Una volta c’era il silenzio assoluto delle biblioteche, oggi invece, accanto a quegli spazi che ancora resistono – e per fortuna – si affiancano nuovi luoghi pensati per accogliere una generazione che studia ovunque, in mille modi, e che si porta il lavoro nello zaino insieme al computer e alle cuffiette.
Per molti, le biblioteche rimangono un punto di riferimento: che siano universitarie o comunali, rappresentano ancora oggi un luogo dove trovare concentrazione, magari il supporto di qualche amico, o anche solo la sensazione di essere in mezzo a chi – come te – sta cercando di dare una forma concreta al proprio futuro. C’è chi le sceglie per il silenzio totale, per quell’ordine che aiuta a mettere in fila anche i pensieri più confusi, chi le ama perché lì si sente meno solo, circondato da pagine sfogliate, schermi illuminati, sguardi assorti. Per altri ancora, la biblioteca è una scelta di rituale: stesso posto, stesso orario, stesse abitudini. Come un piccolo rifugio in cui sentirsi al sicuro, pur nel mezzo dello stress.
Ma per altri, il silenzio assoluto non funziona: serve un po’ di rumore di fondo, un caffè caldo, una sedia comoda. E così la scelta ricade su bar e caffetterie, diventate veri e propri spazi di lavoro condiviso, con tavoli grandi, Wi-Fi e prese elettriche ovunque.
Negli ultimi anni, però, è nata una via di mezzo. Sempre più spesso stanno aprendo locali e spazi dedicati a studenti e lavoratori dove è possibile trovare non solo il classico bar, ma anche una zona attrezzata: tavoli ampi, microonde per scaldare il pranzo, bustine di tè da preparare in autonomia, acqua disponibile, magari anche qualche snack. E, dettaglio non da poco, in molti di questi luoghi la consumazione non è obbligatoria. Si può entrare, scegliere un posto, accendere il computer e restare anche ore senza dover per forza ordinare qualcosa. È un nuovo modo di vivere gli spazi, più inclusivo, più umano, più in linea con i bisogni reali della nostra generazione.
Perché no, non vogliamo solo un caffè bello da postare nelle storie. Vogliamo sentirci a nostro agio, trovare un posto dove concentrarci, ma anche dove prenderci una pausa se serve. Dove magari scambiare due chiacchiere con un altro ragazzo o ragazza che sta studiando accanto a noi, oppure rimanere in silenzio ma sentirsi comunque in compagnia.
C’è anche chi sceglie questi luoghi per socializzare, per studiare in gruppo, per non rinchiudersi sempre tra le quattro mura di casa. E forse è proprio questo uno dei punti fondamentali: uscire, cambiare aria, sentirsi parte di qualcosa.
Quello che emerge, ancora una volta, è la capacità della Gen Z di adattarsi, di cercare soluzioni nuove e costruirsi routine diverse, giorno per giorno. Non siamo quelli con la scrivania fissa. Siamo quelli con la sedia pieghevole, con il Mac appoggiato sul tavolo di un bar, con l’agenda piena di impegni e la mente in mille direzioni. E in mezzo a tutto questo, cerchiamo solo un posto dove poterci fermare. Anche solo per un pomeriggio.