Attualità - 03 maggio 2025, 08:00

Oregina e Lagaccio si mobilitano per dire no all’Isola Ecologica

Famiglie e associazioni contro la costruzione del centro per il riuso in via Bartolomeo Bianco. "Qui serve una palestra per i nostri ragazzi, non camion e traffico”

Oregina e Lagaccio si mobilitano per dire no all’Isola Ecologica

Sembrava destinata a essere un luogo di attività sportiva e aggregazione, anche secondo l’amministrazione comunale che qui dal 2017 voleva realizzare la Valletta dello Sport, ma l’area del Lagaccio dove sorgeva anche l’ex TDN rischia di essere la più grande isola ecologica di Genova.

Una trasformazione che sta scuotendo il quartiere da diverso tempo e che sta alimentando la protesta di famiglie e associazioni che da oltre un anno rivendicano il diritto a uno spazio sportivo per i giovani.

Proprio con questo intento arriva la mobilitazione del Comitato Genitori della Polisportiva SCAT (Polisportiva Santa Caterina), storica realtà sportiva fondata nel 1969. Insieme al Coordinamento delle Associazioni di Oregina e Lagaccio, il comitato in passato ha già raccolto oltre 2.000 firme per chiedere che in quell’area venga costruita una palestra regolamentare per il basket, invece del previsto centro per il riuso.

L'isola ecologica è necessaria, certo, ma non in quel punto”, afferma Davide Toso, portavoce del coordinamento. “Abbiamo sempre sostenuto che la valletta debba essere destinata allo sport, perché così era stata pensata e promessa. Questa decisione, calata dall’alto, ignora completamente la volontà della cittadinanza e le vere esigenze del quartiere”.

Una posizione condivisa anche da Roberta Bozzi, portavoce del Comitato Genitori SCAT: “Abbiamo creduto a uno spazio sportivo. Ora scopriamo che lì sorgerà l’isola ecologica. Una struttura imponente, con camion in transito a pochi metri da campi da calcio e giardini inclusivi per bambini con disabilità. Alla faccia della salute e dell’inclusione”.

I quartieri di Oregina e Lagaccio sono tra le aree più densamente popolate di Genova ma contano scarsissime strutture sportive. L’unica società di basket attiva, la SCAT, conta oltre 250 atleti, tra maschi e femmine, ma non dispone di un campo regolamentare per allenamenti e gare federali. La piccola palestra di via Saporiti, nei locali della parrocchia, va bene solo fino a una certa età.

Quando i ragazzi crescono devono andare a giocare fuori quartiere. Mio figlio del 2009 si allena alle 11 di sera alla Crociera e il sabato a Nervi”, racconta Bozzi. “Per giocare deve attraversare la città. Torna a mezzanotte e il giorno dopo ha scuola. È faticoso, stressante e costoso. Alcuni abbandonano lo sport. E il territorio perde i suoi ragazzi”.

Una situazione paradossale in un quartiere che, con la SCAT, ha saputo offrire un presidio educativo e sociale da decenni: “Non chiediamo un palazzetto, ma una tensostruttura come quella dell’Ardita. Una struttura semplice, che potrebbe essere condivisa con le scuole e aperta al territorio -  spiega ancora Bozzi - Lo sport è uno strumento educativo e inclusivo. Noi vogliamo restare nel nostro quartiere, e far crescere qui i nostri figli”.

L’area oggi al centro della contesa era occupata fino a pochi anni fa dal centro sociale "Terra di Nessuno", sgomberato e poi asfaltato. Secondo Toso, la decisione dell’amministrazione è anche “una scelta ideologica”.

Si vuole trasformare il centro sociale in un'isola ecologica, come a dire: da spazzatura a riuso. Ma è un messaggio sbagliato, offensivo. Era un presidio vivo, frequentato dai giovani, collegato a parrocchie e associazioni. Ora al suo posto arriveranno camion e rifiuti”.

Un contrasto simbolico e pratico, reso ancora più amaro dalla concomitanza con l’inaugurazione, pochi metri più in là, dei “giardini inclusivi” per bimbe e bimbi con disabilità.

Un’area giochi bellissima, senza un marciapiede. E a fianco ci mettono l’isola ecologica. È un paradosso. Ma soprattutto è l’ennesima dimostrazione che questo quartiere viene usato solo per le servitù. Mai per gli investimenti veri”, denuncia Bozzi.

Il Comitato non si oppone alla realizzazione dell’isola ecologica in sé, ma contesta la collocazione, come torna a ribadire Bozzi: “Basta fare una curva più in là e c’è già un sito AMIU, dove si potrebbe facilmente collocare un centro di raccolta di dimensioni adeguate. Invece qui si vuole realizzare la quinta e ultima isola ecologica di Genova, la più grande di tutte. Con tutte le conseguenze in termini di traffico, inquinamento e pericolosità in un’area frequentata da bambini”.

Nel mirino anche altre occasioni mancate: l’area della Caserma Gavoglio, riqualificata ma abbandonata; le Serre di San Nicola, dove verranno costruiti campi da padel “più redditizi ma meno utili alla comunità”.

Non è mai stata presa in considerazione l’ipotesi di una palestra. Lo sport di squadra indoor, come il basket, continua a non essere contemplato. Eppure è uno dei più praticati. E serve ai ragazzi, alle famiglie, al territorio”.

Non ci siamo mai schierati politicamente. Vogliamo solo essere ascoltati”, ribadisce Bozzi. “Il nostro è un quartiere popolare, spesso dimenticato. Ma abbiamo idee, volontà e proposte concrete. Costruire una palestra qui sarebbe un atto di giustizia e visione. Invece, ancora una volta, ci piovono decisioni prese altrove, senza consultazione, senza dialogo”.

Il messaggio è chiaro: “Sì alla nuova struttura sportiva per il basket. No al centro per il riuso in via Bartolomeo Bianco”.