Attualità - 15 giugno 2025, 08:00

Icona urbana o un ostacolo al futuro? La Sopraelevata compie sessant’anni e adesso il suo destino divide Genova

Che piaccia o meno, quella striscia d’asfalto inaugurata nel 1965 è parte integrante della città e della sua immagine. Ora, con la costruzione del tunnel subportuale, rischia di diventare obsoleta e serve una decisione chiara sul suo futuro

Icona urbana o un ostacolo al futuro? La Sopraelevata compie sessant’anni e adesso il suo destino divide Genova

La Sopraelevata nasce tra il 1964 e il 1965 come risposta temporanea al congestionamento del traffico nel centro cittadino. In quegli anni, il porto era ancora in piena attività lungo le banchine centrali, il terminal crocieristico non era stato spostato verso Ponente e le direttrici costiere erano insufficienti a reggere il flusso crescente di veicoli. La strada, realizzata con una rapidità che oggi sembra inimmaginabile, permise di deviare parte del traffico di attraversamento urbano su un percorso diretto e relativamente veloce, senza interferire con i flussi pedonali o con le strade a raso.
Fin dal principio, tuttavia, emersero critiche relative all’impatto paesaggistico e alla discontinuità architettonica che la struttura imponeva sul fronte mare. Negli anni ’70 e ’80, il dibattito si arricchì di nuovi elementi: il porto cominciò a trasformarsi, con la progressiva dismissione di alcune banchine e la nascita dell’area del Porto Antico. Contestualmente, la Sopraelevata divenne una linea di confine tra due città che non riuscivano a riconnettersi: quella storica, che guarda al mare, e quella degli spostamenti quotidiani, che guarda all’asfalto, al traffico, ai tempi.
Nel frattempo, le funzioni della Sopraelevata sono cambiate. Oggi è una strada a scorrimento regolato, con divieto di transito ai mezzi pesanti e un flusso veicolare meno intenso rispetto al passato. Tuttavia, la sua posizione centrale e la capacità di garantire collegamenti rapidi, soprattutto durante i blocchi o i cantieri sulla viabilità ordinaria, la rendono ancora essenziale nel sistema urbano.
Negli ultimi decenni, ogni tentativo di superarla è fallito o rimasto incompiuto. Anche le ipotesi di riqualificazione (estetica o funzionale) non hanno trovato concreta attuazione. È rimasta, di fatto, un elemento sospeso: troppo utile per essere rimossa, troppo invasiva per essere davvero integrata.

La storia: da infrastruttura d’emergenza a icona urbana

La Sopraelevata nasce in un momento preciso: tra il 1964 e il 1965 (compirà sessant’anni esatti il 25 agosto, giorno della sua inaugurazione nel ’65), il traffico automobilistico cresce rapidamente e la rete viaria genovese è inadeguata a reggerne l’impatto. L’amministrazione comunale decide allora di realizzare un collegamento rapido sopraelevato tra la zona della Fiera e il ponente cittadino, correndo sopra le aree portuali e sfiorando il centro storico.
Il progetto, affidato all’ingegnere Luigi Fera, viene portato avanti con grande velocità: in meno di un anno l’opera è completata. L’idea iniziale era che fosse temporanea, una soluzione provvisoria in attesa di una più ampia revisione della viabilità cittadina. Ma come spesso accade, il provvisorio è diventato definitivo.
Nel tempo la Sopraelevata ha visto cambiare attorno a sé la città: il porto ha arretrato, l’area del Porto Antico è stata trasformata, il traffico ha mutato caratteristiche. Eppure, quella lingua d’asfalto è rimasta al suo posto. È diventata una scorciatoia quotidiana per automobilisti, ma anche un oggetto ingombrante per architetti e urbanisti. Ha ispirato fotografie, documentari, progetti di reinterpretazione estetica. È stata chiusa per eventi o per maltempo, ha resistito a terremoti e a mutamenti politici. In molte occasioni se n’è ipotizzata la rimozione, senza mai trovare una vera alternativa.

Il tunnel subportuale e la prospettiva del superamento

Negli ultimi anni, il dibattito sulla Sopraelevata ha trovato un punto di svolta con il progetto del tunnel subportuale, l’infrastruttura più imponente prevista per la città nei prossimi dieci anni. Un collegamento sotterraneo da oltre un miliardo di euro, cofinanziato da Aspi, che dovrebbe correre dal casello di Genova Ovest fino a piazzale Kennedy, raccogliendo gran parte del traffico attualmente in transito sulla ‘Aldo Moro’.
Il ragionamento dell’amministrazione è lineare: una volta che il traffico potrà scorrere in galleria, si potrà finalmente restituire la superficie al tessuto urbano. L’idea è quella di creare un boulevard urbano, alberato, con piste ciclabili e spazi pedonali, ridisegnando completamente l’asse Gramsci-Turati-Buozzi. Un’ipotesi coerente con il Masterplan del waterfront firmato da Renzo Piano, che già nel 2004 immaginava una città più accessibile, visivamente aperta verso il mare.
Il progetto è inserito nel Documento Unico di Programmazione del Comune con un primo stanziamento di 4,5 milioni di euro, destinato alla zona tra Dinegro e San Teodoro. Ma lo stesso presidente Marco Bucci ha precisato che l’abbattimento della Sopraelevata non è vincolante per la realizzazione del tunnel, e che le decisioni sul suo futuro potrebbero spettare alle amministrazioni successive. In altre parole: l’abbattimento non è ancora certo, ma è per la prima volta contemplato con una forma concreta.

Un dibattito aperto, tra visioni diverse della città

Intorno alla Sopraelevata si sono cristallizzate due visioni contrapposte. Da una parte, chi la considera una barriera urbanistica e architettonica, un ostacolo alla piena fruizione del waterfront, una cesura tra città e porto. Dall’altra, chi la difende come infrastruttura funzionale, oggi regolamentata, con traffico contenuto, utile in caso di emergenze o deviazioni.
In rete è stata lanciata una petizione dal titolo “Salviamo la Sopraelevata”, che ha raccolto oltre duemila firme. Tra i firmatari, cittadini e studiosi che chiedono di valutare con attenzione l’impatto della sua eventuale rimozione. I timori riguardano non solo la viabilità, ma anche l’effettiva sostenibilità economica e ambientale di un abbattimento parziale, connesso a un boulevard che andrebbe poi protetto dal traffico di attraversamento.
Il confronto non è solo tecnico, ma anche culturale. La Sopraelevata è entrata nell’immaginario della città, come elemento familiare e controverso. Le sue fotografie, la vista sul porto, l’effetto scenico che produce nei passaggi notturni, sono diventati parte del modo in cui Genova si racconta. Per alcuni è un retaggio da superare, per altri un’eredità da rinnovare ma da non cancellare.

Scenari futuri e tempi della politica

Il futuro della Sopraelevata non si deciderà in tempi brevi. Il progetto del tunnel subportuale ha un orizzonte decennale: i lavori di scavo, con l’impiego della talpa, non inizieranno prima del 2026 (Aspi dice nel 2027, l’amministrazione regionale spinge sull’acceleratore), e la fine del cantiere è stimata attorno al 2031. Solo a quel punto si potrà ragionare in modo operativo sull’eventuale rimozione dell’asse sopraelevato.
Nel frattempo, la città dovrà convivere con l’incertezza. Il Comune potrebbe portare avanti interventi parziali, riducendo l’impatto visivo e migliorando l’integrazione tra i livelli urbani. Ma ogni decisione definitiva sarà politica, e dipenderà dall’amministrazione attuale e da quelle future. Come ha sottolineato lo stesso Bucci, il tunnel si può fare anche mantenendo la Sopraelevata.
Resta il nodo culturale: quale idea di città prevarrà? Una Genova più aperta, lenta, disegnata per la mobilità dolce? Oppure una Genova che fa ancora affidamento sulla velocità, sulla connessione diretta, sull’automobile? In questa scelta si riflette non solo il destino di una strada, ma anche il modello di sviluppo urbano che la città vorrà darsi.