Politica - 23 settembre 2025, 19:28

In consiglio passano le linee programmatiche dell’amministrazione Salis, ma è sempre polemica sul ‘caso Chiarotti’

Nonostante le scuse del consigliere, il centrodestra prova a portare il tema in aula in Regione e in Comune facendo anche leva sulla provocazione

Non accennano a placarsi le polemiche per la frase pronunciata la scorsa settimana in consiglio comunale dal consigliere Pd, Claudio Chiarotti.
Vi abbiamo già appesi per i piedi una volta”, queste le parole con cui Chiarotti si è rivolto, in un momento di acceso confronto a microfoni spenti, alla capogruppo di Fratelli d’Italia, Alessandra Bianchi. Al centro della disputa, la richiesta (negata) da parte del centrodestra di osservare un minuto di silenzio in memoria di Charlie Kirk, l’attivista conservatore americano ucciso il 10 settembre durante un evento alla Utah Valley University di Orem.

Una settimana dopo, nonostante le scuse pubbliche di Chiarotti e la presa di distanza della sindaca Silvia Salis, il centrodestra è tornato all’attacco.
In mattinata il consigliere regionale Giovanni Boitano (Orgoglio Liguria) ha portato in consiglio un ordine del giorno ‘fuori sacco’ per chiedere all’assemblea di “esprimere formalmente la più ferma condanna delle affermazioni riportate, riaffermando l’impegno della Regione Liguria nella tutela della dignità delle istituzioni e delle persone che le rappresentano e a promuovere, in ogni sede istituzionale, un linguaggio politico rispettoso, volto al dialogo costruttivo e non alla delegittimazione personale”. Documento che le opposizioni non hanno firmato, bloccandone di fatto la presentazione.

Ci saremmo aspettati un segnale chiaro e unitario contro l’uso di linguaggi lesivi del ruolo delle istituzioni e delle persone che le rappresentano - aggiungono da Noi Moderati - Vince Liguria - non averlo fatto significa, di fatto, minimizzare la portata di episodi che rischiano di legittimare un clima di odio e delegittimazione. Il peso delle parole pronunciate in un’aula istituzionale va ben oltre l’intenzione di chi parla e non sempre chi ascolta ha la lucidità di distinguere tra un’uscita infelice e un messaggio politico pericoloso. Per questo riteniamo ancora più grave che l’opposizione non abbia voluto sottoscrivere un impegno semplice, chiaro e doveroso: difendere la dignità delle istituzioni e promuovere un linguaggio politico rispettoso, che non alimenti divisioni ma favorisca il confronto democratico”.

Ma il vero terreno di scontro è stato il consiglio comunale, lì dove tutto è iniziato. Una seduta iniziata con la relazione della sindaca Salis su ordini del giorno ed emendamenti accolti o bocciati nell’ampia discussione delle linee programmatiche. E anche qui non sono mancate le vibranti proteste delle opposizioni che lamentano l’assenza di motivazioni nelle decisioni prese dall’amministrazione comunale sui documenti presentati in aula. Un costante botta e risposta condito da qualche intervento sporadico (alcuni al limite dello strumentale) che ha riportato in luce la questione Chiarotti e, in particolare, la mancata discussione in aula dell’ordine del giorno presentato dal consigliere di opposizione Pietro Piciocchi (Vince Genova).

Le sinistre genovesi si arrampicano sugli specchi e arrivano al punto di sconfessare la linea del presidente Villa di trattare oggi in consiglio comunale argomenti straordinari, improvvisando una superflua votazione in sua assenza - così si legge in una nota unitaria dei capigruppo di opposizione - i consiglieri di centrodestra avevano infatti presentato due documenti straordinari per ottenere un impegno concreto della giunta Salis nel ripristinare la targa di Norma Cossetto dopo l’ennesimo atto vandalico con cui è stata significativamente capovolta a testa in giù un solo giorno dopo la frase di Chiarotti”.
Vogliamo una risposta netta: Salis e il campo largo condannano o no questi atti? - concludono i capigruppo - basta trincerarsi dietro un silenzio che di fatto finisce per avallare simili vergognosi episodi continuando ad alimentare un clima di violenza e odio ideologico”.

Dopo il “no” alla discussione in aula dell’ordine del giorno, l’argomento non ha avuto un suo spazio all’interno della discussione ma, di fatto, è stato l’elefante nella stanza per l’intera seduta, un fil rouge al quale l’opposizione ha fatto riferimento ogni qualvolta i toni si alzavano.
Risultato: un fiume di polemiche, reciproche accuse e provocazioni che ha accompagnato la lunga discussione finale sulle linee programmatiche 2025/2030.


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