Dopo più di tre ore di telefonata con il commissario di Acciaierie d’Italia, Quaranta, il presidente di Regione Liguria Marco Bucci è arrivato nel tardo pomeriggio in piazza Savio, a Cornigliano, per incontrare i lavoratori dell’ex Ilva in presidio permanente.
A prendere la parola per primo è stato Armando Palombo - Rsu Fiom, che ha introdotto così: “Intanto apprezziamo il presidente Bucci per essere qui a metterci la faccia. Anticipo già che ci sono notizie non positive e noi dobbiamo attrezzarci, come nel nostro stile, per continuare la battaglia: con disciplina ma determinati, perché è ora o mai più. Quindi, riconoscendo a Bucci di averci messo la faccia, ora ci spiegherà. Continuiamo la lotta".
Poi ha definito la linea dei prossimi giorni: “Manteniamo il presidio qui, manteniamo i blocchi. Domani mattina stesso piano di oggi: ci vediamo alle 5 davanti alla fabbrica e ragioniamo su cosa fare, ma continuiamo. Giovedì è in cantiere lo sciopero generale: credo che marceremo verso la Prefettura".
Il presidente Bucci ha quindi riferito quanto emerso dal confronto telefonico con il commissario: “Le cose che mi hanno confermato – dopo molte ore al telefono, e continueremo domani – sono che io farò il mio lavoro come amministratore: siamo sulla stessa barca. I soldi ci sono ma esiste un problema con la legge europea, che non consente aiuti di Stato alle aziende in commissariamento. È un problema da risolvere".
Bucci ha spiegato la complessità della situazione: “Da domattina continueremo a lavorare per trovare una soluzione, ma non sarà facile come pensavo perché la cifra è importante e sarebbe un’infrazione enorme rispetto alla legge europea. Mi hanno garantito che, quando l’altoforno di Taranto sarà in funzione, qui il materiale arriverà".
Poi la rassicurazione, almeno temporanea: “Qui fino a fine febbraio nessuno perderà il lavoro: sono garantiti 655 posti. Nessuno andrà in cassa integrazione fino a quando non riparte la zincatura. Stanno lavorando per far arrivare fondi per la manutenzione straordinaria e io chiederò che una parte venga destinata a Genova".
E ancora: “Queste sono le cose che farò. Continuerò a verificare se riusciamo a risolvere i problemi: i soldi ci sarebbero, ma c’è il vincolo della legge europea. Vi siete comportati bene, continuate così, perché la città ha bisogno di vivere normalmente. La vostra fabbrica deve andare avanti: il prodotto che fate a Cornigliano è un prodotto che vale".
Infine il dettaglio tecnico: “Garanzie non ne posso dare, tranne che appena parte il secondo forno arriveranno i coils per la zincatura; che le 655 persone sono garantite finché la zincatura non riparte; che 585 lavoreranno e 70 saranno in formazione. Spero arrivino anche i fondi per la manutenzione, così li useremo. I soldi ci sono, ma non sono utilizzabili per via dei vincoli europei. Nessuno andrà in cassa integrazione finché non riparte la zincatura".
“Ciò che ci propone il Governo a Genova si chiama 'vasellina' - afferma lo storico sindacalista della Fiom Franco Grondona -. 650 lavoratori non vanno in cassa integrazione perché c'è la continuità produttiva, giocheranno a scacchi o a scopa in fabbrica senza poter lavorare in attesa che forse a fine febbraio venga riaperto il secondo altoforno di Taranto, 'forse' perché è da una vita che dev'essere riaperto. Le regole europee sono balle, Meloni fa la grande europeista per pochi milioni, ma chi pensano di prendere in giro?".
“Se necessario ci andiamo a picchiare con le forze di polizia - conclude Grondona - noi non abbiamo paura, così finiamo sulle pagine dei giornali e poi sono affari del governo dire che picchiano gli operai che lottano per difendere la fabbrica e l'occupazione a Genova".
Al centro della lunga telefonata, oggi, c’era una possibile soluzione: far arrivare a Cornigliano 45mila tonnellate di materiale per la produzione della banda zincata, una quota delle 200mila annuali, sufficiente a garantire le lavorazioni fino a febbraio.
La mobilitazione continua: domani all’alba nuovo punto di coordinamento davanti alla fabbrica, e giovedì lo sciopero generale con possibile marcia verso la Prefettura.