La Chiesa genovese si riorganizza per far fronte alla crescente carenza di vocazioni sacerdotali.
A partire da ottobre, infatti, prenderà il via il primo corso per “catechista animatore di comunità”, una figura laica introdotta da Papa Francesco con il Motu Proprio Antiquum Ministerium del 2021 e già annunciata nella Lettera Pastorale dell’arcivescovo Marco Tasca, dedicata a “Evangelizzazione, Sinodalità e Fraternità di parrocchie”.
Il corso, promosso dalla diocesi e anticipato dal settimanale Il Cittadino, ha già raccolto ventiquattro iscrizioni, tra cui otto uomini e sedici donne, comprese tre coppie di sposi, con un’età media di cinquantasei anni. I partecipanti saranno formati per diventare punti di riferimento nelle piccole comunità, soprattutto in quelle zone dove la presenza stabile di un sacerdote non è più garantita.
La nuova figura del “catechista-animatore” avrà un ruolo chiave: sostenere la vita pastorale, accompagnare i fedeli e mantenere vivo il legame comunitario nei territori più fragili, affiancando i sacerdoti e, in alcuni casi, sostituendoli nelle funzioni non sacramentali.
Parallelamente, si amplia la sperimentazione delle “fraternità di parrocchie”, un progetto già avviato in altre diocesi italiane. Anche a Genova alcune comunità stanno ora convergendo in questa nuova forma organizzativa, pensata per favorire la presenza cristiana nei territori e per ottimizzare le risorse umane e pastorali. Le parrocchie di San Gottardo, San Michele Arcangelo di Montesignano, San Bartolomeo Apostolo di Staglieno e Sant’Eusebio costituiranno la prossima “fraternità”, affidata a un gruppo di sacerdoti con il compito di guidare più chiese contemporaneamente.