Un padre e due figli, una firma di famiglia capace di attraversare mezzo secolo di storia dell’arte genovese. La stagione autunnale dell’“Anno dell’Ottocento” si apre con una mostra diffusa, dedicata a una dinastia di artisti che ha lasciato un’impronta profonda sulla Genova post-unitaria: i Quinzio. Pittori, scultori, disegnatori e frescanti, attivi tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, protagonisti di committenze prestigiose, tra cantieri civili e decorazioni religiose.
Da mercoledì 25 settembre al 14 dicembre, tre sedi espositive (Palazzo Rosso, la Galleria d’Arte Moderna di Nervi e l’Accademia Ligustica di Belle Arti) ospitano la rassegna curata rispettivamente da Martina Panizzutt e Margherita Priarone, Elena Putti e Giulio Sommariva. Una mostra che non si limita a esporre opere, ma accompagna alla scoperta di un gusto, un’epoca e un mondo: quello della Genova borghese che cambia volto, affidandosi a mani sapienti.
“Con questa mostra si apre la stagione espositiva dell’anno dedicato all’Ottocento e si comincia a svelare un patrimonio di grande qualità, ancora in parte sconosciuto - spiega l’assessore alla Cultura, Giacomo Montanari - le opere di questi protagonisti del rinnovamento della città borghese sono in larga parte inedite e in molti casi restaurate per l’occasione”.
Oltre alle tre sedi principali, l’esposizione coinvolge anche due palazzi dei Rolli (Lercari Parodi e Spinola Gambaro) decorati proprio dai Quinzio e visitabili in occasione dei Rolli Days di ottobre. La mostra suggerisce veri e propri itinerari d’arte che si allungano oltre i confini cittadini, raggiungendo l’entroterra e le due riviere, con tappe nelle chiese di Pegli, Voltri, Moneglia, Riva Trigoso, San Michele di Pagana.
Al centro della rassegna ci sono Giovanni Quinzio e i figli Antonio Orazio e Tullio Salvatore, in un racconto che è insieme artistico, familiare e storico. La loro arte raccoglie l’eredità dell’accademismo tardo neoclassico e la rinnova con aperture all’esotismo, al verismo e al naturalismo, dando vita a uno stile personale e riconoscibile, capace di conquistare la committenza cittadina. Un’alternativa, affermata e apprezzata, rispetto ai celebri Nicolò Barabino e Santo Bertelli.
Dagli affreschi nei palazzi nobiliari alle grandi tele storiche, fino alla chiesa dell’Immacolata e alle opere per il Vittoriano di Roma, i Quinzio furono protagonisti della scena artistica del loro tempo. Ma accanto alla produzione pubblica, c’è anche l’intimità della ritrattistica, tra bronzi, oli e acquerelli dalle cromie sofisticate, capaci di cogliere con intensità il volto e l’animo dei soggetti.
Bozzetti, studi preparatori, disegni e schizzi: la mostra apre uno spiraglio sul ‘dietro le quinte’ della bottega Quinzio, rivelando i processi creativi e i passaggi tecnici che portavano alla realizzazione delle grandi decorazioni ad affresco.
La mostra è anche un’occasione per riscoprire il legame profondo della famiglia Quinzio con l’Accademia Ligustica e con le istituzioni cittadine. Giovanni e Antonio Orazio furono direttori delle Gallerie di Palazzo Rosso e Palazzo Bianco, rispettivamente dal 1894 al 1918 e dal 1918 al 1928. Tullio Salvatore fondò nel 1911 la Società Brignole-Sale, incaricata di vegliare sull’utilizzo del lascito della Duchessa di Galliera.
Proprio a Giovanni Quinzio si deve il primo inventario organico delle collezioni civiche, una catalogazione monumentale ancora oggi punto di riferimento per lo studio del patrimonio museale genovese.