Prosegue questo mercoledì ‘I mestieri di una volta’, un ciclo di servizi de ‘La Voce di Genova’ dedicato a chi ancora svolge quei mestieri antichi, con il medesimo impegno e la medesima passione. Ogni settimana vi racconteremo storie di ingegno, di orgogliosa resistenza, di rinascita, di ritorni alla moda: storie fatte di mani sapienti, di teste pensanti, di tantissimo amore e attaccamento alle proprie radici. Buona lettura!
Laccature, dorature e intagli: in un'epoca dove il 'fai da te' regna sovrano, c'è chi ancora però porta avanti un'antichissima tradizione artigianale fatta di piccoli, precisi e minuziosi movimenti. È il caso de 'La boutique dell'arte', una piccola bottega nel quartiere di Sestri Ponente, precisamente in piazza albertina 20r, dove la titolare e corniciaia Enrica Filippini da oltre trent'anni continua a realizzare delle vere e proprie opere d'arte su misura.
"Il negozio è attivo da trent'anni nel quartiere ma ci tengo a precisare che il nostro lavoro artigianale, di cornici su misura, ha lunghe radici in quanto furono i miei suoceri, Paola e Lino, per altro conosciuti in una fabbrica di cornici a Cornigliano 'Allievi Alfio' negli anni '50-'60, decidono di aprire il primo negozio di cornici su misura 'Artigiana Cornici' precisamente in via Vado nell'angolo con Villa Rossi - racconta la titolare Enrica Filippini -. Nel 1994 io e mia cognata Irene Rizzo decidiamo di aprire una nuova attività di cornici su misura, 'La Boutique dell'arte snc', in piazza Albertina 20r, proseguendo un'attività artigianale fatta di piccoli, precisi e minuziosi movimenti , che avevamo imparato guardando direttamente il lavoro con gli occhi. Una volta, si diceva 'guarda bene con gli occhi e ruba': più che rubare, secondo me si tratta di arricchire il proprio bagaglio di informazioni e gesti sapienti".
Il lavoro negli anni è notevolmente cambiato ma Filippini ha sempre seguito un mantra ben preciso: "Ovviamente le trasformazioni ci sono state, in quanto era cambiato lo stile di vita sempre più vicino al consumismo, più usa e getta, più supermercati che mettevano a disposizione il fai da te - afferma -. Noi, per riuscire a sopravvivere, abbiamo iniziato a trattare articoli di piccola oggettistica, serigrafie e dipinti. Non sono stati anni di sicuro semplici, ma il nostro mantra è sempre stato 'crederci sempre, arrendersi mai'".
A maggio scorso c'è stato un momento di incertezza ma Enrica Filippini ha proseguito l'attività: "Purtroppo la mia socia, nonché cognata, ci ha lasciati e ho attraverso un periodo delicato - prosegue -, ma ho deciso nonostante tutto di portare avanti l'attività da sola. Prima di tutto, per il nostro mantra, poi per il rispetto di chi mi ha insegnato e in ultimo perché il mio lavoro mi piace, per me è passione. Nonostante stiamo parlando di un lavoro, a me non pesa assolutamente, anzi mi gratifica ogni giorno. Inoltre, ci tengo a precisare che questo lavoro, come molti altri artigianali, non si possa improvvisare".
Un lavoro, quello di Filippini, rigorosamente 'su misura' e che si fa interprete anche dei gusti del cliente e del proprio estro artistico tra immaginazione e creatività: "Il cliente viene, porta un qualsiasi soggetto da incorniciare che può essere un dipinto, una fotografia, un puzzle o una maglia da calcio (potrei continuare all'infinito perché nel corso degli anni abbiamo incorniciato la qualunque) e la scelta si fa in funzione del soggetto stesso da incorniciare, soprattutto in primis ascoltando le esigenze del cliente. Dopo di che, si fanno alcune prove e tra consigli e confronti, si sceglie. Per me l'importante è che il cliente sia pienamente convinto e soddisfatto della scelta: soltanto allora, si procede con l'esecuzione del lavoro. Poi, c'è da dire che a prescindere dall'esigenza, io ovviamente ascolto però vado anche di pancia. Non esiste una regola precisa perché la creatività e l'artigianalità sta nel fatto di creare un pezzo unico. Vero, ci sono aste predisposte ma sovente le coloro personalmente in base alla richieste del cliente se non c'è abbastanza scelta nelle aste pronte. Poi, ovviamente faccio campioni e si arriva al dunque. A me piace ascoltare il cliente e prima di procedere in qualsiasi avventura, devo sentire qualcosa nello stomaco e se ho un blocco, non riesco nemmeno ad iniziare e delle volte piuttosto che mettere una cornice che rischia di deturpare il soggetto, non la metto".
Tra i tanti lavori eseguiti nel corso degli anni, Filippini ne ricorda uno in particolare: "Era la fine degli anni '90 e tramite un vecchio cliente ci siamo occupati di realizzare la doratura con oro zecchino delle sfere che reggono la croce sopra la Chiesa di Santa Margherita Ligure - afferma -. Siamo andati sul posto a lavorare su un ponteggio a trentacinque metri di altezza. Del restauro se ne occupava una ditta di costruzioni e abbiamo dovuto eseguire il lavoro entro certi termini. Andare su un ponteggio e vedersi tutto il golfo, è stato un qualcosa di meraviglioso".
Tutto ciò che realizza e produce Filippini non è, però, solo nuovo: "Noi facciamo come i sarti: se un vestito lo vuoi accorciare, esattamente noi accorciamo le cornici - precisa -. Ci occupiamo, quindi, anche di ripristini, recuperando oggetti e prodotti del cliente perché il nuovo è bello però perché buttare ciò che ha ricordi? Mi viene in mente una signora che ha recuperato un acquerello dalla zia e noi abbiamo rifilato la cornice con un passepartout in cartoncino nero, che poi ha messo in cucina".
Come sarà questo mestiere nel futuro? Enrica Filippini non ha molti dubbi: "Secondo me, questo lavoro non avrà bisogno di particolari trasformazioni - chiarisce -. Il corniciaio deve rimanere così com'è oggi. L'online? Vero che sovente si possono acquistare prodotti, ma se un qualcosa è su misura, che a volte parliamo di un quarto di millimetro, viene complicato acquistarlo online. Nel mio modo di vedere, il 'già pronto' non potrà sostituire il nostro lavoro oppure, dico, potrebbe farlo, ma vorrebbe dire accontentarsi. Io stessa ho difficoltà a vedere e scegliere forniture sul catalogo cartaceo oppure online perché per quanto la foto sia veritiera, non sarà mai uguale rispetto al vederlo dal vivo in presenza".