Sacrificare i vacanzieri per salvare i pendolari. Nel programmare in piena estate il clou dei lavori sul ponte sul Po all’altezza di Bressana Bottarone, Ferrovie ha fatto una scelta chiara. Un bivio inevitabile per realizzare un intervento non più rimandabile. E così chi in estate stava anche solo lontanamente pensando di usare il treno per raggiungere la Liguria si è trovato costretto a rinunciare o a fare i conti con tempi di percorrenza estremi ma, per contro, con il ritorno alla normalità post-agostano i pendolari ritroveranno (anche se non del tutto) il servizio lasciato prima del via ai lavori sul ponte.
Dal 30 agosto, infatti, la Genova-Milano tornerà a respirare. Dopo settimane di disagi, autobus sostitutivi e coincidenze saltate, uno dei due binari tra Voghera e Pavia sarà di nuovo operativo. Un passo in avanti, ma non ancora un ritorno alla normalità.
Il cantiere, avviato a primavera, ha interessato un ponte che è nodo cruciale dell’infrastruttura ferroviaria che collega la Liguria al cuore produttivo del Paese. Un’opera da oltre 55 milioni di euro, con obiettivi chiari: mettere in sicurezza il viadotto e preparare la linea a un futuro di maggiore efficienza e capacità. I lavori proseguiranno ancora per un mese, con termine previsto al 29 settembre, ma il parziale ripristino dei binari consente ora di riattivare i collegamenti diretti. Non tutti, però. I treni saranno sì più veloci, ma meno frequenti.
Il primo dato che salta all’occhio consultando gli orari sul sito di Trenitalia è che i tempi di percorrenza migliorano sensibilmente: in alcune fasce orarie, si guadagna anche un’ora rispetto al periodo peggiore dei lavori. Gli autobus sostitutivi vengono gradualmente eliminati, le coincidenze si fanno più fluide e le attese si accorciano. Un viaggio da Genova a Milano può tornare a durare poco più di due ore.
Eppure, la frequenza resta ridotta. Alcuni treni soppressi nei mesi scorsi non tornano in circolazione. Le corse rimaste in orario regolare sono più snelle, ma non bastano a coprire l’intera domanda dei pendolari che devono tornare a spostarsi per lavoro.
Per chi si muove ogni giorno, tra Genova e Milano o lungo le fermate intermedie, è l’ennesima mezza buona notizia. La fine dell’odissea quotidiana si intravede, ma la fiducia nell’affidabilità del servizio resta incrinata.
È questo il timore espresso da diversi comitati pendolari, che nelle ultime settimane hanno chiesto chiarezza a Trenitalia e Regione Lombardia. C’è il sospetto che alcune modifiche introdotte in questi mesi, nate come temporanee, possano diventare strutturali, con meno treni e un servizio razionalizzato solo in apparenza.
“Se un treno scompare per quattro mesi e non viene più ripristinato, è un taglio, non una modifica”, dice uno dei portavoce del coordinamento. La critica è semplice: si è approfittato dei lavori per riscrivere l’orario in senso restrittivo.
Anche da Genova, dove molti professionisti e studenti si muovono verso Pavia, Milano o Piacenza, il timore è simile. Il trasporto ferroviario resta una colonna del pendolarismo ligure, ma deve fare i conti con infrastrutture vecchie, nodi critici irrisolti e scelte aziendali spesso sbilanciate sul fronte dell’alta velocità. Il rischio, oggi, è che i treni regionali vengano ancora una volta penalizzati.
La Genova-Milano è la principale via terrestre che collega il porto al Nord Italia e all’Europa. È il percorso di chi lavora, studia, si sposta ogni giorno tra territori che, nel discorso pubblico, si vorrebbero sempre più integrati. È, infine, la tratta su cui più volte la politica ha promesso investimenti, ammodernamenti, collegamenti rapidi.
Proprio pochi giorni fa il duo Marco Bucci - Edoardo Rixi ha portato al Meeting di Rimini una narrazione intrisa di futuro, di programmi, di infrastrutture che serviranno per rendere la macroregione nord-Ovest “una delle aree più ricche d’Europa”. E sullo sfondo c’è sempre quel ritornello del portare a un’ora il tempo di percorrenza tra Genova e Milano. Per ora sempre e solo sulla carta e nelle parole.
I lavori, seppur necessari e in parte puntuali, hanno messo a nudo la fragilità del sistema. In quattro mesi si è visto quanto poco basti a inceppare il meccanismo. Il trasporto su gomma ha retto male l’urto, le coincidenze sono andate in frantumi, e per molti pendolari il treno è diventato un’ultima risorsa, non più la prima.
A settembre il secondo binario tornerà operativo, e solo allora si potrà fare un bilancio definitivo. Intanto, la domanda resta sul tavolo: torneranno tutte le corse? E con quali tempi e modalità?
Genova ha bisogno di un collegamento con Milano che sia pienamente funzionante, veloce, puntuale e anche solo in minima parte coerente con la narrazione della politica regionale. Tutto il resto, orari stiracchiati, corse dimezzate, pendolari lasciati in bilico, è solo una contraddizione sostenuta dai fatti. Anche perché il copione fatto di lavori, trai soppressi in estate, orari lievitati, collegamenti impossibili, si ripeterà nell’estate del 2026 quando il cantiere del Po entrerà nella sua seconda fase.