Economia - 04 settembre 2025, 08:00

Dopo un anno difficile la vendemmia 2025 promette bene: “Buone sensazioni per qualità e quantità”

Per Paolo Campocci, direttore di Coldiretti Genova, sarà una buona annata anche se i cambiamenti climatici si fanno sentire: “Le escursioni termiche influenzano molto sulla maturazione delle uve”

Gli scongiuri sono d’obbligo, ma il 2025 sembra essere un anno buono per la produzione vitivinicola genovese. Al netto di quel velo di scaramanzia che non guasta mai, è Paolo Campocci , direttore di Coldiretti Genova, a parlare di “sensazioni buone” e di una produzione che dovrebbe essere soddisfacente per “qualità e quantità”. I cambiamenti climatici hanno inevitabilmente giocato la loro parte, con temperature alte a giugno e ad agosto e le piogge abbondanti di luglio, portando a una maturazione lievemente anticipata con alcune aziende che hanno già dato il via ai primi raccolti. Anche se il grosso della vendemmia si inizierà a vedere dal prossimo fine settimana in poi.

In questo momento siamo in attesa, qualcuno ha fatto un po’ di preraccolta, ma per la vendemmia stiamo aspettando che i terreni si asciughino dopo la pioggia - spiega Paolo Campocci ai nostri microfoni - le sensazioni sono buone rispetto al 2024 che non è stato un grande anno per la provincia di Genova. Ci si aspetta un miglioramento rispetto all’anno passato, sempre considerando che il 2023 è stato da record”.

Il 2025 sembrerebbe in miglioramento sia per la qualità, sia per la quantità anche se siamo un po’ su un ottovolante per la maturazione delle uve - aggiunge il direttore di Coldiretti Genova - a giugno ci sono stati 40 gradi, poi un luglio molto piovoso e ad agosto ancora 40 gradi. Queste escursioni termiche influenzano molto sulla maturazione delle uve”.

Ma le insidie non arrivano solo dal clima: “In questo momento c’è apprensione per i problemi della fauna selvatica - conclude Campocci - abbiamo ancora la presenza di cinghiali anche se un po’ in diminuzione e ci sono anche le gazze che possono rovinare il raccolto, oltre ai caprioli che, però, fanno danni minori”.

Coltivare vite nella provincia di Genova significa affrontare pendenze, muretti a secco e microclimi diversissimi nel giro di pochi chilometri, oltre alle insidie dei cambiamenti climatici e della fauna selvatica. Una complessità che dà origine a una produzione vinicola unica, ancora di nicchia ma sempre più apprezzata per la sua identità territoriale forte.
Nell’entroterra genovese, lo ricordiamo, si produce: Bianchetta Genovese DOC, la regina dei bianchi genovesi, vitigno autoctono storicamente coltivato nella Valpolcevera, dà origine a vini freschi, leggeri, con note agrumate e floreali, perfetta con la cucina ligure; Vermentino DOC del Golfo del Tigullio – Portofino, fresco, sapido, marino, il Vermentino coltivato lungo la costa orientale genovese beneficia dell’influsso del mare e di terreni poveri che ne esaltano mineralità e profumi; Ciliegiolo, vitigno a bacca rossa diffuso nell’entroterra, vinificato in purezza o in blend, dà rossi morbidi, fruttati, di media struttura. Sta vivendo una riscoperta grazie a piccoli produttori locali; Bianco e Rosso Val Polcevera DOC, denominazione che raccoglie diverse varietà (tra cui Ruzzese, Bianchetta, Dolcetto, Sangiovese) coltivate nei comuni dell’alta Val Polcevera. Il bianco è fresco e delicato, il rosso giovane e fragrante; Scimiscià (o Cimixa), rarissimo vitigno autoctono della Valle Sturla, recuperato da pochi produttori, dà vita a un bianco aromatico e sorprendente, spesso in quantità limitatissime; Moscato bianco, coltivato nella zona di Sant’Olcese e Mignanego, viene vinificato anche come vino da dessert, con profumi intensi e piacevoli note fruttate.