“Quando è uscito il film E.T. io avevo undici anni, ma ricordo ancora benissimo l’emozione per quell’evento: in quegli anni non c’erano gli stimoli continui che abbiamo oggi, ogni cosa aveva un impatto fortissimo. Quel film mi fece sognare, mi lasciò qualcosa dentro”. Paola Rottigni, avvocata e artista genovese dalla spiccata ironia e dallo sguardo critico, racconta così il primo incontro con l’opera di Carlo Rambaldi. Un’emozione destinata a diventare arte, sotto forma di collage digitale, all’interno della mostra internazionale Art Exchange America & Italy.
L’esposizione, inaugurata il 17 luglio a Vibo Valentia nello storico Palazzo Gagliardi, proseguirà fino al 24 agosto ed è parte integrante delle celebrazioni ufficiali del centenario dalla nascita del ‘maestro’ degli effetti speciali. Rambaldi, vincitore di tre Oscar (per King Kong, Alien ed E.T.), sarà presto insignito anche della stella sulla Walk of Fame di Hollywood. Una figura centrale nel panorama cinematografico internazionale e, come sottolinea Paola, “non solo un genio dell’ingegno tecnico, ma anche una persona eccezionale, capace di tenere unita la sua famiglia in un progetto collettivo, creativo e umano”.
“La mia partecipazione è nata un po’ per caso - spiega l’artista -. Seguivo Daniela Rambaldi, la figlia di Carlo, su Facebook. Un giorno le ho scritto per proporle un’opera che potesse omaggiare la figura di suo padre, perché per me Rambaldi è stato un vero faro. Mi ha colpito quanto lei abbia accolto con entusiasmo la mia proposta. Da lì è partito tutto”. Inizialmente, la mostra si era svolta a New York, con una selezione di artisti già definita: “Daniela ha voluto comunque coinvolgermi nella tappa italiana. È riuscita a inserirmi nonostante i tempi stretti, perché le era piaciuta molto l’opera che avevo realizzato, proprio per il modo in cui raccontava la figura di suo padre”.
E, in effetti, l’opera di Rottigni non è un semplice ritratto o una celebrazione fine a se stessa: è un mosaico narrativo composto da elementi simbolici, stratificazioni visive e riferimenti profondi. “Ogni dettaglio è pensato. C’è un pesce che salta: è la prima creatura meccanica costruita da Rambaldi per un film. Ci sono biciclette che volano, perché da bambino guardava il padre ripararle e da lì nacque la sua passione per la meccanica. E poi c’è il castello di Ferrara, luogo a lui molto caro, la scritta Hollywood, i suoi personaggi iconici: King Kong, E.T., ma anche Pinocchio, un progetto a cui teneva moltissimo e che venne bocciato perché giudicato troppo costoso. L’ho voluto mettere in un cantuccio dell’opera, come a sottolineare la malinconia per un sogno rimasto incompiuto”.
L’opera, chiamata ‘Connessioni trascendentali’, è realizzata con la tecnica del collage digitale e stampata su Dibond, un materiale in alluminio. “Uso perlopiù Photoshop. Mi piace combinare immagini apparentemente sconnesse, costruire narrazioni stratificate. L’alluminio conferisce modernità e riflessi particolari. È un mezzo contemporaneo, in linea con il linguaggio pop che utilizzo, ma sempre con un messaggio preciso. Mi piace giocare con l’iperbole, con l’ironia. I miei collage sono spesso attraversati da un umorismo sottile, anche se non sempre immediato. Ci sono elementi ricorrenti, come i palloncini, che sono la mia firma, o i personaggi manipolati che sembrano venire da altri mondi. L’effetto è a volte straniante, volutamente ambiguo”.
“L’allestimento è stato incredibile - racconta ancora Rottigni -. Nella stessa sala dove era esposto il mio quadro c’erano i tre Oscar di Rambaldi, il primo prototipo della testa di E.T., realizzata a mano da lui stesso. È stata un’esperienza intensa anche da un punto di vista spirituale. Si percepiva un’energia particolare, positiva. La mostra non è solo un omaggio a un artista straordinario, ma un viaggio nella memoria collettiva”.
Parlando di Genova, Rottigni non nasconde le difficoltà che un artista può incontrare. “Non siamo certo in una città che offre infinite opportunità, ma credo che le occasioni vadano create. Oggi, grazie alla rete, è possibile partecipare a mostre anche a distanza. Bisogna uscire dalla logica del 'devo restare qui'. Il mio lavoro è l’avvocato, ma l’arte è la mia passione, è ciò che mi accende. E quando sento che un progetto è giusto, lo seguo, a prescindere dal luogo”.
Ma c’è anche un discorso più ampio, legato al mercato dell’arte. “Purtroppo esistono ancora troppe selezioni a pagamento, ma a me non interessano. Non voglio che la mia arte venga scelta solo perché ho pagato una quota: se è così, allora preferisco non esporre. Ci sono curatori o gallerie che ti contattano con grandi complimenti e poi, alla fine, ti chiedono soldi. È una dinamica che rifiuto”.
Il futuro, per Paola Rottigni, è fatto di nuove esplorazioni: “Ultimamente ho lavorato su opere tridimensionali. Mi piace cambiare. In passato ho realizzato anche dei lavori con maialini di plastica, con cui ho ricostruito personaggi dei videogiochi come Pac-Man. Sul mio profilo Instagram si possono vedere queste follie pop, che piacciono molto soprattutto ai giovani. Per me è importante che l’opera sia anche divertente, accessibile, ma sempre con un significato. Voglio che chi guarda possa anche perdersi nei dettagli e magari trovare qualcosa di proprio”.
Per chi volesse ammirare altre opere di Paola Rottigni, alcune di esse sono esposte, a Genova, alla Galleria d’arte Artistica Comelli, in Via Galata 103R. Qui sono presenti lavori della serie "Cartoons in Genova", come “Piazza De Ferrari” e “San Siro di Struppa”, in digitale su forex.