Attualità - 15 luglio 2025, 17:00

Il Ferraris rischia di cambiare nome: nella proposta dei privati piena libertà di ‘ribattezzare’ lo stadio

L’ipotesi è tra le condizioni poste dalla newco formata da CDS Holding, Genoa e Sampdoria per l’acquisto e la ristrutturazione dell’impianto. La sindaca Salis, da sempre contraria alla privatizzazione, dovrà decidere entro fine luglio

Entro quindici giorni il Comune di Genova deciderà le sorti dello Stadio Ferraris. La proposta preliminare e non vincolante da quattordici milioni e mezzo di euro, presentata lo scorso marzo dalla newco formata da Cds Holding, Genoa e Sampdoria, scadrà infatti alla fine di luglio, e porta con sé una serie di richieste che potrebbero ridefinire non solo lo stadio, ma anche il suo ruolo nel tessuto urbano e la gestione di servizi chiave.

La precedente amministrazione sembrava aperta alla possibilità di valutare la vendita dello stadio, un'ipotesi che con la sindaca Salis non appare più percorribile, stando a quanto affermato durante la campagna elettorale. Un incontro, previsto per i prossimi giorni, dovrebbe fare chiarezza sulla questione. 

L'iniziativa di CDS Holding vede il coinvolgimento diretto di Genoa e Sampdoria, che hanno sottoscritto un protocollo d'intesa e parteciperanno con il 10% ciascuno a un veicolo societario ("PropCo") che acquisirebbe e ristrutturerebbe lo stadio, mentre CDS ne detenerebbe l'80%. Tutti i costi per l'acquisto, la progettazione e la ristrutturazione sarebbero interamente a carico della PropCo.

Il progetto prevede di adeguare lo stadio agli standard UEFA per ospitare gli Europei del 2032, mantenendo l'attuale sito ma trasformandolo in una struttura moderna e multifunzionale, capace di ospitare anche grandi eventi extra-calcistici come concerti. La ristrutturazione avverrebbe per fasi, per consentire il continuo utilizzo da parte delle squadre.

Ma sono le condizioni poste dalla PropCo a sollevare interrogativi significativi: una delle richieste esplicite è la "piena libertà di definire il nuovo nome dello stadio". Questo apre la porta alla possibilità di un cambiamento radicale dell'identità storica dell'impianto, potenzialmente legata a sponsor commerciali.

La proposta include, inoltre, l'inserimento di tre medie superfici commerciali al piano terra dello stadio. A ciò si lega una serie di richieste relative ai parcheggi: il Comune di Genova dovrebbe incrementare la dotazione di parcheggi, anche a beneficio di queste nuove superfici commerciali. Una volta realizzati, la PropCo chiede una concessione d’uso di lunga durata per i parcheggi prospicienti lo stadio. Si dovranno poi definire "idonee servitù d’utilizzo dei parcheggi nell’area attorno allo stadio", e valutare "eventuali modifiche della viabilità se funzionali/necessari all’ampliamento dei parcheggi e/o al progetto di ristrutturazione".

In sostanza, il piano delineato sembrerebbe configurare non solo una modernizzazione dell'impianto sportivo, ma un vero e proprio polo multifunzionale con una forte impronta commerciale, in cui il Comune dovrebbe farsi carico di infrastrutture chiave come i parcheggi, per poi concederne la gestione a lungo termine ai privati.

Altre condizioni poste dalla CDS Holding includono la cessione dell'immobile da parte del Comune previa adempienza a recenti prescrizioni normative, in particolare quelle antisismiche, e la piena garanzia sui rischi e costi ambientali a carico della Civica Amministrazione. Viene inoltre richiesta la possibilità di cedere lo stadio ristrutturato in futuro e un impegno del Comune per la rilocazione dell'Istituto Penitenziario di Marassi, ritenuto "estremamente penalizzante" per il quartiere e lo stadio.

La proposta preliminare e non vincolante è valida fino al 31 luglio, entro cui il Comune deve far pervenire una risposta positiva e integrale: in caso di accettazione, viene richiesto un periodo di esclusiva fino al 30 settembre per CDS Holding, per consentire l'elaborazione di un'eventuale offerta vincolante e un progetto preliminare. 

La palla passa ora al Comune di Genova, che dovrà bilanciare la necessità di modernizzare un'infrastruttura fondamentale con le implicazioni di un'operazione che, se accolta in questi termini, consegnerebbe a privati non solo la proprietà, ma anche la gestione e la denominazione futura di un simbolo della città.