“Quando Andrea era piccolo, gli ho ‘massacrato’ le orecchie con le canzoni di Fabrizio De André. Non sembrava molto contento, penso che volesse ascoltare altro. Ma poi anche lui si è innamorato di quei brani. Oggi è un bravissimo artista e io sono orgoglioso di lui e del fatto che è sempre il mio bravo ragazzo”.
Gianni Brasi, sessantadue anni, simpatia straripante e parlantina entusiasta, è il papà di Bresh, uno dei due cantanti genovesi in gara all’edizione 2025 del Festival di Sanremo (l’altro è Olly). Questa sera sarà in platea all’Ariston, nella serata dei duetti, che vedrà il suo amato figlio protagonista a un altro grande figlio: Cristiano De André.
Insieme, Bresh e Cristiano interpreteranno ‘Creuza de ma’ del grande Fabrizio. “Non sto nella pelle - racconta Gianni, una vera istituzione per le strade di Bogliasco, dove la famiglia risiede - Ho scelto appositamente questa serata tra le cinque, perché sono da sempre innamorato di De André e perché mi ricordo ancora adesso i viaggi in automobile, con le sue canzoni, con Andrea seduto sul sedile posteriore e io che gli raccontavo il senso delle parole e le storie che c’erano dietro”.
Gianni, che porta gli occhiali a goccia modello Venditti (non celando un certo amore verso il vintage), un filo di barba, i capelli brizzolati e un sorriso radioso, è un grande conoscitore della musica: “Non vado a Sanremo senza essere preparato. Certo, sapendo che mio figlio è sul palco dell’Ariston, il coinvolgimento è ben diverso… Negli anni Ottanta ho fatto il dj per oltre dieci anni, ai tempi della disco music. Anche quella facevo sentire ad Andrea. Poi, crescendo, ha scartato la disco music, ma con mia immensa gioia gli è rimasta anche a lui la passione per De André. Ne sono fiero perché è l’espressione profonda della cultura ligure, e poi anche ad Andrea è venuta voglia di conoscere il resto della ‘Scuola genovese dei cantautori’”.
Questa sera Bresh (il cui vero nome è, per l’appunto, Andrea Brasi) duetterà con Cristiano: “Si sono conosciuti in via del Campo, quando Cristiano ha imbracciato la chitarra di suo papà e insieme hanno cantato ‘Creuza de ma’. Si sono piaciuti e si sono trovati sin dal primo momento”.
Questa sera all’Ariston, insieme a Gianni, ci saranno anche la moglie Paola, la zia di Bresh e la nipote Sara: “Mia figlia Chiara, invece, è stata alla prima serata e sarà presente a quella finale. Io accompagnerò tutti sulla porta del teatro e poi, magari, guarderò lo spettacolo in televisione con gli amici di Bresh o direttamente nella ‘Tana del granchio’, così come si chiama il titolo della canzone che porta a Sanremo”.
La famiglia Brasi è molto conosciuta a Bogliasco e altrettanto stimata e benvoluta: “Siamo un po’ una famiglia ‘Mulino bianco’ - scherza Gianni - A dire la verità, io non sono di Bogliasco. Sono originario del quartiere di Dinegro, a Genova. Ho iniziato a lavorare come camallo nella Compagnia Unica, poi sono entrato nella dirigenza e ho avuto la fortuna di stare fianco a fianco per otto anni con una grande persona come Paride Batini. Poi, sono diventato direttore di terminal prima a Genova e poi a Trieste, negli anni in cui Andrea era piccolo. Da ultimo, nei tempi recenti, abbiamo rilevato con tutta la famiglia un bar a Bogliasco: si chiama Il Vagabondo e qui potete trovarci sempre, perché noi siamo rimasti gli stessi di sempre. Anche Andrea ha iniziato a lavorare qui”.
E poi? “Quando, a diciotto anni, ha voluto tentare di diventare un rapper, noi non ci siamo mai opposti. Mia moglie Paola ed io lo abbiamo sempre lasciato fare, perché sapevamo che è un ragazzo serio e responsabile. È arrivato a Milano, è andato ad abitare con altri che aspiravano a diventare artisti, tra cui Mario (Molinari, di Cogoleto, da tutti conosciuto come Tedua, ndr) e si è subito cercato un lavoro per arrotondare e non pesare troppo sulla famiglia. Noi gli abbiamo semplicemente detto: datti un orizzonte di due o tre anni, e vediamo cosa succede. Se sei ancora in forse, ne parliamo, altrimenti vuol dire che ce l’hai fatta. A me e a Paola sembrava giusto dare ad Andrea la possibilità. Non ce ne siamo mai pentiti. È arrivato a Sanremo, direi che non poteva andare meglio ma, ancor prima, ha pubblicato dischi di grandissimo successo”.
Sono arrivati ‘Che io mi aiuti’ e poi ‘Oro blu’, e quindi, nel 2023, il brano ‘Guasto d’amore’ che è diventato l’inno del prepartita della tifoseria genoana al ‘Luigi Ferraris’. Già, perché la famiglia Brasi è rossoblù sino al midollo: “Portavo Andrea nella Gradinata Nord da piccolo. Poi io, invecchiando un po’, sono passato al settore Distinti, mentre lui continua ad andare in Gradinata ancora adesso”.
Ma che cosa prova papà Gianni quando sente allo stadio la voce del figlio con trentamila tifosi che gli vanno dietro? “Mi emoziono tutte le volte. Ma la prima è stata qualcosa di incredibile: quando Andrea ha cantato dal vivo la canzone prima di un Genoa - Bari e poi, alla fine, si è girato verso i Distinti e mi ha detto ‘Ciao pà’. Non posso descrivere quello che ho provato. Io credo di essere stato un discreto papà, anche se sono stato molto lontano da casa per il lavoro che facevo prima. Ma ho un rapporto stupendo sia con Andrea che con Chiara. Siamo una famiglia stupenda e credo che si veda in come è cresciuto Andrea e in come si comporta anche adesso che è famoso”.
Sempre con un pensiero e un sorriso per tutti: “Ha ristampato di recente quattro dischi di platino e li ha donati all’Associazione Club Genoani. Altri quattro ristampati li ha donati al 5 Rosso perché se è diventato Bresh è anche grazie a ‘Guasto d’amore’ e ai tifosi rossoblù, e lui è sempre riconoscente. Allo stadio lo invitano in Tribuna: lui passa, saluta tutti, fa le foto, ringrazia ma poi al fischio d’inizio è sempre a cantare in Gradinata, come quando aveva quattordici anni”.
Della scena rap italiana, Gianni Brasi, oltre ovviamente al figlio, conosce bene “Tedua e Izi, che vengono anche a casa nostra, perché qui la porta è sempre aperta, mentre non ho mai avuto il piacere di conoscere Olly”. Ma Andrea torna spesso? “Ogni tanto, appena può. Ha una vita piena e tantissimi impegni. Ma di una cosa mi sono raccomandato: se noi ci sentiamo un po’ meno, fa lo stesso, ma non far passare più di due giorni senza telefonare alla mamma, perché poi si preoccupa”. Dietro un grande artista c’è una grande famiglia: ecco raccontata un po’ di quella di Bresh.