Attualità - 22 agosto 2025, 08:00

Carignano, il progetto di riqualificazione della Rotonda diventa un caso cittadino: “Un muro contro la vista mare”

Fra ritardi dovuti a ritrovamenti archeologici, varianti approvate con aumento delle altezze e contestazioni sulla tutela paesaggistica, il cantiere procede in attesa delle decisioni del TAR: “Non solo un’occasione mancata, ma anche un intervento brutto dal punto di vista estetico”

Quello che era stato presentato come un progetto ambizioso di riqualificazione urbana rischia oggi di trasformarsi in un caso simbolo delle contraddizioni tra sviluppo edilizio e tutela paesaggistica. La riqualificazione della Rotonda di Carignano, affidata alla ditta Pix Development, già impegnata nella ristrutturazione dell’ex Mercato del Pesce, è al centro di ricorsi al TAR e proteste dei residenti, che denunciano un muro “invasivo” capace di compromettere irrimediabilmente la vista sul mare.

Il piano iniziale, approvato nel 2021, prevedeva un due medie strutture di vendita (incluso un supermercato Conad), spazi verdi pensili, parcheggi pubblici e privati, e un edificio residenziale con verde sopra gli edifici. Era prevista anche la presenza di un circolo ricreativo e culturale per tassisti, con relativi posti auto coperti. Fin dall’inizio però non sono mancate polemiche, alimentate dal timore di una cementificazione in un’area di forte pregio paesaggistico, sottoposta a vincoli ministeriali che la definiscono “bellezza d’insieme” e ne tutelano il valore storico e culturale.

I lavori hanno subito ritardi per il ritrovamento di reperti archeologici e altre difficoltà, fino a quando, nell’autunno del 2023, il Comune ha approvato una variante progettuale. La modifica ha escluso il ristorante inizialmente previsto, sostituendolo con il circolo tassisti, confermando tre unità residenziali con verde pensile. Ma soprattutto ha comportato l’innalzamento delle strutture, ritenuto in contrasto con le prescrizioni della Soprintendenza che imponevano di non ostruire la vista mare e di garantire un’integrazione paesaggistica.

La petizione online “Mare vista muro” su change.org ha superato le 1.400 firme, chiedendo la sospensione dei lavori e denunciando il mancato rispetto dei requisiti di tutela paesaggistica e del bando di gara comunale, che imponeva la realizzazione di spazi pubblici verdi e continuità paesaggistica.
Il muro è un pugno in faccia - spiega uno dei proponenti -. Sul prospetto esposto accanto al cantiere è evidente che la quota prevista era molto più bassa. Ho misurato personalmente: si tratta di 50-90 centimetri in più rispetto a quanto autorizzato. È la prova della violazione delle prescrizioni della Soprintendenza”.  Inoltre, sottolinea anche come il progetto non rispetti la destinazione originaria dell’area: “Stiamo parlando di 9.600 metri quadrati, che erano destinati a verde pubblico. Invece ci troviamo con parcheggi, box e persino un nuovo circolo dei tassisti con 33 posti auto coperti”.

Secondo i promotori della petizione, mancano valutazioni d’impatto paesaggistico, e i render pubblicati all’avvio dei lavori mostravano altezze e proporzioni diverse da quelle reali: il risultato è un muro che comprometterebbe la vista verso levante e il panorama del promontorio di Portofino, patrimonio paesaggistico di valore anche turistico.

La Soprintendenza aveva già sollevato perplessità, imponendo modifiche affinché i nuovi volumi non raggiungessero la stessa altezza della Rotonda. Più recentemente, ha dichiarato non autorizzabili gli interventi sulle murature di contenimento e sulle parti che si appoggiano alla struttura tutelata, per carenza di elaborati tecnici.

Un gruppo di cittadini ha presentato ricorso al TAR nel dicembre 2023 contro la variante, sostenendo che l’innalzamento delle strutture comporti un grave danno paesaggistico. L’udienza di merito è attesa in autunno, ma i residenti temono che, se la sentenza dovesse arrivare a cantiere concluso, difficilmente si potrà tornare indietro.

Il dibattito è approdato anche in Consiglio comunale nel marzo 2024. Davide Patrone, allora capogruppo del Pd, aveva espresso forti perplessità sul progetto, mentre l’assessore all’Urbanistica Mario Mascia aveva ribadito la conformità delle operazioni, fissando la conclusione dei lavori per luglio 2026. Intanto, il Comune ha dato parere positivo nell’ambito della Conferenza dei servizi, e i cantieri proseguono sia a Ponente che a Levante.

Per i residenti, la questione non riguarda solo il paesaggio ma anche la sicurezza e la trasparenza: “Il pavimento della rotonda non si sta assestando, si sta allargando. Basta guardare le fughe delle piastrelle: a ponente ci sono fessure da dieci centimetri. Un collega ha segnalato tutto ai vigili, ma del verbale non sappiamo più nulla”.

Questa realizzazione, per come è nata e per come si è sviluppata, rappresenta forse l’esempio peggiore tra tutte le opere contestate o contestabili a Genova negli ultimi anni - aggiunge Giorgio Scarfì di Genova contro il degrado -. Non tanto perché sia più brutta di altre, ma per il modo in cui è stata gestita e portata avanti nel tempo. Bisogna ricordare che l’area sotto la Rotonda di Carignano è sempre stata al centro di progetti: la parte di ponente era di proprietà del Comune, mentre quella di levante era in concessione di una società petrolifera, che la teneva come riserva perché in corso Aurelio Saffi c’era un distributore e si pensava di farne uno più grande. Per questo motivo non veniva venduta, e il Comune non poteva permettersi di acquistarla: i sindaci che si sono succeduti hanno sempre cercato, senza riuscirci, di unificare i due lotti per realizzare un progetto pubblico, come giardini o aree sportive.

Poi, con la prima giunta Bucci, è stato fatto un accordo che ha permesso di acquisire anche quel terreno, insieme ad altre aree: a quel punto, finalmente, l’area era tutta di proprietà comunale. E cosa è successo? Il Comune ha dato disdetta agli affittuari che c’erano a ponente (tra cui il circolo dei tassisti e un rivenditore di auto usate) e ha bandito una gara a cui ha partecipato una sola ditta, la stessa che poi si è aggiudicata la concessione per 90 anni, in cambio di qualche opera di compensazione superficiale, come la pavimentazione della Rotonda”.

Il progetto è stato presentato una sola volta ai cittadini, in una riunione informale, e poi non è più stato mostrato - spiega ancora Scarfì -. Nel frattempo, durante i lavori, sono venuti fuori resti archeologici, che hanno costretto a modificare i piani. Modifiche che non sono mai state condivise con nessuno. Risultato: la parte di ponente è cresciuta in altezza rispetto a quanto si sapeva all’inizio. Alla fine, un’area che poteva essere trasformata in un grande spazio pubblico è stata concessa a un privato per realizzare il solito mix di supermercati, parcheggi e appartamenti. Non solo un’occasione mancata, ma anche un intervento brutto dal punto di vista estetico. Persino la Soprintendenza ha approvato un’opera che stona completamente con il contesto”.