Termina questo lunedì un servizio seriale de ‘La Voce di Genova’ dedicato alle Botteghe Storiche e ai Locali di Tradizione della nostra città. Abbiamo raccontato, di volta in volta, quelle che sono le perle del nostro tessuto commerciale, e che ci fanno davvero sentire orgogliosi di appartenere a questa città. Buon viaggio insieme a noi!
Ci sono posti che non cambiano, nonostante il mondo fuori sia in continua evoluzione: il Britannia Pub di vico Casana è uno di questi. Varcare la soglia significa mettere in pausa il presente: i quadri alle pareti, gli oggetti raccolti negli anni, le banconote appese e le luci soffuse costruiscono un’atmosfera che non è mai stata rincorsa dalle mode. È proprio questa immutabilità ad aver reso il Britannia un punto di riferimento capace di attraversare generazioni intere di clienti.
Il pub apre nel 1974, ma la sua identità attuale prende forma nel 1979, quando subentra Stefano Icardi, ancora oggi alla guida del locale. “All’epoca era gestito da un barman di bordo, ed era più un American Bar” ricorda. “Io ho aggiunto birre, quadri e oggetti per renderlo un vero pub inglese”. Da quel momento, l’obiettivo è stato costruire un angolo di Londra nel cuore di Genova e non tradirne mai lo spirito.
Una scelta che nel tempo è diventata la vera forza del Britannia. “Ho servito i nonni, i figli e ora i nipoti. Quando tornano e vedono tutto uguale si rilassano. Molti mi dicono: “Mi raccomando, non cambiate niente”. Un luogo familiare, riconoscibile, che sembra una mosca bianca in un un’epoca in cui tutto è soggetto a restyling continui.
La stessa filosofia guida anche l’offerta del pub. Il simbolo resta la Guinness, considerata da molti clienti paragonabile a quella bevuta in Irlanda. Il segreto sta in un impianto di spillatura storico e in una cura maniacale per la temperatura. “La birra buona non deve superare i 10-12 gradi” sottolinea Stefano. “In Italia molti la chiedono ghiacciata, ma il freddo copre i sapori di luppolo e malto e può persino fare male alla salute”. Accanto alla Guinness, trovano spazio birre come la London Pride e la Stella Artois, mentre il menu resta fedele alla tradizione britannica con piatti come fish and chips e cheesecake.
A testimoniare quanto lo spirito del Britannia sia da sempre intrecciato con la cultura e l’immaginario del Regno Unito c’è anche un aneddoto che Stefano ama ricordare e che risale al 1980, l’anno della visita a Genova della Regina Elisabetta II. In quell’occasione, il titolare decise di compiere un gesto che racconta meglio di qualsiasi slogan la sua passione per l’anima britannica del locale. Si presentò personalmente al Consolato britannico, che all’epoca aveva sede nel celebre grattacielo della SIP, con l’idea, audace e sincera, di invitare ufficialmente Sua Maestà al Britannia Pub.
“Andai lì per invitarla” racconta Stefano, sottolineando come, nonostante l’apparente eccentricità della proposta, nessuno al consolato accolse la richiesta con ironia o sufficienza. “Non risero affatto”, e la risposta arrivò con grande cortesia: “Mi dissero che purtroppo non sarebbe stato possibile, perché “avrà molto da fare Sua Maestà”. Un rifiuto formale, ma accompagnato da un gesto che Stefano non ha mai dimenticato. Per ringraziarlo del pensiero, infatti, dal consolato gli fu donato un quadro raffigurante la Regina da giovane, oggi parte integrante della ricca collezione di cimeli che decorano le pareti del pub. Quel ritratto non è soltanto un oggetto decorativo, ma il simbolo di un legame autentico con la cultura britannica che il Britannia ha costruito nel tempo. Un rapporto che va oltre l’estetica e si traduce in una fedeltà profonda allo spirito del pub inglese.
Anche gli spazi interni del locale riflettono la volontà di non scendere a compromessi. Tra questi c’è la sala fumatori, ormai una rarità, realizzata grazie a investimenti importanti in sistemi di aspirazione continua che garantiscono il ricambio d’aria senza interferire con il resto del locale. Un ulteriore esempio di come il Britannia abbia sempre preferito adattarsi senza snaturarsi.
La quotidianità del pub prende vita anche attraverso chi ci lavora. Gianluca, cameriere da un anno e mezzo, racconta un locale complesso e affascinante, fatto di salette, dislivelli e nicchie. “È un locale con un’architettura particolare, pieno di nicchie, la passione di Stefano per le auto da una parte, la musica dall’altra… racconta una storia di 50 anni attraverso gli oggetti”. Un ambiente impegnativo dal punto di vista fisico, ma capace di restituire molto, soprattutto durante appuntamenti come San Patrizio, quando il Britannia si riempie di addobbi, palloncini e clienti di ogni età.
La gestione resta una questione di famiglia: accanto a Stefano lavora il figlio Federico, pronto a raccogliere un’eredità costruita sulla passione e sulla dedizione. Nonostante gli anni e la riduzione dell’orario dopo il Covid, con l’apertura fissata dalle 17, Stefano continua a essere presente ogni sera, dal lunedì al sabato, affrontando il viaggio dal Piemonte lungo la A26 o il Passo del Turchino quando l’autostrada è chiusa. “Non mi sono ancora annoiato, continua a vincere la passione”. Il Britannia continua così a vivere, frequentato dai turisti stranieri che vi ritrovano un’atmosfera familiare e dai genovesi che lo considerano un rifugio. Un locale che non ha mai sentito il bisogno di reinventarsi, perché la sua forza è sempre stata quella di restare identico a se stesso.