Continua con questo lunedì, e andrà avanti per tutti i lunedì successivi, un servizio seriale de ‘La Voce di Genova’ dedicato alle Botteghe Storiche e ai Locali di Tradizione della nostra città. Vogliamo raccontare, di volta in volta, quelle che sono le perle del nostro tessuto commerciale, e che ci fanno davvero sentire orgogliosi di appartenere a questa città. Buon viaggio insieme a noi!
“Riaprire la Pasticceria Liquoreria Marescotti è stato come risvegliare una ‘Bella addormentata’: aveva bisogno dell’impegno, del bacio, di qualcuno che ci credesse veramente”. Così Alessandro Cavo, l’uomo dietro la rinascita dello storico locale di via del Fossatello, fondato nel 1780 e tornato in vita, dopo quasi trent’anni, nel 2008. Un piccolo grande miracolo nascosto tra i caruggi, ma in piena vista, nel passaggio pedonale dei tanti genovesi e turisti che si perdono ancora fra le strette strade genovesi.
L’attività è stata avviata con il nome di Cioccolateria Cassottana, diventando poi Laiolo e Marenco, per poi prendere il nome Marescotti nel 1906. Fin dall’apertura, è ospitata nella duecentesca Loggia Gattilusio, un edificio vincolato dal Ministero dei Beni Culturali come uno dei più importanti esempi architettonici della Genova Medievale. L'attività fu sospesa nel 1979 a causa della scomparsa di Irma Marescotti, e la famiglia decise di mantenere il locale chiuso per quasi tre decenni, preferendo preservarne l'eredità storica e gli arredi unici piuttosto che cederlo. Durante questo lungo intervallo, gli arredi e le opere di ebanisteria sono rimasti sospesi nel tempo, come in attesa che qualcuno tornasse a farli rivivere.
E, quel qualcuno, è stato Alessandro Cavo, dopo dodici anni di ‘caparbia follia’.
Quinta generazione di pasticceri e storicamente legato alla Famiglia Marescotti, Cavo descrive la sua filosofia imprenditoriale e associativa come “la volontà di far rinascere qualcosa, riportarlo allo splendore di un tempo, specialmente se è stato trascurato per troppo tempo. Anche nel mio piccolo, con il mio impegno associativo, cerco di contribuire a restituire a Genova quella grandezza che merita - spiega -. Nei primi anni 2000 i turisti hanno ricominciato ad arrivare, e mi sono trovato nella fortunata condizione di poter riaprire un luogo simbolico proprio in quel momento. Da allora è sempre più frequentata da visitatori, e il fatturato tende sempre più verso il turismo. Questo mi riempie d’orgoglio, perché chi viene alla Marescotti trova qualcosa di autentico, nulla di costruito: è un’esperienza al 100% genovese, che esiste solo qui. E questo mi rende davvero fiero”.
L’arredo, realizzato tra il 1870 e il 1880, colpisce subito per il suo slancio verticale, pensato in modo originale per valorizzare l’esposizione delle bottiglie di liquori. Un vero trionfo di artigianato d’epoca: legno di pioppo impreziosito da piuma d’acero, cornici in palissandro, inserti di marmo bardiglio grigio e portoro, e ferramenta in ottone lucido che dona un tocco di eleganza senza tempo. Lo stile è riconducibile al raffinato gusto Carlo X (1824-1830). Il recente restauro ha restituito splendore a ogni dettaglio, grazie a un’accurata pulizia e a una finitura a cera trasparente che ne esalta la matericità. Tra i recuperi più affascinanti, spicca il registratore di cassa originale della prestigiosa National Cash Register, fabbricato in Ohio nei primi anni del Novecento, un gioiello di design industriale.
La bottega storica oggi propone pasticceria, con gli immancabili amaretti di Voltaggio, i tipici dolcetti di pasta di mandorle, oltre alle specialità tipiche come il pandolce genovese, i baci di dama, la sacripantina e tanto altro, e offre ampio servizio di caffetteria. All’interno ci sono cinque persone impiegate, ed è aperta tutti i giorni, 365 giorni all'anno. “È una scelta che ho voluto fortemente - racconta Cavo -. Passandoci davanti ogni giorno, come fai tu, è normale che tu non lo abbia mai visto chiuso: perché non deve esserlo. Volevo che nessuno si chiedesse mai ‘Ma la Marescotti sarà aperta?’ Deve essere una certezza, un punto fermo. E questo è qualcosa che, anche se può sembrare poco genovese, in realtà è molto genovese. La mia famiglia, già nel '900, gestiva locali che non chiudevano mai, neppure di notte: Genova aveva una forte anima notturna, grazie al porto. Questa continuità ci ha aiutato molto, ha dato slancio al lavoro. È diventata una certezza: la Marescotti c’è sempre. È diventata più di una pasticceria storica o una caffetteria: è un punto di riferimento per il quartiere. Un luogo dove magari si lascia una busta, un paio di occhiali smarriti, o semplicemente ci si dà appuntamento per un caffè veloce. È lì, accessibile, familiare”.
E questo è importante, soprattutto in una zona non sempre semplice: “Il nostro augurio è che possa migliorare sempre di più, diventare più pulita, più curata. E insieme agli altri locali di qualità che ci sono intorno, tutti gestiti da persone che hanno creduto in questa zona, vogliamo continuare a dare valore al quartiere. È un’area strategica, vicina alla parte più turistica della città, con grandi potenzialità. E il fatto che ci siano persone che ci hanno investito e creduto è una cosa molto positiva. Sarebbe bello se tutto questo venisse riconosciuto e valorizzato anche da chi governa".
“Parlando del futuro, posso anticipare che ci saranno delle novità, anche in vista del ventennale della riapertura che cadrà nel 2028 - racconta ancora Cavo -. Il progetto Marescotti non si ferma qui: insieme al mio socio Marco Pedrelli continuiamo a crederci e vogliamo continuare a investire, perché è un posto a cui teniamo molto e che rappresenta qualcosa di importante per quella zona del centro storico, ed è diventato un simbolo di rinascita e di resilienza”.