Gen Z - il mondo dei giovani - 26 ottobre 2025, 09:30

Gen Z - Il mondo dei giovani - Volontariato, un gesto che non fa tendenza

In un mondo dominato dai social e dal consumo, piccoli atti di altruismo passano inosservati. Eppure, aiutare gli altri, anche senza cercare visibilità, può fare la differenza

Ogni domenica 'La Voce di Genova', grazie alla rubrica ‘Gen Z - Il mondo dei giovani’, offre uno sguardo sul mondo dei ragazzi e delle ragazze di oggi. L'autrice è Martina Colladon, laureata in Scienze della Comunicazione, che cercherà, settimana dopo settimana, di raccontare le mode, le difficoltà, le speranze e i progetti di chi è nato a cavallo del nuovo millennio.

Parliamo spesso di solidarietà, di empatia, di attenzione verso gli altri. Ma quando si tratta di passare dal dire al fare, le cose cambiano. Perché oggi sembra che il volontariato non riesca più a stimolarci. Non tanto perché non ci interessi davvero, ma perché non lo vediamo, non lo viviamo, non ci viene mostrato.

Viviamo immersi in un flusso continuo di immagini, video e contenuti che catturano la nostra attenzione per pochi secondi. Eppure, tra un tutorial e una sponsorizzazione, raramente capita di vedere qualcuno parlare di impegno, di cura, di prossimità. Nemmeno da parte di chi, per definizione, dovrebbe influenzare. Gli influencer, quelli che orientano gusti, mode e linguaggi, raramente parlano di volontariato, o di qualsiasi gesto che esca dalla logica del consumo. Ci spingono a comprare, non a partecipare.

Eppure certe azioni, per quanto piccole, contano più di qualsiasi oggetto che possiamo acquistare. È paradossale: viviamo in una società che valorizza la visibilità sopra ogni cosa, ma i gesti più autentici, quelli che non cercano applausi, restano invisibili. Forse è proprio per questo che tanti di noi non si sentono invogliati a fare volontariato: perché non lo vedono raccontato, e perché quando accade, non è mai “bello da mostrare”.

Il volontariato non è (solo) quello delle grandi fondazioni o delle missioni all’estero. È anche aiutare un vicino, accompagnare un anziano a fare la spesa, sostenere un compagno di scuola in difficoltà, partecipare a piccoli progetti di comunità. Sono gesti quotidiani, quasi invisibili, ma che costruiscono relazioni e responsabilità. Per molti giovani, scoprire che bastano pochi minuti al giorno per fare la differenza può essere sorprendente, soprattutto in un contesto dove il tempo sembra sempre troppo poco e le distrazioni infinite.

C’è un contrasto evidente tra consumismo e impegno sociale: mentre la società premia ciò che si vede e si compra, spesso si ignora ciò che conta davvero. Ma è proprio qui che il volontariato trova il suo valore: non misura il successo in like o follower, ma in vite toccate, in sorrisi, in gratitudine silenziosa. È un gesto che non deve essere approvato da nessuno, se non dalla propria coscienza.

Raramente capita di vedere persone con migliaia di follower condividere video o storie in cui mostrano un gesto di volontariato autentico, senza cercare approvazione o visibilità. Eppure, quando succede, è potente: perché ricorda che certe azioni sono più importanti di tutto ciò che il consumo e i social cercano di imporci ogni giorno.Forse dovremmo ripensare a cosa voglia dire “influenzare”. Mostrare l’altruismo, anche solo un piccolo gesto, può avere un impatto maggiore di qualsiasi prodotto sponsorizzato. Il volontariato è un atto silenzioso, che non chiede applausi. E proprio per questo, è oggi più raro e prezioso che mai.

Alla fine, la vera domanda non è se il volontariato sia “di tendenza”, ma se siamo disposti a viverlo. Anche un gesto piccolo, quotidiano, può cambiare qualcosa, e se imparassimo a farlo con la stessa naturalezza con cui condividiamo un video o un pensiero online, forse scopriremmo che il vero valore sta proprio lì: nell’aiutare senza cercare nulla in cambio, nell’essere presenti per qualcuno che ne ha bisogno, semplicemente perché è giusto farlo.

Martina Colladon