Botteghe storiche e locali di tradizione - 09 giugno 2025, 08:00

Botteghe storiche e locali di tradizione - Pisano Pietro & Figlio, la gioielleria nascosta che vive da oltre due secoli

Aperta nel 1810, l’attività oggi è guidata da Pucci Pisano, che trasmette con passione i suoi valori alla clientela: “Non venderò mai qualcosa che non mi piace. La mia ricchezza più grande? I rapporti umani”

Continua con questo lunedì, e andrà avanti per tutti i lunedì successivi, un servizio seriale de ‘La Voce di Genova’ dedicato alle Botteghe Storiche e ai Locali di Tradizione della nostra città. Vogliamo raccontare, di volta in volta, quelle che sono le perle del nostro tessuto commerciale, e che ci fanno davvero sentire orgogliosi di appartenere a questa città. Buon viaggio insieme a noi!

L’anima di un luogo non si vede, ma si sente: è fatta delle vite che ogni giorno lo abitano e lo rendono accogliente. A volte, entrando in una stanza, si percepisce subito la personalità di chi l’ha arredata e pensata in ogni dettaglio. Quando una persona somiglia al luogo che è riuscita a creare, si può dire senza ombra di dubbio che abbia fatto un buon lavoro. È questo il caso di Pucci Pisano, anima e cuore della Gioielleria Pietro Pisano & Figlio: una bottega storica, più unica che rara, che occupa l’intera superficie di un appartamento al civico 2 di via Fieschi. Un po’ nascosta, se non si sa dove cercarla, ma impossibile da dimenticare una volta scoperta.

Al suo interno si trovano oggetti per tutti i gusti: articoli da regalo in silver, perspex, ceramica o legno, pezzi in argento o in sheffield moderno e antico. Ogni stanza conserva il fascino della storia che le pareti raccontano, ma nulla è rimasto cristallizzato: i quarant’anni che Pucci ha trascorso dentro al negozio di famiglia sono tutti lì, vivi più che mai.

Il negozio è stato aperto nel 1810 da Pasquale Pisano. Si trovava in viale Sauli, una traversa di via San Vincenzo: il viale veniva anche chiamato Pisano, proprio in onore dell’attività”, spiega la titolare. Dopo di lui si sono succedute diverse generazioni, fino ad arrivare ai genitori di Pucci, Roberto e Fernanda. I mobili sono rimasti gli stessi anche dopo il trasferimento nella sede attuale, avvenuto nel 1951: “In passato esisteva anche la fabbrica di gioielli, come mi ha raccontato mia mamma. Lei ha sposato papà e ha iniziato a dare una mano in negozio, nonostante lui non fosse convinto. È grazie a lei se è stata introdotta la parte di oggettistica, che ha poi trasformato completamente la struttura del negozio. Tutto è iniziato con delle pecorelle di ceramica bianche e blu, a cui aveva appeso un piccolo calendario: li ha proposti come articoli da regalo, e sono stati accolti con entusiasmo dalla clientela”.

L’ispirazione era arrivata da un film che ha davvero fatto la storia, Colazione da Tiffany, in particolare dalla scena in cui i protagonisti entrano nella famosa gioielleria con un anello trovato in una scatola di cracker. Lei, con un sorriso ironico e tenero, chiede al commesso se possono farlo incidere, nonostante il suo scarso valore. L’intuizione di mamma Fernanda si è rivelata essenziale per la sopravvivenza della gioielleria Pisano. Pucci ha iniziato ad affiancarla dopo la scomparsa prematura del padre, quando era ancora una studentessa di giurisprudenza: “Mi sembrava impossibile che si trattasse di un lavoro vero. Mi pareva fatto solo di chiacchierate infinite con i clienti... Poi, una volta entrata, ho capito che ci sono tanti altri aspetti”.

Aspetti che, negli anni, possono anche averla spaventata, ma che non hanno mai scalfito il suo spirito: “Non mi è mai interessato viaggiare, andare in alberghi di lusso, vestirmi elegante. A incuriosirmi sono sempre stati i rapporti umani, gli scambi gratificanti con le persone. Alcuni si fidano ciecamente: potrei vendere loro qualsiasi cosa. Oggi è più difficile: i giovani comunicano con messaggi e mail, e questo non mi piace, perché manca la parte più importante, cioè guardare l’altra persona negli occhi”.

E proprio la clientela fisica è la protagonista assoluta della gioielleria: “Qui non si arriva per caso, bisogna sapere che esiste – racconta ancora Pucci –. I clienti ci conoscono grazie al passaparola, anche perché non facciamo pubblicità. È un’isola felice, un posto dove le persone entrano, fanno i loro acquisti e ringraziano per il contatto umano. Mia mamma diceva: ‘Le persone fanno tre piani di scale (quelli per raggiungere il negozio, n.d.r.) perché hanno bisogno di amore’. Lei non era una persona dolce, ma sapeva accogliere”.

Oggi lavoro ogni pomeriggio in negozio, mentre al mattino c’è una commessa. A darmi una mano c’è anche mia nipote Carola, con cui scegliamo gli articoli da ordinare ogni settimana. Ci vediamo il mercoledì, stiamo insieme e mi dà una mano a seguire la parte più burocratica. La cosa bella di questo lavoro è che ogni giorno scopro e imparo cose nuove”.

Gli oggetti in vendita sono scelti con cura da Pucci e dalla nipote: “Non metterò mai in vendita qualcosa che non mi piace. Me ne sono sempre fregata delle mode del momento. Forse anche questo piace ai clienti, perché è rimasto un po’ tutto com’era, come se il tempo si fosse fermato. Forse sono fuori epoca, ma sento che questa è la mia strada”.

Negli anni si sono avvicendate generazioni, sia dietro sia davanti al bancone: oggi sono i figli e i nipoti dei clienti storici a fare acquisti. “Sono tutte persone a cui voglio bene: tanti sono amici miei o dei miei genitori. Di molti magari non ricordo il cognome, ma conosco il loro segno zodiacale. Molti sono della Genova bene, è vero, ma spesso arrivano anche persone tramite il passaparola, che devono fare un regalo e trovano qui piccoli oggetti perfetti”.

Quel che colpisce, oltre al fascino e all’eleganza delle stanze, è senza dubbio la personalità di Pucci: “Spesso mi dicono che sono ingenua, ma credo sia una fortuna. Voglio invecchiare il più tardi possibile, se invecchiare significa diventare diffidenti. Anche perché, se diamo fiducia alle persone, spesso la sentono e provano a non tradirla”. Una cosa è certa: a non tradirsi mai, è proprio la signora Pucci, con il suo sorriso, la sua voglia di chiacchierare e il suo modo di essere, senza bisogno di apparire.