, 'Roberto', nome non solo dell'attività ma anche dell'attuale proprietario, Roberto Battaglia, che, subentrato a suo padre Alessandro Battaglia, a distanza di cinquant'anni continua a riparare fedelmente non solo scarpe, ma anche borse, cinture e zaini.
"Mio papà, Alessandro Battaglia, ha iniziato l'attività nel 1957 in via Paglia e dopo due anni, precisamente nel 1959, si è trasferito in via Andrea Costa - racconta il titolare Roberto Battaglia -. Io sono subentrato quando andavo ancora a scuola e aiutavo papà in bottega, venivo qui per dargli una mano. Ci tengo a dire che il 12 ottobre sono esattamente sessantotto anni dall'avvio del negozio e nonostante tutte le difficoltà che abbiamo incontrato, in particolare durante il Covid perché le persone non uscendo non usavano le scarpe, siamo ancora qua. Ricordo che una volta ci chiamavano 'ciabattino', oggi invece siamo conosciuti semplicemente come 'calzolai'.
Una passione, quella di Roberto, nata fin da piccolo, mentre osservava suo padre lavorare in bottega: "Lui frequentava il negozio davvero da piccolo - racconta la madre -. Ricordo che, un giorno, è venuto un calzolaio siciliano e vedendolo lavorare con una certa manualità gli ha detto 'te verrai calzolaio'". "Il lavoro manuale vuol dire crare un qualcosa - prende la parola Roberto -. Quando la scarpa esce bene, sono davvero soddisfatto. Io mi metto subito all'opera, senza fare un pre, tranne qualche volta quando il lavoro devo vederlo necessariamente prima. Di solito, mi immagino tutto quanto in testa e poi lo metto in pratica. Quello che realizzo, lo realizzo praticamente tutto manualmente, fatta eccezione di lavori particolari dove uso la pressa".
Oggi, il problema più grande che denuncia Roberto, ma anche la madre che, dopo sessant'anni continua ad essere presente in bottega, è l'uso della plastica, che ha sempre più sostituito nel corso degli anni il cuoio e la pelle: "Ai tempi - raccontano - il lavoro era molto di più: c'erano dieci calzolai ma soprattutto c'era il cuoio e non tutta questa plastica che è oggettivamente spazzatura. Oggi, inoltre, trovare il cuoio non è semplice e ha un costo importante. Infatti, personalmente ho deciso di non comprarlo più perché non conviene: compro le suole già tagliate, perché se no vado in perdita. Ricordo che mio papà - precisa Roberto -, quand'era ancora vivo c'è stata una volta in cui ha realizzato quaranta suolatore in due giorni. Oggi, nemmeno in dieci anni riuscirei a farle, ma non perché non ne sarei capace, banalmente perché non c'è la richiesta".
Plastica che, come abbiamo detto, ha sostituito il cuoio e, di conseguenza, molte aziende (anche note) impiegano tale materiale nella realizzazione dei prodotti. Roberto, a tal proposito, ricorda diversi episodi in cui, tanti, dopo aver acquistato oggetti anche a caro prezzo, dopo poco tempo si sono recati da lui con la borsa o la cintura, piuttosto che lo zainetto, ridotti in condizioni critiche: "Tante volte non ho potuto nemmeno fare dei lavori perché l'oggetto essendo in plastica non tiene e si spacca - chiarisce -. Quando cuci, rimane addirittura tutto il segno, perché la plastica si sfoglia letteralmente ed è impossibile metterci mano. Oltretutto, per me è anche complicato trattare prodotti in plastica perché bisogna usare la colla per questo materiale ed io sono allergico proprio alle colle che vanno usate, quindi devo utilizzare una maschera e non è così semplice".
Nel corso degli anni la clientela è cambiata sempre più ma, a differenza di quanto dicono molti, per Roberto e sua madre è cambiata, per certi aspetti, in meglio: "Come persone, assolutamente meglio ora - affermano -. Tanto tempo fa c'è stato un ricambio importante nel quartiere e con i nuovi residenti sovente era necessario contrattare. Onestamente è stato un periodo complicato, anche perché la concorrenza era tanta e si contestavano i prezzi. Per carità, non tutti facevano così: oggi, infatti, abbiamo tanti clienti che continuano a venire da noi dopo tantissimi anni. In questi anni, invece, il problema è la concorrenza di molti negozi stranieri".
Una qualità che sì è indiscutibilmente apprezzata, ma che in diversi non vogliono pagare perché "troppo cara": "Il lavoro è sempre meno - racconta Roberto -. C'è tanto, troppo da pagare e i clienti spesso non lo capiscono: cercano di darci sempre meno. Ricordo che poco tempo fa, c'è stata una persona che nemmeno voleva pagarmi tre euro. Ma io, come faccio ad andare avanti così? Ci sono dei costi da affrontare e non è che posso deviarli, considerando anche i rincari che ci sono stati e che pesano ancora oggi".
Considerando tutti questi aspetti, dai costi alle tasse, Roberto tira le somme per il futuro: "Io, con tutta onestà, dovessi dire a qualcuno di intraprendere questo percorso, lo sconsiglierei - afferma con un sorriso amaro -. Troppe spese, troppe tasse: io personalmente, non so nemmeno se riesco ad andare avanti fino alla pensione, perché è davvero difficile sostenere tutto quanto. Ho cinquantotto anni e non so come farò nel futuro dovesse continuare così. Dovessero aumentare ulteriormente le spese? Dovrò chiudere. Vado avanti finché me la sento".