Piccolo, ma decisivo per la biodiversità globale. Il Mediterraneo ospita circa il 10% delle specie marine mondiali in meno dell’1% della superficie oceanica del pianeta. Un ecosistema prezioso ma fragile, oggi messo a dura prova dal cambiamento climatico, dall’inquinamento da plastica e dalla pressione antropica. In occasione della Giornata internazionale del Mar Mediterraneo, l’8 luglio, Greenpeace Italia ha lanciato la guida “Il mare in tasca”, un vademecum per conoscere e proteggere meglio il Mare Nostrum. A Genova, intanto, due Summer School organizzate dal Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e della Vita (Distav) dell’Università approfondiscono lo studio e la tutela delle specie più minacciate.
Secondo un’indagine realizzata da AstraRicerche per Greenpeace, oltre un italiano su due (54,3%) individua nei mari e negli oceani uno degli ecosistemi più minacciati. In particolare, gli abitanti del Nord-Ovest, quindi anche della Liguria, si dichiarano ancora più consapevoli (60%). Le principali minacce percepite sono l’inquinamento da plastica (39,8%), quello atmosferico (36,1%) e lo scioglimento delle calotte polari (30,3%). Seguono scarichi industriali e agricoli, sversamenti di petrolio e il surriscaldamento delle acque, indicato dal 18,1% del campione.
Proprio l’aumento delle temperature marine è al centro dell’attività di ricerca condotta dal Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e della Vita (Distav) dell’Università di Genova. “Il surriscaldamento delle acque ha già cambiato sensibilmente, e in maniera definitiva, il paesaggio subacqueo del Mar Mediterraneo, e in particolare del Mar Ligure”, spiega Giorgio Bavestrello, biologo e coordinatore del gruppo di zoologia marina del Dipartimento. A partire dagli anni Ottanta, si sono registrate morie estese di spugne e gorgonie, aggravate da ondate di calore sempre più frequenti. Gli organismi bentonici, che vivono ancorati al fondale, non sono in grado di spostarsi e quindi subiscono in modo diretto le conseguenze dell’aumento termico.
Per approfondire la conoscenza di questi organismi, il Distav promuove due Summer School gratuite, una dedicata alle spugne (poriferi), l’altra a gorgonie e coralli neri, con lezioni teoriche, laboratori pratici e visite all’Acquario di Genova. I corsi, organizzati con il supporto di Micamo Lab e finanziati nell’ambito del PNRR, coinvolgeranno 40 partecipanti da tutta Italia e prevedono anche l’utilizzo di microscopi elettronici e strumenti di identificazione tassonomica.
Anche la guida di Greenpeace insiste sull’importanza di gesti concreti per ridurre l’impatto individuale sul mare: l’uso di borracce al posto delle bottiglie di plastica, la scelta di creme solari prive di ossibenzone, la raccolta dei mozziconi di sigaretta, tra i rifiuti più diffusi sulle spiagge. Secondo Greenpeace, ogni singolo comportamento conta. E lo dimostra il dato secondo cui il 61,8% degli intervistati ritiene che la tutela del mare debba partire dai cittadini.
Il Mar Mediterraneo è oggi uno dei mari più inquinati al mondo per concentrazione di plastica. Le aree marine protette coprono meno dell’1% delle acque italiane. E diverse specie iconiche sono in pericolo: la foca monaca, recentemente avvistata anche nell’area delle Cinque Terre, è sull’orlo dell’estinzione. I capodogli rischiano collisioni con le navi, i delfini comuni sono in declino. Particolarmente grave la situazione degli squali: tredici specie, tra cui la verdesca e lo squalo smeriglio, hanno subito un calo drastico o si sono estinte localmente.
“Il cambiamento climatico è la minaccia più urgente per il Mediterraneo - dice Chiara Campione, direttrice di Greenpeace Italia - con la nostra guida vogliamo fornire strumenti concreti per difendere il mare. E con la campagna Time to Resist invitiamo i cittadini a non cedere alla rassegnazione”.